.:Capitolo uno:.

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I primi tre capitoli si sono ispirati alla canzone Every Breath you Take dei Police.


Stava correndo, da quanto ormai? Minuti, ore, giorni? Da quanto tempo stava scappando? E da quanto tempo lui continuava a raggiungerla? Da quanto ormai non riusciva a toglierselo di dosso? Da quanto non era più da sola di giorno, di notte, a pranzo, a cena, in doccia, nella sua mente?

Vedeva la nuvola di fumo che usciva dalla sua bocca farsi sempre più piccola, i polmoni riuscivano ad assimilare sempre meno ossigeno, le mani ormai non se le sentiva più e le gambe erano intorpidite e pesanti.

Svoltò un angolo così in fretta che per poco non andò a sbattere contro una signora avvolta in una pelliccia di finto visone. Quella le urlò qualcosa contro, ma non ci prestò attenzione.
Attraversò una via, senza curarsi della macchina che inchiodò non appena lei si buttò in strada, corse e corse. Superò con una falcata gli scalini che conducevano alla porta del condominio in cui viveva, frugò in tasca e afferrò le chiavi. Le sue mani erano talmente congelate da non riuscire nemmeno a muovere le dita e le dovette usare entrambe per girare la chiave nella serratura.

Si chiuse il portone alle spalle e con il poco fiato che le rimaneva salì fino al terzo piano, dove, con la stessa fatica di poco prima riuscì ad aprire la porta del suo appartamento. La schiuse il minimo indispensabile per entrarci dentro. Si schiacciò contro il legno scheggiato dello stipite, lo sentì graffiarle la guancia e per poco il cappuccio non le rimase incastrato in qualche anfratto.
Quando sentì il tepore della sua dimora si richiuse la porta alle spalle, infilò il catenaccio e chiuse a chiave.

Si accasciò contro il muro di fianco al termosifone, sentì le mani formicolare quando il calore cominciò a raggiungerle le ossa.

Rimase un'infinità di minuti raggomitolata lì, con ancora addosso il giubbotto invernale e gli scarponi da neve, mentre la sua mente tornava a quel vicolo, a quegli occhi glaciali, a quell'alito caldo sulla nuca, a quella voce bassa che ti entra dentro e ti stringe le budella fino a toglierti il respiro e a farti sputare sangue. Doloroso. Ma ormai familiare.

Scalciò via le scarpe, il giubbotto, e piano cominciò a spogliarsi completamente, non muovendosi dal suo angolino. Quando si ritrovò in biancheria chiuse gli occhi e inspirò, un flash, due occhi azzurri, glaciali e spietati che le scrutavano l'anima, un brivido le percorse la spina dorsale e nella sua testa rimbombarono le sue parole.

Ogni respiro che prendi
Ogni mossa che fai
Ogni legame che rompi
Ogni passo che compi
Io ti starò guardando

Riaprì gli occhi, aveva la pelle d'oca in tutto il corpo.

Si alzò in piedi, attraversò la camera da letto, raggiunse il bagno e aprì l'acqua calda nella doccia. Finché il vapore cominciava a espandersi nella stanza lei si guardò allo specchio: le guance arrossate, la pelle candida, gli occhi verdi da cerbiatto e i boccoli castani che le ricadevano disordinati sulle spalle le davano un'aria innocente, da bambina. Ma alle spalle di questa bambina, nell'ombra, c'era lui, sempre pronto a farsi vivo per impedire che lei lo dimenticasse.

Oh, non riesci a capire
Tu appartieni a me.

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Eccomi qui, è la prima storia che pubblico qui su Wattpad quindi le critiche/osservazioni sono molto apprezzate. Fatemi sapere cosa ne pensate e alla prossima!


Suilejade.



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