Un rumore proveniva dalla mia porta, qualcuno bussava dolcemente.
Aprii.
Era lei, indossava una tunica rosa senza forme e portava con se un libro, molto vecchio.
«Disturbo?» disse a bassa voce
«No, entra pure» dissi mettendomi a sedere sopra il letto.
Stavo disteso a pensare, perso nei miei pensieri confusi e indefiniti.«Scusa, non potrei essere qui, ma volevo tanto chiederti delle cose» disse imbarazzata.
La mano destra sfregava nervosamente il braccio sinistro, lo stesso con cui teneva sulla mano un libro, molto vecchio.«Certo, chiedi pure, non preoccuparti» dissi guardandola dalla testa ai piedi, mettendo a fuoco volevo studiare ogni centimetro di lei, i suoi lineamenti e le sue espressioni facciali.
«Leggendo il libro di mio padre, sono riuscita a scoprire tante cose. Questo libro descrive posti incantati, miti, leggende e tradizioni. Vorrei poter viaggiare un giorno, scoprire posti diversi da Roma, le persone sono come noi? Tu chi eri prima di diventare uno schiavo?» disse tornando indietro, con il viso e tutto il suo corpo rivolti verso di me, era diretta nel mobile che stava esattamente dietro di lei.
Credevo volesse appoggiare il suo esile corpo, forse per stanchezza.«Vieni, siediti vicino a me.» ordinai, spostandomi verso la testiera del letto.
Così fece.
Con un gesto privo di grazia si accomodò, incrociando le gambe fra loro e posizionandoci il libro nello spazio fra esse.«Io vengo dalla Gran Britannia, il mio nome è Ermes. Ero un medico, anzi stavo studiando per diventare un medico ai livelli di mio padre. Mi trovavo al sud della Gran Britannia, inizialmente fui arruolato nell'esercito per salvare la mia patria, imparai varie tecniche di combattimento e di difesa, ma poi i miei anni di esperienza e di studio nel campo della medicina hanno fatto si che io diventassi un medico dell'esercito.» dissi.
Mi fermai.
Troppi ricordi mi tornarono in mente: un bambino dagli occhi color smeraldo che rincorreva suo fratello maggiore, lo stesso che rimaneva incantato a guardare suo padre mentre curava un paziente. Suo padre non poteva far assistere un bambino quando curava i malati, ma da bravo e amorevole padre lo portava di nascosto.
Quanto mi mancava, vorrei solo sapere il suo stato d'animo e poterlo rassicurare, non sarò mai la sua ragione d'orgoglio purtroppo.«Scusami, non avevo intenzione di farti stare male, so bene quanto possa essere difficile» disse lei, con le braccia tese orizzontalmente.
Si stava difendendo, ma non aveva ancora capito che lei non aveva colpa di tutto ciò.«Non devi preoccuparti, non è colpa tua» le dissi sorridendole «Primo o poi tornerò a casa. Io sono stato abituato ad essere servito e non a servire, questa sarà una bella esperienza, magari migliorerò chissà! Anche io adoro viaggiare, è sempre stato uno dei miei sogni oltre a quello di aiutare i malati. Comunque la Gran Britannia è davvero diversa da Roma, per certi aspetti siete molto più avanti voi, ma te ne parlerò in futuro» le dissi, facendole l'occhiolino.
L'indomani una volta alzato andai in cucina, ero un servo ma pur sempre affamato!
«Bella questa! Un servo che si fa servire!» disse il mio padrone.
Non mi ero nemmeno reso conto della sua presenza.
«Esatto, le ricordo che sono un medico, uno dei migliori della Gran Britannia. La mia patria ha perso molto, quindi per svolgere il mio compito gradirei i miei pasti: colazione pranzo e cena. Devo stare in salute pure io.» dissi con freddezza, ho avuto a che fare con tantissimi uomini così, devi essere superiore e freddo, imporre le tue condizioni ed esigere il rispetto. Sa bene quanto valgo, questo giocherà a mio favore.
«Tutti i pasti che vorrai, ma ti ricordo che io sono il tuo padrone e tu solo un mio servo, capito? Dovrai obbedire solamente a me! So bene, eri un aristocratico vero? La tua patria sta passando così tanti guai che non verranno mai a recuperarti, per cui ho guadagnato solo io» disse il mio padrone, agitando nervosamente le sue mani.
«Certamente.» dissi con freddezza e senza far trapelare emozioni.
«Oggi andrai al centro a cercare tutto ciò che ti serve, come medicine, erbe e strumenti. Ti accompagnerà mia figlia. Ogni sera dovrai assicurarti della mia salute, inoltre tre volte a settimana andrai dai medici Romani per imparare nuove cose o insegnare a loro nuove cose. Tutto chiaro?» disse mettendosi una bella pelliccia calda, fuori faceva molto più freddo.
Non avevo ancora capito il ruolo del mio padrone nella società Romana, non sapevo nemmeno il nome di sua figlia e il perché non avessi ancora visto sua moglie, ma questo poco mi importava perché volevo solo tornare a casa mia, dalla mia gente.
Roma era bella, molto più caotica della Britannia.
Tanti mercati affollavano il piazzale centrale, sembravano piccole casette di legno aperte, con dei tavoli all'interno, in cui venivano esposte le merci, ognuno offriva tutto ciò che aveva e alcuni erano anche molto bravi nel farlo. C'erano più venditori di pesce, carne e verdura che di vestiti e altre cianfrusaglie.«I nostri mercati sono diversi, non ci sono tutte queste piccole casette aperte, da noi vai direttamente a comprare nelle case dei contadini, pastori e così via. Solo in certe circostanze, come feste o riunioni importanti vengono portate alcune merci da vendere. Inoltre una cosa che manca è il vino o sbaglio?» dissi sistemandomi la mia nuova pelliccia, era calda, in più avevo degli stivali molto simili a quelli che avevo in battaglia, ma molto più comodi.
«Davvero? Che meraviglia! Vieni ti mostrerò qualcosa di diverso, potrai prendere tantissime erbe, tutte quelle che ti servono per svolgere al meglio il tuo lavoro» disse ridendo.
Era allegra, camminava con passi svelti e tendeva la mano affinché io gliela prendessi, voleva che la seguissi.Superammo alcune case Romane, alcune molto belle, davvero spettacolari e altre invece, molto piccole e malandate. Povertà e ricchezza erano due mondi distinti che vivevano l'uno di fronte all'altro, ma questo solo in certe zone.
Arrivammo in un immenso giardino, tanti tipi di fiori e di erbe ricoprivano codesto prato, alcune erano erbe mediche altre no, alcune erano rare e mai viste.
Iniziai a strappare tutte le erbe che mi interessavano per metterle nel mio umile cestino, dietro c'era un grandissimo lago nel quale la figlia del mio padrone aveva intenzione di immergersi.
Faceva freddo.
Si ammalerà e il suo esile corpo non reggerà questa temperatura.
Mollai il mio cestino e tutte le erbe che avevo sulla mano per andare a prenderle tutti i suoi vestiti abbandonati sul prato e poi recuperarla subito da quel laghetto ghiacciato.«Ehi ma che stai facendo?» disse lei sorridendo, aveva delle lentiggini molto graziose sulle guance e sul naso.
«Sto venendo a prenderti, sei pazza? Ti ammalerai, non si scherza con queste cose! Tuo padre mi ucciderà sul serio e io vorrei tornare nella mia patria sano e salvo, santissimi Dei» dissi dirigendomi in quel lago, che bambina viziata, lo avrà fatto sicuramente apposta!
«Stai calmo - disse ridendo con una risata sguaiata e poco femminile - sono nuda, non puoi prendermi e secondo sono terme naturali, vieni anche tu dentro!» disse incitandomi a venire con lei.
Questo non devo farlo assolutamente, so bene cosa succederà e io finirò davvero male. Dovevo solo prendere delle erbe e tornarmene a casa.«Non se ne parla! Esci subito!» gridai nel modo più grottesco possibile.
Lei si alzò, scoprendo metà della sua nudità e trascinandomi, completamente vestito, con se dentro quel laghetto, molto molto caldo.
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The Slave
Romance43 d.C. Esiste amore tra un uomo schiavo e una donna libera e aristocratica? Sarà una guerra a cambiare la vita di Ermes? Un giovane aristocratico dagli occhi color smeraldo diventato schiavo.