Coffe - capitolo 26

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Abbassai la testa per asciugarmi le lacrime. Raccolsi tutti i fogli, e mi alzai , per guardarlo da più vicino. Avevo perso le testa, perché lo osservai per due minuti buoni, e infine lo abbracciai senza dire una parola.

Era passato quasi un anno, e ogni giorno mi convincevo sempre di più che non era lui, l'amore...

Era molto cambiato, si era alzato, e credo fosse anche dimagrito. I suoi capelli erano di un bianco ghiaccio, e sinceramente, quella tonalità di colore, gli donava molto, abbinata alla sua pelle molto chiara.

Dopo che mi ripresi, mi stirai i vestiti con le mani, mi legai i capelli con una matita trovata in tasca, e ripresi la cartellina che avevo buttato a terra per l'abbraccio.

Yoongi mi strappò la cartellina di mano -La porto io- disse con tono freddo, sembrava quasi un morto.

Senza dire una parola, ci incamminammo verso il bar più vicino.

-Io avrei scuo..- stavo per dire, prima che uno "shh" mi zittisse.

Entrammo nel caffe, e con un movimento della testa, mi indicò il tavolo in cui ci saremmo seduti.

Dopo pochi minuti arrivò con il mio caffè, rigorosamente Ice Americano; mi conosceva bene.

Avevo finito il caffè da un pezzo quando iniziò a parlare .

-Allora, la scuola?- mi chiese,come se niente fosse successo, come se ci vedessimo tutti i giorni, come se non fosse comparso dal nulla, dopo quasi un anno.

-Tutto bene, tu e la musica?- Risposi con il medesimo tono. Sembrava quasi una sfida, una sfida a chi diceva prima "mi sei mancato"

Me lo sentivo che avrei perso io, ma provai a resistere con tutte le forze.

-Tutto bene, o almeno credo- rispose con una piccola smorfia.

Non riuscivo a guardare nemmeno il suo vito, perciò voltai la testa verso la grossa finestra alla nostra sinistra. Potevo osservare tante cose da quella posizione: un bambino, probabilmente in ritardo per la scuola, un' anziana signora con due sacchi della spesa, una donna sulla quarantina che mentre parlava al telefono sorseggiava un caffe... MI hanno sempre detto che sono una ragazza piena di fantasia, ma in quel momento non riuscivo a pensare a nulla, tranne a lui, che per davvero questa volta, seduto davanti a me.

Mi sentivo i suoi occhi addosso, perciò continuai a guardare fuori dalla finestra, e finsi di essere concentrata in qualcosa.

-Marta?- mi chiamò lui, con testa bassa.

-Si Yoongi?- risposi con voce fredda

-Mi sei mancata-

Il mio corpo congelò, le mie gambe iniziarono a tremare, i miei occhi fissi su di lui.

Non risposi, ma non perché non volessi, non riuscivo. Erano come bloccate dalle mie labbra socchiuse.

Passò mezz'ora, quando Yoongi si alzò, prese la mia cartellina, e uscì dal bar. Io ancora scioccata, mi resi poco dopo che era uscito, perciò sfrecciai fuori.

Lo vidi incamminarsi verso una macchina, dove in seguito salì. Entrai di conseguenza.

-Hai la mia cartellina, non posso andare a scuola senza- Dissi con voce dispiaciuta, come se quella non risposta di prima potesse averlo ferito in modo irreparabile.

-Infatti. Sali. Andiamo a casa tua, ho bisogno di riposarmi un attimo.- disse lui.

Io annuì, era l' unica cosa che mi rimaneva da fare. Senza chiedere il permesso, inserì l'indirizzo nel navigatore.

L'Accademia distava circa mezz'ora da casa mia, perciò il viaggio, contando il traffico, sarebbe stato di minimo tre quarti d'ora.

La radio riproduceva tutte le canzoni alle quali ormai ero abituata. Quando ormai mancavano 10 minuti alla destinazione partì la ormai famosissima Mic Drop. Tutto iniziava da mio fratello. Ho sempre pensato che lui fosse il ragazzo perfetto, la mia ispirazione. Tutti i ritratti che facevo ritraevano lui. Tutte le mie compagne di corso dicevano sempre che ero una Army, nessuno sapeva che io ero sua sorella. Presi troppo bene quella canzone, infatti iniziai a cantare, e a fare movimenti imbarazzanti.

-HOW YOU DARE , HOW YOU DARE, HOW YOU DARE , ANOTHER TROPHY, MY HANDS CARRY 'EM, TOO MANY THAT I CAN'T EVEN COUNT'EM, MIC DROP, MIC DROP, BAL- mi fermai, di istinto.

Tendevo a non confondere i BTS, con gli "amici di mio fratello", ma mi sentivo a disagio a cantare con lui vicino.

-La mia parte non ti piace vero?- chiese lui, con un sorrisetto, come se si stesse prendendo gioco di me.

-No, non è quello, conosco meglio la parte in inglese, solo questo- dissi; nessuna risposta.

Arrivammo a casa, presi le chiavi dalla mia enorme borsa gialla, e aprì la porta.

Vuota, come tutte le sere in cui tornavo a casa.

Oggi però era diverso, era con me, lui era con me.

Gli mostrai molto velocemente la casa, tranne la mia camera da letto, gli mostrai la camera degli ospiti, e gli dissi che se si voleva riposare, avrebbe potuto farlo tranquillamente lì.

Gli mostrai per ultimo, una piccola sala di registrazione. Entrò senza chiedere il permesso, però non gli dissi nulla, so cosa lo attirava.

Quella, la Gibson Les Paul. Quella che mi aveva regalato .

FLASH

Mi avvicinai alle chitarre.
IO: OMMIODDIOO!! NOOO!! QUELLA È UNA GIBSON LES PAUL, COME QUELLA DI SLASH.
Mi misi a piangere.
Mi succedeva sempre quando mi emozionavo, soprattutto con le chitarre.
Per me erano come le stelle.
S: Prendila.
Io: Ma ...COSA? NON È TUA!
S: Si, è mia, e io te la regalo..
IO: Yoongi...non posso veramente accettare...
S: Oh si, invece.
IO: Non posso realmente. Non saprei come pagartela...
S: Non devi pagarla..ma in cambio voglio solo una cosa..
IO: Cioè?
Io che stavo ancora guardando la chitarra appesa alla parete, mi girai, sentendo un respiro sul mio collo.
Mi ritrovai Suga davanti.
S: Voglio te.

FINE FLASHBACK

Mi vennero i brividi solo a pensarci.

Non mi accorsi che il ragazzo avevo già lasciato la stanza.

Anzi, era proprio uscito di casa, senza lasciare un biglietto o qualcosa del genere.

Circa 40 minuti dopo andai a farmi una doccia calda, per schiarire i pensieri.

Sentivo come un vuoto dentro me. Mi misi dei vestiti comodi ed andai in terrazza; stavo per accendere la mia sigaretta quando vidi una figura sull'altalena nel parco di fronte a casa mia.

Non potevo crederci... presi una coperta, una giacca, ed uscì, stavo andando da lui. Appena arrivai, gli misi la coperta sulle spalle, mi sedetti nella sedia vicina a lui. Accessi la sigaretta, e ne porsi una a lui. Sapevo cosa stava passando, perché era lo stesso di quello che stavo passando io. Presi il coraggio e lo dissi.

-Mi sei mancato anche tu, Yoongi-

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Ebbene si, mi sta intrigando sempre di più questa storia. A voi piace?



"Suga, You Are A Pervert!" || Min YoongiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora