Normalità

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La pioggia continua a cadere.
Il viaggio di ritorno è durato molto.
Arrivo a casa.
Ho fatto ritardo di 3 ore.
Mio padre urla.
"Signorina da oggi mettiamo le regole"
Ripete per la trentesima volta.
Lo evito.
"Dammi il cellulare"
"Ok"
"Non uscirai più"
"Ok" ripeto
"Starai solo chiusa nella stanza"
"Va bene, altro?"
"No"
Ci do il telefono, non mi avrebbe cambiato tanto, anzi, non avrei più visto il suo ultimo accesso o le foto con lui.
Mi sdraio sul letto dopo aver chiuso la porta, prendo il mio MP3 ed inizio a sentire la musica.
Non mi piace la mia stanza. È troppo vuota. È spenta. Più o meno come me.
Quindi mi alzo ed inizio a scrivere su dei post-it delle frasi, le attacco ovunque.
Poi prendo i miei guntoni e prendo a pugni il muro. Fino allo sfinimento. Mi sdraio sul letto e senza nemmeno cambiarmi mi addormento.
Quella notte sognai il vuoto.
Il vuoto che avevo dentro me.
Il vuoto che sognavo di riempire.
Mi alzai alle 5 di notte.
Tolsi i guantoni, vidi le mie braccia piene di tagli, pensai che non potevo uccidermi così. Mi sedetti e guardai fuori. Chiusi gli occhi e decisi.
Mi dovevo fidanzare così lei si sarebbe ingelosita e sarebbe tornata, un piano ottimo ma non pensai alle conseguenze che poteva portare.

Io e TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora