Capitolo 1

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Il viaggio dalla Gran Britannia alla strana e sconosciuta terra chiamata Roma è stato lungo e faticoso.
Noi uomini, la cui professione era utile solamente ai grandi e ricchi Romani, siamo stati nutriti e collocati in stanze accoglienti.
Le navi erano grandi e cariche di soldati, di provviste e di vino.
Tutti gli altri del popolo stavano nelle navi più strette e più piccole rispetto alle nostre, diverse per la loro semplicità e per il colore delle vele, le quali erano bianche, mentre le nostre erano rosse.
Mi chiedevo in quali condizioni stavano quei bambini affamati e indifesi, dovevano essere loro al posto nostro, rimpinzati fino a scoppiare.
Ero arrabbiato e deluso perché erano così giovani e avevano ancora così tanto da imparare, magari uno di loro sarebbe diventato un medico e avrebbe avuto le mie stesse ispirazioni.
Sono cresciuto in una famiglia ricca, agiata, ma il mio grande padre ha sempre lottato contro la violenza, contro il dolore e le sofferenze, ha sempre voluto il meglio per tutti ed è questo che lo ha reso uno degli uomini migliori del nostro regno.

Arrivato a Roma fui portato dai soldati nella casa di un uomo.
Nella dimora di colui che aveva speso tutto ciò che aveva in quel momento per avermi.
Fu una vendita alquanto veloce, il mio padrone volle un medico, il migliore e io e il mio caro amico, più piccolo, fummo gli unici, così venimmo venduti a due benestanti, ma io fui il più costoso perché più grande e più esperto.
Il mio padrone era un uomo di mezza età, basso e robusto.
I suoi baffi erano simpatici ma dava l'aria di essere un uomo freddo e burbero.
Mi aveva scelto perché la sua più grande paura erano le malattie, voleva vivere il più lungo possibile e la sua costante preoccupazione era per la sua salute.

La casa era bellissima, ancora più grande di quella in cui vivevo io.
I muri erano intarsiati di motivi floreali e non solo, affreschi colorati raffiguravano le diverse divinità in circostanze particolari, ma non riuscivo a percepire il loro significato.
Ogni mobile era placcato in oro e anche gli oggetti di decoro lo erano, come i porta candele che ornavano la casa.
La mia stanza era modesta e accogliente, priva di decorazioni creative e di oggetti preziosi, ma non potevo di certo lamentarmi.

Passeggiavo al fine di assimilare ogni informazione sulla mia nuova casa.

«Padre chi è lui?» disse una ragazza. Sembrava confusa, non si aspettava forse il mio arrivo nella sua dimora?

«Figlia mia è uno dei migliori uomini della Britannia.
Questa guerra ha portato un grande numero di schiavi, ma lui costava davvero tanto rispetto agli altri, sono sicuro che non me ne pentirò di questo acquisto.» Disse il mio nuovo padrone, sembrava soddisfatto.

Un piccolo cane si scagliò velocemente contro di me, mi abbaiò come se fossi la minaccia più brutta con cui avesse a che fare.

«Honos basta!» Disse la ragazza prendendo in braccio il suo cane.

«Bel cane, simpatico, ma ha un nome davvero strano» Dissi sfregandomi i capelli.

«Si, il suo nome è Honos come il Dio dell'onore.» Disse lisciandosi il vestito azzurro.

I suoi capelli erano marroni, ma di un marrone chiaro, proprio come la legna delle travi che costituiscono le navi.
I suoi occhi erano verdi, tendenti al giallo, come il colore di un prato dalle foglie ingiallite e sciupate.

«Rosa mia è tardi per stare ancora sveglia, vai in camera tua» Disse il padrone in un ghigno.

«Posso essere messo al corrente di cosa posso e cosa non posso fare? I miei limiti, doveri e quant'altro» Dissi perdendo la pazienza, ero già stufo di questa situazione.

Non mi sentivo a casa e per di più ero anche uno schiavo, cosa si vuole di più dalla vita?
Perché dalla vita privilegiata in cui vivevo, servito e riverito, ora avrei dovuto io servire.
Non avevo ancora realizzato questa situazione e quando me ne sarò reso conto, sarà troppo tardi.

«Ne parleremo domani. Ora vai a riposarti» Disse il padrone, disegnando, con l'indice, il contorno circolare del suo calice. Mi stava studiando.

***
Fissavo il soffitto.
Mille pensieri mi bombardavano in testa.
Che razza di uomo ero?
Durante la guerra mi ero arreso senza pensarci due volte, non volevo essere ucciso da tutti quei soldati, avrei potuto combattere, dopotutto ero anche un io un soldato.
Ero indeciso: sottomettermi al mio padrone in qualità di servo oppure ribellarmi? La soluzione era difficile, dovevo scegliere la via che mi avrebbe portato alla salvezza, al ritorno nella mia patria, dalla mia famiglia e da tutti coloro che amo.

Un rumore proveniva dalla mia porta, qualcuno bussava dolcemente.
Aprii.
Era lei, indossava una tunica rosa senza forme e portava con se un libro, molto vecchio.

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