Detention and more

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L'ora passò velocemente e la campanella suonò segnando l' inizio della pausa pranzo.
Eren si alzò di scatto dalla sua sedia e si diresse da Levi con già la cartella in spalla.
Tese la mano e rimase in attesa.
Levi guardò la sua mano, poi lui e poi di nuovo la mano per poi ghignare ridandogli il cellulare.
Eren afferrò il suo cellulare e si diresse a passo svelto e feroce verso l'uscita senza proferire parola.
«Ci vediamo dopo, Jaeger!» rise poco prima che il ragazzo uscisse.
Il castano gli fece un gesto senza voltarsi né fermarsi uscendo subito.
Levi ghignò e si distese sullo schienale della poltrona.
«Moccioso.»

Armin e Mikasa guardarono il loro amico preoccupati e poi si guardarono a vicenda.
«La prossima volta cerca di mettere il muto al telefono.» mormorò Mikasa cercando di sdrammatizzare.
«Eppure ero sicuro di averlo messo... io tengo sempre il muto... vabbè lasciamo stare...» sospirò il castano.
Mentre continuavano a camminare verso la sala pranzo Eren prese il cellulare e guardò il nome dell' imbecille che lo aveva chiamato poco prima.

Levi❤ "chiamata persa 12:17."

***

Eren era arrabbiato?
Oh, diamine se era arrabbiato!
Eren voleva uccidere il corvino?
Oh, sì che lo voleva!
Eren gliel'avrebbe fatta pagare?
Oh, certo che sì!

Il castano camminava a passo svelto e pesante con lo sguardo infuriato e il fumo che gli usciva dalle orecchie.
Fulminò con lo sguardo chiunque gli passasse davanti, e il povero Armin era costretto a correre per stargli al passo!
«Eren! Aspetta! Non correre!» gli urlava il biondino, ma Eren era troppo infuriato per ascoltarlo e non accennava a rallentare.
Il biondino accellerò il passo e riuscì a stento a raggiungerlo.

«É da quando hai acceso il cellulare che stai così. Anche in mensa non hai fatto altro che stare zitto e arrabbiato per tutto il tempo... si può sapere che è successo?» chiese Armin preoccupato.
«Nulla. Un messaggio irritante di mia madre, tutto qui.» mentì il castano cercando di tagliare corto la conversazione.
«Ah, menomale. Pensavo che il tizio di cui mi hai parlato stamattina ti avesse risposto male e insultato...» sospirò Armin sollevato.
Il castano inarcò un sopracciglio e lo squadrò confuso. Il biondo notò lo sguardo dell'altro e ridacchiò leggermente.
«Quello lì con cui hai parlato stamattina e con cui ti dovevi vedere oggi pomeriggio... ti ricordi?»
«Ah, sì!» si ricordò improvvisamente il castano. «Devo ancora avvisarlo...»
Armin sospirò e gli disse di muoversi ad avvisarlo.
Eren scrisse un messaggio al ragazzo, utilizzando il numero che gli aveva dato, e s'incamminò con Armin verso la propria aula.
La sua rabbia però non era ancora sbollita del tutto, per niente!

Quando il castano raggiunse la classe di Pittura il biondino lo salutò e s'incamminò verso la propria aula di Architettura.
«Ehi Eren!» il castano si sentì chiamare e si voltò. Edison gli sorrise e si avvicinò entusiasta.
«Edison, ciao!» lo salutò Eren per poi far ricadere lo sguardo sulla tela che l'amico aveva tra le mani.
«Cos'è?» domandò curioso.
Edison lo guardò confuso ma quando capì si ritrovò a sorridere.

«È il mio nuovo dipinto! Non è ancora compl-»
«Posso vederlo??» chiese il castano con gli occhi luccicanti. Edison sorrise e voltò la tela mostrando un immenso bosco autunnale dai colori caldi e rilassanti.
Eren guardò assorto il quadro autunnale, lo attirava quasi come fosse una calamita.
Gli ricordava qualcosa...
«È così brutto?» ridacchiò Edison imbarazzato vedendo che il castano non rispondeva.
«Cosa? Ah- Ah no! È bellissimo! Stavo solo pensando che questo bosco mi è stranamente molto familiare...» mormorò Eren continuando ad ammirare il quadro.
«Mm, forse l'hai visto in qualche libro di Geografia! Dovevo fare una ricerca di geografia sulla Germania e ho trovato questo bosco in uno dei libri in biblioteca e dato che mi piaceva ho deciso di dipingerlo! Però... non mi ricordo qual era il nom-»
«Ragazzi buongiorno! Per favore, sedetevi ai vostri posti e diamo inizio alla lezione.» sorrise il Professor Andy entrando e chiudendosi la porta alle spalle.
Edison salutò il castano e si andò a sedere al proprio posto così come l'altro.

KINGS MAN ~ RirenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora