Una zanzara era riuscita a pungerla, facendola prima stordire e poi svenire.
Avevo strappato un pezzo di stoffa dalla mia maglia per stringerle il braccio, appena sopra la ferita, il veleno non doveva assolutamente circolare all'interno de suo corpo.Con una fune avevo legato il suo cavallo al mio e con agilità ero riuscito a prenderla in braccio, nel mentre che stavo in sella sopra al mio per farle fare qualche passo.
Era buio e avevo fame, ma dovevo portarla al sicuro e curarla, il prima possibile.
Mi fermai subito in una zona vicino ad un laghetto, piantai velocemente una tenda e posizionai Rosa proprio la dentro.«Devo spogliarti per forza maledizione, ti cacci sempre nei guai» le dissi accarezzandole il viso.
Una volta tolta la sua armatura e tutto ciò che poteva coprire o ostacolare il suo petto e le sue braccia, strappai un altro pezzo di stoffa, per stringerle ancora più forte il braccio.
Poggiai le mie labbra delicatamente sulla ferita, succhiai tutto il veleno dal suo braccio, poi lo sputai e mi sciacquai la bocca almeno dieci volte.
Faceva freddo, le avevo coperto per primo il suo petto, il quale mi distraeva troppo, successivamente le avevo messo la mia mantella e la mia coperta più pesante sopra.
Il giorno dopo avremo cercato qualche erba medica da metterle nella ferita e saremo andati da mio fratello.Prima di addormentarmi volevo guardarla: dormiva tranquillamente, invidiavo tanto il modo in cui riposava serena e tranquilla, cosa che a me non succedeva da quando sono stato portato qua.
Le sue lentiggini erano davvero simpatiche, percorrevano il suo delicato e piccolo naso per arrivare alle sue soffici guance, sempre arrossate, invece le sue labbra erano rosse e gonfie, soprattutto il labbro inferiore che sembrava più grande.
Le avevo sciolto la treccia, così avrebbe dormito sicuramente meglio e dopo qualche minuto mi ero addormentato anche io.«Ermes, mi stai schiacciando!» Disse una voce femminile.
Qualcuno schiaffeggiava la mia faccia e le mie braccia, ma ero troppo stanco per aprire gli occhi.
«Ermes, ti vuoi svegliare? Mi stai facendo male!!» gridò ancora.
Aprii gli occhi, irritato.
I suoi occhi tendenti al giallo mi fissavano, sembravano più grandi del solito, le sue guance erano rossissime, proprio come un pomodoro.«Ermes mi stai ammazzando, vuoi spostarti?» Disse arrabbiata.
Aveva ragione, il mio braccio destro le stava circondando le spalle e la mia gamba era piegata sopra le sue. Spero di non aver dormito tutta la notte così.
Stavo perdendo la mia massa muscolare da quando non mi allenavo più, ma ero ancora pensante e muscoloso.«Scusami, mi dispiace davvero, io non l'ho fatto apposta» le dissi mentre mi mettevo nella mia parte, timidamente.
Ero rosso, mortificato e imbarazzato. Non mi era mai successa una cosa simile, che vergogna! È una cosa poco da uomini.
«Emh Rosa dobbiamo cercare delle erbe mediche per te» le dissi, mentre indossavo la mia armatura.
Dopo aver mangiato della frutta, che aveva messo Rosa nelle borse, abbiamo vagato per qualche ora in cerca di erbe mediche.
Le avevamo trovate in corrispondenza di una piccola Terma naturale, era scura e profonda, ma lei riusciva sempre a riconoscerle a differenza mia.«Facciamo una cosa Rosa, ora ti spogli ed entri in acqua, io nel mentre ti metto delle erbe e poi mi allontano. Devi solo fare ciò che ti dico, poi possiamo andare» le dissi voltandomi.
Ero pur sempre un uomo e le donne mi fanno sempre uno strano effetto, soprattutto lei e ne ho avuto prova proprio ieri.Avevo appoggiato la mia armatura e i miei vestiti nel prato, dovevo entrare in questa Terma caldissima e poi riuscire.
«Sii ragionevole Ermes, non fare lo stronzo, è una ragazzina non una donna.» ripetevo nella mia mente.Una volta entrato le avevo chiesto di alzare solamente il braccio, cosicché io potessi medicarla tranquillamente.
«Sai Ermes, non ti ho ancora ringraziato per quello che hai fatto, mi hai salvato.» Disse guardandomi negli occhi, nel mentre io continuavo a pesarle le foglie di un fiore. Con l'acqua si stavano sciogliendo, in corrispondenza della sua ferita, così essa si sarebbe rimarginata il prima possibile. «Il mio nome è Adele. È stata mia madre a darmelo, a lei piaceva leggere e conosceva tutti i miti e le leggende del mondo, per questo mi ha chiamata così.» Continuò a dire imbarazzata. Con le dita formava tanti cerchietti sull'acqua.
«Hai un bellissimo nome Adele. Come mai hai deciso di fare questa fuga?» le chiesi dolcemente.
Le avevo chiuso la ferita con un pezzo di stoffa, il medesimo che avevo utilizzato per bloccarle la circolazione.
Ora la guardavo: i suoi occhi verdi tendenti al giallo, le sue lentiggini e le sue guance arrossate.«Ermes sei un giovane ragazzo, sopratutto bravo in battaglia.
I tuoi muscoli mi hanno fatto capire quanto tu ti sia addestrato nella tua patria, avevo bisogno di uno come te per fuggire.
Mio padre è un uomo d'affari, ma purtroppo uno è andato male ed è costretto a darmi in sposa ad uno ancora più importante e potente di lui» le sue lacrime percorrevano velocemente le sue guance arrossate, sembravano fare una gara, a chi arrivasse prima alla fine del suo viso.«Senti Adele, io ti posso aiutare ma devo capire meglio questa situazione. Tuo padre cosa ti ha detto di fare? Qual'è la sua intenzione?» le asciugavo, con le mie mani grosse e ruvide, le sue piccole e monelle lacrime. Mi dispiaceva quello che mi aveva appena raccontato, perché so cosa significa, era una cosa che da noi non accadeva spesso, poiché noi uomini, solitamente, sposiamo solo le donne che amiamo.
Mi abbracciò, come una piccola bambina in cerca di affetto.
Il mio corpo, ormai diventato sensibilissimo a questo contato, sentiva ogni parte del suo.
Cercavo di concentrami, accarezzandole dolcemente la testa, nel modo più buffo e simpatico possibile..«Prendeteli. Subito!»
Diversi uomini circondavano il nostro laghetto caldo e io non me ne ero nemmeno accorto del loro arrivo, ecco cosa può fare una donna.
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The Slave
Romance43 d.C. Esiste amore tra un uomo schiavo e una donna libera e aristocratica? Sarà una guerra a cambiare la vita di Ermes? Un giovane aristocratico dagli occhi color smeraldo diventato schiavo.