.:Capitolo cinque:.

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Non era abitua a vestirsi in modo così elegante, ma non le dispiaceva del tutto riuscire a considerarsi bella una volta ogni tanto. Era appena smontata dalla metro e stava raggiungendo il ristorante in cui avrebbe cenato con dei colleghi di lavoro e alcuni capi dell'azienda. Lei era una semplice segretaria, ma il suo superiore apprezzava il suo duro lavoro, e aveva ritenuto utile portarla a quella riunione ufficiosa.

Il locale era molto elegante, un luogo a cui non avrebbe mai potuto avvicinarsi se non ci fosse stato qualcun altro a pagarle la cena. Entrando per poco non venne accecata da tutto quel lusso, che non era presente solo nell'arredo o nelle portate deliziose che circolavano nella sala, ma anche in tutti i presenti, che creavano un caleidoscopio di Swarovski, Cartier, Gucci, Bvlgari, Armani, Chanel. L'ex tossica che era in lei fece automaticamente il conto di quante dosi avrebbe potuto comprarsi rivendendo tutti quegli oggetti, e per poco non svenne.

In tutta la gloria che poteva attribuirle un vestito non firmato, ma comunque di buona fattura, si avviò verso il maitre della sala, chiedendo del suo tavolo. Venne condotta verso una saletta più appartata in cui si trovavano solo una decina di tavoli.

Salutò i presenti e si accomodò. Non giocò una parte particolarmente attiva nella conversazione, ma ascoltava interessata tutto ciò che veniva detto. Al tavolo erano presenti solo altre due donne, oltre a lei, anche se appartenevano evidentemente ad un gradino più alto della scala sociale.

Era da poco arrivata la seconda portata quando decise di osservare meglio la stanza, e si maledisse per quella scelta almeno un milione di volte durante il resto della serata. In un tavolo poco distante dal suo insieme ad una donna estremamente bella sedeva un uomo che, sfortunatamente per lei, conosceva. Non appena riconobbe la sua figura si rigirò immediatamente, tornando a prestare attenzione ai suoi commensali. Le probabilità che lui l'avesse notata erano basse, dato che volgeva la schiena nella sua direzione, ma si ripromise caldamente di non fare nulla per attirare la sua attenzione.

Non si sarebbe mai aspettata di essere lei stessa a trovarlo. Era uscita dal suo ambiente e aveva sconfinato in uno che non le apparteneva. Era un avvertimento più che chiaro su ciò che non avrebbe più dovuto fare.

Non appena il pensiero di quella presenza scomoda si allontanò parzialmente dalla sua testa scoprì che in realtà stava passando veramente una bella serata. Si parlava di lavoro, ma nel mezzo si infiltravano aneddoti divertenti, riguardanti la compagnia o i presenti, che alleggerivano molto l'atmosfera. E si scoprì in grado di intrattenere una conversazione più che rispettabile con quelle persone foderate di seta.

Al termine della cena si separarono con cordialità e uno dei responsabili di un altro settore si offrì di darle un passaggio nella sua Jaguar XE, non considerando sicuro viaggiare con la metro a quell'ora della notte. Lei accettò, non avendo un motivo valido per rifiutare.
Arthur era un uomo molto alla mano e divertente, nonostante sembrasse molto ferrato nel suo campo. Aveva un'età non ben definita tra i trentasette e i quarantacinque anni, che portava più che bene.

Quando arrivarono di fronte al palazzo della giovane lui smontò, andando ad aprirle la portiera - Eccola arrivata signorina - le annunciò con un sorriso.

- La ringrazio molto - rispose lei, ammirando quel gesto di riguardo.

Rimasero a chiacchierare qualche tempo sotto il portico della palazzina, apprezzando sinceramente la compagnia reciproca. Lei, alla fine, decise di invitarlo di sopra per bere qualcosa, lui accettò di buon grado. Non fece nessun commento riguardo all'appartamento, immaginando che eventuali complimenti sarebbero stati interpretati come frasi di circostanza e non come qualcosa di veritiero. Questa delicatezza gli fece guadagnare molti punti.

Alla fine Arthur non si fermò solo per un bicchiere di vino, ma per tutta la notte, fino al mattino seguente, quando dovettero alzarsi per andare al lavoro. Decisero saggiamente che ognuno sarebbe andato per conto suo, non volevano creare un'infinità di pettegolezzi solo per una piacevole parentesi.





​Suilejade



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