Prologo

454 9 1
                                    

ERMES
Il mio obbiettivo era quello di essere qualcuno di importante, qualcuno in grado di salvare il mondo un giorno.
Tra i miei grandi sogni, invece, c'era quello di viaggiare per il mondo, conoscere nuove terre e posti incantanti.
Avrei voluto sposare una ragazza, bellissima come le nuvole in un cielo sereno, graziosa e delicata come il fiore più raro e prezioso che l'uomo abbia mai conosciuto, mi sarebbe piaciuto avere dei figli con lei, un giorno, e una bellissima famiglia.
Il suo nome era Jane e amavo fin da piccolo guardarla giocare e ridere.
Ogni qualvolta mio padre andava a visitare il suo, volevo sempre venire con lui, per poter vedere con i miei occhioni smeraldo la sua semplicità, la quale racchiudeva tutta la sua bellezza. Era brava e dolce con gli animali, premurosa nei confronti della sua famiglia, ma stava sempre sulle sue.
Ora, più grande e matura, era diventata più splendida, i suoi capelli biondi erano sempre legati in strane acconciature, ma io la preferivo naturale, poiché era più attraente e più affascinante.

Imparando il lavoro di mio padre avevo l'opportunità di incontrarla più spesso, non riuscendo mai a togliermela dalla testa.                                                                                                                                        Da generazioni in generazioni la mia famiglia fu composta solamente da abilissimi medici, nei numerosi viaggi ebbero l'opportunità di imparare svariate tecniche curative e non solo, in una spedizione in grecia mio padre Ramsay conobbe mia madre Alypios, fu catturato dai "suoi occhi smeraldo, splendenti come i gioielli che solo gli dei hanno". Scappata nelle isole Cassiteridi "isole dello stagno", chiamata così, la Britannia, dai Greci per l'importazione dello stagno, nacquero mio fratello Themis e io, Ermes.

Un giorno però qualcosa cambiò, non solo la mia vita ma anche i miei sogni, i miei desideri e le mie ambizioni, questo non per mia scelta.
Non avrei mai e poi mai immaginato che il mio futuro un giorno sarebbe cambiato, che una guerra avrebbe mutato il mio destino e infine non avrei mai potuto immaginare di potermi innamorare di un'altra donna.

SUD DELLA BRITANNIA

Una grossa corda umida e putrida stringeva in un modo al quanto fastidioso i miei polsi.
Sia davanti, sia dietro di me c'erano uomini e donne che camminavano seguendo sempre lo stesso ritmo incessante, formando una lunga fila di persone.
Volevo aiutare quei poveri bambini, sporchi e indifesi che camminavano affianco alle proprie mamme.
La mia armatura pesava, ma almeno i miei stivali avvantaggiavano di gran lunga questa camminata, invece alcune donne erano scalze, così come i loro figli, unti di fango, doloranti e affamati.
Dovevo aiutare queste povere persone innocenti, non potevo permettere tutto questo, ma io ora sono proprio come loro, indifeso e senza nessun potere.                                                                                                                     

Uomini avidi di potere sbarcarono con grosse navi sulle nostre terre, bruciarono e saccheggiarono alcuni villaggi, avevano messo in pericolo il regno e io ero solo un medico guerriero, mandato quasi alla fine di questo conflitto, quando ormai tutto era perduto e le terre erano solo cumuli di cenere, coperte dalle spoglia dei miei fratelli, soldati che avevano combattuto con onore.
Dopo quasi tre giorni di camminata senza mangiare e bere, finalmente arrivammo a destinazione.
Stava calando la sera e dei fuochi arancioni illuminavano delle grosse capanne marroni, le quali occupavano la nostra terra, era più verde e più colorata rispetto a quella dove sono stato catturato.
Ci trovavamo vicino al mare, dove delle grosse e bellissime imbarcazioni costeggiavano il nostro regno.
Erano appuntite, molto strette e ondulate, le vele, invece, erano di un rosso intenso, quasi come il fuoco.

«Domani imbarcheremo per Roma.
I medici, gli avvocati, i maestri e tutti gli uomini d'affari vengano con me, tutti gli altri, invece, andranno nelle navi con gli altri schiavi, adesso.» disse un soldato, lo stesso che prese me e il mio amico dal campo di battaglia.

Un soldato, diverso dagli altri, si avvicinò e osservandoci con attenzione disse, toccandoci ed esaminandoci:

«Chiamatemi Gaio signori, verrete portati tutti quanti a Roma dall'imperatore Claudio. Voi, diversi, verrete venduti alle persone nobili, ringraziate perché la vostra vita sarà migliore degli altri schiavi»

The Slave Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora