Un mojito, per favore!

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"Come?" risposi scuotendo la testa sporgendomi verso il banco.
"Ho detto" ripeté il ragazzo alzando il tono della voce "cosa vuoi da bere?" continuò scandendo bene le parole.
"Oh si, che sbadata" risposi portandomi una mano sulla fronte "un mojito, per favore."
Lui annuì cominciando a prendere tutti gli ingredienti inserendoli nel mix. Lo agitò e versò il contenuto in un bicchiere, poi guarnì con qualche fogliolina di menta e mi avvicinò il drink.
"Ecco a te" mi disse sorridendo.
Ricambiai il sorriso e feci un cenno con il capo in segno di gratitudine. Mi spostai dal bancone e girovagai per il locale. Era molto piccolo e conteneva decisamente troppa gente. In fondo c'era una grande cassa e tutti ballavano sotto di essa come se fossero ipnotizzati. La musica era forte, non si riusciva neanche a scambiare quattro chiacchiere in quel posto. Domandai a me stessa il perché fossi ancora seduta in una sedia di quel piccolo, sporco, e trasandato locale. Poi voltai la testa e incontrai lo sguardo del ragazzo al bancone e la risposta alla mia domanda mi arrivò immediatamente.
Me ne stavo li seduta, sola, a sorseggiare il mio mojito e guardare quel ragazzo che aveva un'aria decisamente misteriosa ma non so perché c'era qualcosa in lui che mi intrigava. Forse il suo modo di muoversi, o il modo in cui si sistemava i capelli in una coda scombinata e li scioglieva poco dopo muovendoli con le mani per cercare di dargli un senso. Volevo parlargli, volevo sapere che tipo si nascondeva dietro quell'immagine ma per il momento preferivo rimanere lì seduta a guardarlo, come un'artista guarda un'opera e la contempla.
Passò qualche minuto e lo vidi farsi strada tra la folla per poi arrivare davanti la porta e uscire, poi non lo vidi più.
Qualche istante dopo lo ritrovai appoggiato con la schiena al muro, teneva una gamba sollevata contro il muro, l'altra distesa, rigida. Notai che stava fumando una sigaretta e se ne stava a guardare il telefono. Persino quando aspirava e poi gettava via il fumo trasmetteva mistero. Aveva il suo perché quel ragazzo.
Decisi di avvicinarmi per scambiare qualche parola con lui, lasciai il mio drink su un tavolo ma quasi quando stavo per uscire una ragazza gli si avvicinò catturando la sua attenzione. Più bassa di lui, biondina, magra, molto magra, vestita in modo bizzarro direi. Potevo solo intravedere le calze e una lunga pelliccia, poi non vedevo più niente se non una serie di teste che mi oscuravano la visuale.
Dopo circa venti minuti il ragazzo rientrò e aveva un'altra faccia, aveva uno sguardo spento, cupo e teneva la mascella serrata. Capì che le cose che si erano detti lui e la bionda non erano di certo belle perché lui era diventato totalmente un'altra persona. La biondina scomparve, non la vidi più. Ero rimasta vicino al bancone e lui era tornato al suo posto e evidentemente notò che lo stavo guardando perché senza neanche accorgermene mi richiamò facendomi sobbalzare.
"Che c'è da guardare? Eh?" Sbottò mentre passava lo strofinaccio sul bancone in modo violento.
Alzai le mani in segno di difesa e scossi la testa, così decisi che me ne sarei tornata al tavolo a finire il mio drink in santa pace visto che il locale si stava quasi svuotando. Si avvicinò un ragazzo al mio tavolo e mi squadrò da capo a piedi.
"Si?" gli chiesi aggrottando le sopracciglia.
"Posso sedermi?" disse, con un accento sicuramente del nord.
Feci cenno di sì col capo, poi mi spostai e lasciai che il ragazzo si sedesse nel tavolo con ne.
Mi parlò di lui, si chiamava Giorgio era nato e cresciuto vicino Milano e si trovava a Roma per il weekend per andare a trovare il suo ragazzo. Io e Giorgio ci trovammo sin da subito, gli raccontai di me, del mio lungo e interminabile viaggio.
"E cosa ci fa una ragazza così carina come te in uno squallido pub di Roma?" mi domandò quasi incuriosito nel vedere una ragazza sola lì.
"Non lo so neanche io, forse il mio senso di avventura é talmente forte che mi fa ritrovare in un locale come...come questo, se si può definire locale questo posto qua." ammisi facendo spallucce.
Lui rise e provocò una risata anche a me. Restammo a parlare per un'altra ora fino a quando mi disse che doveva tornare a casa e ne approfittai anche io visto che l'orologio segnava le 2:30 di notte.
Uscimmo dal locale insieme e con la coda dell'occhio notai il ragazzo del bancone guardarmi ma non ci diedi troppo peso e neanche mi girai per ricambiare lo sguardo. Camminammo per circa dieci minuti fino a che Giorgio si fermò.
"Io vado di qua" disse indicando la strada opposta alla nostra direzione.
"D'accordo, ci vediamo in giro, Giò!" esclamai salutandolo con un bacio sulla guancia e dopo avergli rivolto un sorriso mi girai e tornai per la mia strada. Mi strinsi nella mia sciarpa gigante per il freddo e camminai il più velocemente possibile vista la strada semi buia.
Poco dopo sentì un ticchettio di passi prima lontani, poi sempre più vicini. Il mio cuore cominciò a battere velocemente per la paura e velocizzai il passo pregando che chiunque fosse non mi raggiungesse.
"Aspetta!" urlò una voce che avevo già sentito ma non riuscivo a collegarla a nessuno di familiare in quel momento.
Mi fermai istintivamente e mi voltai rimanendo incredula quando mi trovai a pochi centimetri una figura che ero rimasta a guardare per tutta la sera.
Lui era lì.

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Ciao!! Ecco a voi il secondo capitolo di questa nuova storia. Spero vi piaccia e mi farebbe piacere ricevere qualche vostro commento! Un bacio, ci vediamo al prossimo capitolo❤️

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