Oh, I cry until I just dissolve

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"Ethan!"

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"Ethan!"


È rimasto fermo.
Per un po'.


"Ethan!"


Bloccato.
A guardare la porta della sala fumatori chiudersi dietro le spalle di Ethan, il buio violaceo tornare asfissiante in quell'ala del Clair de Lune.
Un'altra canzone indie ossessiva nelle orecchie, stavolta si parla dello zucchero filato.
Non gli è mai piaciuto, troppo dolce.


"Ethan! Ti prego..."


Bello, colorato, soffice.
Ma troppo, troppo dolce.
Immangiabile.
No, non gli è mai piaciuto.


"Ethan..."


È al binario della stazione.
Thomas lo ha cercato intorno al locale e alle parallele, poi ha corso fino a lì chiamandolo come se l'avesse perso, come se fosse scomparso o l'avessero rapito.
Invece Ethan è tornato in stazione, è al secondo Binario e gli da le spalle.
Non ha dato minimamente segni di averlo sentito.

"Ethan... io... Pier è un idiota fatto e finito, ok? Te lo avevo... anche detto."

La voce gli diventa stridula sulle ultime lettere, forse non avrebbe dovuto urlare il nome dell'altro così forte, ma è stato preso dal panico, un panico che adesso si rende conto essere eccessivo.
Ethan sta tornando... a casa? Casa di Thomas o casa sua? No, no, Ethan dovevi rimanere fino a domani, questa è l'ultima notte che passiamo insieme, e- "Dove... stai andando?"

Ethan solleva davanti ai suoi occhi il biglietto ferroviario.
Casa. Casa di Thomas.

Sospira.
"Sentiamo, zucca vuota. - Fa due passi e gli si mette davanti, con un sorriso divertito a nascondere la preoccupazione - Come pensavi di entrare in casa senza le mie chiavi?"

Ethan fa una smorfia e incrocia le braccia quando gli scuote il mazzo di chiavi davanti al viso, sembra un bimbo che si è reso conto troppo tardi di star facendo una sciocchezza.

"Mi guardi?"
Sente un fischio lungo, ma continua a dare le spalle alle rotaie.
Guarda Ethan negli occhi, quegli occhi che adesso guardano dietro di lui, verso il treno che è arrivato, portando con se persone e vento.

Non lo guarda, no.
Ma gli stringe il polso e cammina a testa bassa verso le porte dei vagoni.
Thomas lo segue senza una parola, salgono entrambi e e occupano quattro posti in due.
Ethan non gli ha ancora lasciato il polso, ma non lo guarda, guarda fuori dal finestrino la stazione vuota e buia, è tutto fermo, come un fotogramma.

"Che hai intenzione di fare adesso?"

Ethan lo squadra con le sopracciglia aggrottate, deglutisce con difficoltà, come se avesse ancora quel dannato sasso ipotetico incastrato in gola e tira fuori il cellulare.

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