Occhi contro occhi.

306 10 0
                                    

Ciao a tutti! Intanto spero che la storia vi piaccia e grazie a tutte le persone che la leggono! Sono tornata e questa volta ho deciso di scrivere il capitolo dal punto di vista di Damiano, che ve ne pare come idea? Come al solito ogni commento è gradito, aspetto voi. Baci!

—————————————————

Avevo appuntamento con i ragazzi al locale dove lavoravo, avevamo deciso di andare a bere qualcosa il giorno prima di esibirci in un noto locale di Roma. Amavo esibirmi, sentivo ogni volta l'adrenalina scorrermi nelle vene quando il pubblico esultava, ogni volta mi sembrava la prima. Eravamo passati dal suonare per strada a suonare nei locali, ma puntavamo più in alto. Thomas mi scrisse un messaggio non appena arrivarono tutti al locale, ma io come al mio solito ero ancora in balcone a fumare una sigaretta e dovevo vestirmi. Spensi la sigaretta nel posacenere e rientrai in casa. Condividevo la casa con Victoria e con altri due ragazzi, così l'affitto costava di meno. Io e Victoria ci conoscevamo da anni, andavamo nella stessa scuola fino a quando io non ho deciso di abbandonare gli studi, trovarmi una casa mia e dedicarmi solo alla musica. Ancora, dopo un anno, mia mamma continua a ripetermi di finire gli studi, che l'istruzione è importante e che il mio futuro non sarà la musica, quella lei la considera un "passatempo". Mi sento in colpa a vederla così, ma la mia testa mi dice di fare altro. Sono sempre stato così, un po' menefreghista il più delle volte, ma se voglio e decido di fare davvero qualcosa, do tutto me stesso. E io ho deciso di vivere di musica. Per un attimo rimasi fermo a riflettere su quanti passi in avanti avevo fatto nella mia vita. Guardai l'appartamento. Certo, non era una suite di lusso, c'erano lavori da fare, la carta da parati in alcuni punti era strappata, la confusione tra i miei vestiti e quelli degli altri ragazzi era notevole. A volte mi sembrava anche di star stretto tra quelle quattro mura, ma non era un bel quartiere e se volevo la mia indipendenza, quello era l'unico posto che potevo permettermi per il momento. Magari un giorno sarei riuscito a comprare una casa tutta mia a Trastevere. Scossi la testa tornando alla realtà e mi avviai verso la mia stanza. Presi al volo il mio maglioncino bordeaux a collo alto, i soliti jeans neri e le mie amate vans, ormai distrutte dagli anni. Indossai gli anelli che mi aveva regalato Victoria e mi guardai allo specchio. Avevo ancora la matita nera sotto gli occhi, leggermente sbavata così decisi di marcarla un altro po'. Dopo essermi sistemato indossai la pelliccia e mi specchiai. Il mio ego era talmente smisurato in certi casi che solamente guardando la mia immagine riflessa allo specchio mi veniva da baciarmi, se solo avessi potuto. Scesi dall'appartamento e in pochi minuti arrivai, visto che avevo trovato un posto dove stare vicino al luogo dove lavoravo. Mi tornò in mente la ragazza che avevo conosciuto l'altra sera. Come si chiamava? Ah si, Zora. Una bella ragazza, una come tante. Mi piaceva stuzzicare le ragazze per poi lasciarle con mille dubbi su di me, su di noi. Mi resi conto che non erano pensieri carini, ma dopo la delusione della mia ultima relazione, avevo capito che stavo meglio da solo. Certo, qualche scappatina ci stava, ma si fermava li la cosa. Sapevo anche che potevo provare e dare amore, ma c'era qualcosa che mi bloccava, forse la paura? Eppure io, Damiano David, non avevo paura. Ero sempre così dannatamente sfacciato e non mi facevo mettere i piedi in testa da niente e da nessuno, ero sempre andato avanti per la mia strada. Arrivai al Drunks e vidi in lontananza i ragazzi seduti al tavolo. Victoria era al bancone, le lasciai un bacio al volo ma arricciai il naso, qualcosa non quadrava. C'era un persona in più seduta con i ragazzi. Mi avvicinai lentamente e non appena Thomas mi vide urlò il mio nome. La ragazza seduta con loro si girò e io strizzai gli occhi sperando non fosse vero. Al tavolo con loro c'era la ragazza dell'altra sera, che se ne stava seduta li a fissarmi, anche lei incredula. Non mi sarei scomposto davanti gli altri, così le rivolsi un semplice e freddo ciao e le porsi la mano. Lei allungò il braccio e strinse la mia mano, ma non parlò. Feci il giro del tavolo e mi sedetti difronte lei, in modo da poterla guardare senza ostacoli. Sentii qualcosa dentro il petto quando i suoi occhioni mi guardavano pieni di delusione, e per combattere quella sensazione opprimente accesi una sigaretta e mentre i ragazzi cominciarono a discutere del giorno dopo, io me ne stavo con lo sguardo fisso su di lei. La osservai attentamente. Aveva i capelli lunghi, mossi, scuri. Due grandi occhi scuri, profondi che mi scrutavano in modo imbarazzato. Potevo notare qualche piccola lentiggine sul suo naso, che era all'insù. Non so perchè ma mi piaceva rimanere in silenzio a guardarla. Lei mi rivolse un ultimo sguardo, era un misto tra delusione e rabbia e si alzò. 

dirty soul. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora