Non tutto é come sembra.

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Dopo aver finito di cenare, posai i piatti nel lavandino e rimasi a fissarsi per qualche minuto sperando quasi si lavassero da soli. Sconsolata, feci spallucce e sbuffai mettendomi i guanti da cucina e cominciando a strofinare la spugna sulla pentola. Dopo aver finito tutti i piatti, mi diressi verso la mia stanza e mi posizionai davanti l'armadio per scegliere cosa indossare per la sera. Optai per un maglioncino con lo scollo nero a barca, un pantalone di cotone stretto in vita da una cintura che ricadeva morbido sulle gambe e un paio di stivaletti di pelle neri. Dirigendomi verso lo specchio misi semplicemente il mascara e per spezzare con i colori che avevo indossato scelsi un rossetto rosso.
Mi guardai allo specchio e sorrisi soddisfatta, poi presi il cappotto dall'armadio e uscì di casa. Il freddo di Roma mi colpì dritto in faccia e rabbrividì stringendomi le spalle nel mio maxi cappotto. Mi incamminai verso il pub e dopo essere arrivata nella zona sentì in lontananza la musica che proveniva dal Drunks.
Subito il pensiero di rivedere Damiano e parlarci mi pervase la mente e accelerai il passo verso il locale. La gente era talmente tanta che c'erano persone persino fuori dal locale che se ne stavano appoggiate al muro a bere e scherzare. Mi feci spazio tra la folla e arrivai davanti il bancone, ma non vidi Damiano. Lo cercai per il locale ma non c'era neanche lì. Cambiai subito espressione e capì che quella sera non sarebbe andata come speravo. Dall'altro lato del bancone spuntò la biondina che avevo visto l'altra sera, indossava un crop top leopardato, un cappello di pelle nero e trucco molto appariscente.
"Cosa ti porto?" mi chiese rivolgendomi un sorriso.
Alzai un sopracciglio capendo che lavorava come barista li, e subito dopo la mia espressione tornò ad essere normale e in tono pacato le risposi "un mojito, grazie."
Lei ricambiò il sorriso e cominciò a prepararmi il drink.
Mi girai dal lato opposto al bancone e guardai verso la folla quando una mano mi toccò la spalla.
Voltandomi con espressione dura mi rilassai subito non appena vidi la figura davanti me.
"Giorgio!" esclamai "che ci fai qui?"
"Forse dovrei chiederti che ci fai tu qui tutta sola! Aspetti qualcuno? " mi chiede mentre mi lasciò un bacio sulla guancia.
"Ehm.." esitai un attimo prima di rispondere ripensando a Damiano "n—no" conclusi in fine.
La biondina mi richiamò e prendendo il mio drink seguì Giorgio e i suoi amici verso un tavolo che si era liberato.
"Zora" mi richiamò Giorgio "loro sono i miei amici, Gemma, Ethan e Thomas." mi disse indicandoli.
"Ciao ragazzi." gli dissi sorridendo a ciascuno di loro.
"Zora.." intervenne Thomas squadrandomi "di dove sei?"
"Russa" risposi eliminando subito la sua curiosità.
"Oh" esclamò lui "e che ci fai qui?"
"Viaggio di..." esitai non avendo una risposta pronta "viaggio, mi piace molto fare nuovi viaggi e scoprire il mondo" dissi sperando di non essere ricoperta di domande.
"Figo!" esclamarono all'unisono tutti e tre.
"E voi cosa fate?" chiesi io cercando di non risultare come l'asociale della situazione.
"Io e Thomas facciamo parte della stessa band" mi disse il tipo seduto accanto il biondo, aveva i tratti stranieri e lunghi capelli scuri "ne fa parte anche lei" mi disse indicando verso il bancone.
Mi girai e guardai nella direzione indicata soffermando la mia attenzione sulla biondina.
"Ma chi.." chiesi aggrottando le sopracciglia e rivolgendomi al ragazzo "la biondina?"
"Si" mi rispose lui "si chiama Victoria."
Dalla bocca mi uscì solo un "Oh" rimanendo parecchio sorpresa da ciò che avevo appena sentito. Non immaginavo che la biondina, Victoria, facesse parte da una band, la immaginavo solo dietro quel bancone a servire drink.
"Siete un trio quindi?" Domandai incuriosita ancora di più.
"No no, siamo in quattro" mi risposte Thomas.
"E chi è il quarto?" dissi quasi sussurrando con voce incuriosita e decisa.
Notai che Thomas stava per rispondermi quando la sua bocca si spalancò e indicò dietro di me.
"Damiano!" esclamò lui rimanendo con il dito puntato.
"Damiano?" risposi io con voce confusa e interrogativa.
Mi voltai seguendo la direzione del suo dito e mi ritrovai davanti una figura che già conoscevo.
Damiano era lì, in piedi davanti me.
Indossava un cappello nero, orecchini massicci a cerchio, maglioncino bordeaux a collo alto, jeans neri aderenti e per completare il tutto una lunga pelliccia leopardata. Lo vidi togliersi il cappello e passarsi la mano tra i capelli mentre tutte le ragazze del locale erano rimaste lì a guardarlo.
Il suo modo di vestire, il modo di camminare e la sua presenza si vedeva che erano la cornice del suo personaggio. Damiano non era solo il ragazzo misterioso che avevo incontrato qualche sera prima in vesti di barista, Damiano, la sua vera natura, era questa, era il piacersi e il piacere e si vedeva da lontano che la cosa gli riusciva anche a me e lo soddisfaceva.
Damiano salutò tutti, poi si soffermò su di me e il suo sguardo mi trafisse.
"Dam" disse Ethan per rompere il silenzioso "lei è Zora."
Mi aspettavo che Damiano mi salutasse con un bacio, che dicesse che già ci eravamo conosciuti invece mi tese semplicemente la mano rivolgendomi un freddo "ciao" e io feci come lui, senza dire una parola ma gli strinsi la mano.
Fece il giro del tavolo e gli altri gli diedero a parlare ma lui non faceva altro che starsene li seduto, con la sigaretta tra le mani a fissarmi.
Deglutì sentendo l'imbarazzo crescere dentro di me e i palmi delle cominciare a sudare.
"Scusatemi ragazzi" dissi alzandomi dalla sedia "vado in bagno!" esclamai sorpassandoli.
"Va tutto bene?" urlò Giorgio per farsi sentire.
Mimai un "ok" con la mano e una volta arrivata in bagno chiusi la porta e mi sedetti a terra, con la testa tra le mani e le ginocchia vicino al petto. Cominciai a battere un piede a terra nervosamente, come fanno i bambini quando non gli va bene qualcosa e devono ribellarsi. E a me, quella sera, non andava bene il comportamento di Damiano, non andava bene il fatto che la sera prima si era mostrato disponibile e questa sera per lui ero come invisibile. Odiavo il suo essere così misterioso, odiavo il suo essere così sicuro di sé, sicuro di essere il migliore ma soprattutto odiavo il fatto che questa sera mi aveva dimostrato di non significare neanche un granello di sabbia per lui.

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