Capitolo undici

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Il pomeriggio...

MARTINA

Spengo la televisione quando sento Nicolò piangere e corro in camera sua. Mi avvicino a lui e lo vedo sveglio.

«Ben svegliato amore della mamma» mormoro prendendolo in braccio.

Lo appoggio alla spalla cullandolo per farlo calmare e lo porto in salotto, dove c'è Gianluca. Mi siedo a fianco a lui per mostrargli Nicolò.

«Ma ciao amore del papà. Ma che bello che sei. Ma che bello bello bello!» esclama lui con voce infantile, facendomi ridere. Sorrido guardandolo. «Mi sono dimenticato di dirti che ho detto a mio cugino Nicolò che suo nipote si chiama Nicolò» dice Gianluca.

«E cosa ha detto?»

«Non ha detto niente. Era impegnato a piangere come un bambino» ride.

Mi metto a ridere anche io. «Probabilmente era felice! È ancora in America?»

«Sí... Ha detto che è molto impegnato con lo studio, ma appena potrà, verrà.»

«La porta di casa e sempre aperta» chiarisco.

Gianluca annuisce. Il campanello suona e Gianluca si alza dal divano e va ad aprire, mentre io tengo tra le braccia Nicolò.

«Buon pomeriggio!»

Mi giro riconoscendo le voci e trovo davanti a me Ignazio, Alessandra, Michele, Barbara e Piero.

«Ciao ragazzi!» esclamo sorridendo, correndo ad abbracciarli.

Li saluto tutti, prima che la loro attenzione sia rivolta a Nicolò, che a quanto pare adora l'attenzione degli zii, dato che sorride anche se ha gli occhietti chiusi.

«E tu come stai tesoro?» mi chiede Barbara.

«Un po' stanca però sto bene» ammetto.

«Possiamo solo immaginarlo» dice Michele mentre ci sediamo sul divano. «Hai fatto impazzire Gianluca con questo bambino» ride poi, mentre Gianluca guarda Nicolò, tra le braccia di Ignazio.

«Non sei il primo a dirmelo, sembra veramente impazzito!» rido.

«È innamorato» ci corregge Barbara. «Gli hai fatto davvero un bel regalo» continua.

«È vero» si intromette Alessandra.

«Lo spero. Volete qualcosa da mangiare, o da bere?» domando loro sorridendo dolcemente.

«No grazie» rispondono loro.

«Siamo solo venuti a coccolare il piccolo» continua Ignazio.

«Me ne rendo conto, non lo hai lasciato un attimo!» esclama Gianluca.

«U picciriddu di zio è» si giustifica lui.

«Ah... Io temo di essere troppo vecchio per fargli da zio» dice Michele. «Al massimo posso essere il nonno» continua.

«Un nonno in più non guasta mai» dice Gianluca. «Più che altro ti chiamerò a Natale, così potrai metterti il vestito da Babbo Natale e portargli personalmente i regali» dice ancora facendoci ridere.

«Oddio è vero!» ride Piero. 

«Grazie mille» dice fintamente offeso Michele.

Ridiamo. «Abbiamo portato qualcosa per voi» dice Alessandra prendendo una busta dalla borsa.

«Dai! Non dovevate!» esclamo.

«E solo una piccola cosa» dice Michele.

Sorrido prendendo il pacchetto. Lo apro e dentro ci trovo delle  meravigliose tutine.

Fidati ancora di me {Gianluca Ginoble}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora