Un salvataggio improvviso

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La squadra dei giovani detective trovò l'ingresso del covo dell'organizzazione senza molti problemi: grazie al gioco di squadra arrivarono fino a trovare il piccolo pulsante sull'incisione a forma di pipistrello del tunnel della giostra, ma quando dalla fessura creatasi, uscì la tastiera che richiedeva la password rimasero tutti un po' turbati e stupiti.

«E ora chi la sa la password?» chiese Kalime.

«Raduniamoci e facciamo delle proposte...» suggerì Akemi.

Si raggrupparono e iniziarono a cercare delle idee, ma ogni idea che usciva fuori dalla loro bocca sembrava ridicola e insensata. Rimasero per vari minuti a mettere giù delle proposte, ma quando videro che nessuna poteva essere quella giusta rassegnati si sciolsero dal gruppo, sapendo che la loro missione si era conclusa ancor prima di cominciare.

La prima a voltarsi verso la parete fu Kimie che, con un gridolino nervoso, attirò l'attenzione dei compagni. L'ingresso ora c'era, un varco si era aperto proprio tra le rocce del tunnel.

«Ma come...?» stava iniziando a chiedersi Akemi, ma il fratellino la interruppe subito.

«Non importa! Entriamo prima che si richiuda.» disse in tono autoritario.

Il gruppo entrò senza problemi e quando, alle loro spalle, la porta si chiuse con un tonfo rimasero completamente al buio. Tutti quanti accesero le loro pile portatili poi Conan parlò nuovamente, questa volta sussurrando.

«Ok, ricordatevi non dovete farvi vedere da nessuno, quando inizierà ad esserci la luce artificiale del covo spegnete le torce. Se c'è qualche problema ditelo, riferitelo attraverso l'auricolare, ora ci dividiamo come avevamo stabilito. Ci ritroviamo qui tra due ore.»

I bambini si divisero a coppie e si inoltrarono in quel dedalo infinito di corridoi.

Conan era con sua sorella, stavano camminando da soli da ormai qualche minuto, quando Akemi si rivolse al fratello minore con un sussurro.

«Conan, secondo me non è stata una buona idea venire qua.» disse guardandosi nervosamente attorno.

«Ti ho detto che devi finirla di fare la cocca di papà! Siamo in missione, non c'è tempo per i ripensamenti, dobbiamo scoprire i loro piani e sventarli, solo così potremmo tornare a vivere a Tokyo. O vuoi rimanere a Sendai per sempre?» la sorella non rispose, ma dalla sua faccia si vedeva che lei fosse di tutt'altra opinione e che era parecchio preoccupata di ciò che sarebbe potuto accadere.

Stavano attraversando un lungo corridoio, costellato di porte nere alcune con delle targhette in ottone, altre no, a metà del corridoio però, qualcosa attirò l'attenzione del bambino.

«Guarda!» disse, bloccando la sorella e indicando una targhetta di ottone su cui era scritto Gin.

«Sbaglio o è il tizio che ha puntato la pistola a papà?» chiese Akemi, un po' titubante.

«Proviene una voce dall'interno. - disse Conan che aveva teso l'orecchio - Dobbiamo scoprire il più possibile, io rimango qui, tu continua ad andare avanti.»

«Ma Conan...!» cercò di protestare la sorella.

«Vai!» le sussurrò deciso con un gesto veloce e lei se ne andò un po' scettica e per un paio di volte si guardò indietro, ma il fratellino non sembrava per niente impaurito.

Appena rimasto da solo, infatti, poggiò l'orecchio alla porta per ascoltare e finalmente riuscì a udire la voce dell'uomo provenire da oltre la porta nera con chiarezza.

«È tutto chiaro boss, sarà fatto. Per quanto invece riguarda Kudo, non è più a Tokyo da ormai un mese, ma le assicuro che appena scopriamo dove si è nascosto lo facciamo fuori.» solo a quelle parole, il piccolo ebbe un colpo al cuore, rimase talmente scioccato da ciò che aveva appena udito che non riuscì a sentire i passi dell'uomo all'interno che si avvicinavano.

La porta si aprì, prendendolo completamente alla sprovvista, lasciandolo paralizzato di fronte all'uomo in nero.

«Guarda un po' chi c'è, il piccolo Kudo...» disse l'uomo con quello sguardo glaciale e divertito in modo quasi sadico.

Il bambino inghiottì parecchia saliva, poi s'impettì, come se riempiendosi d'aria si riempisse anche di coraggio, e parlò.

«Io non ho paura di te!» disse a muso duro.

«Davvero? - chiese l'uomo con tono ironico alzando il sopracciglio destro - Allora dimostramelo, se hai il coraggio, accomodati.» continuò, scostandosi e facendo segno a Conan di entrare.

«Perché?» domandò il bambino, quel coraggio che aveva trovato gli era venuto un po' a mancare nel sentire quella proposta.

«Come, non hai detto di non aver paura?» fece l'uomo, come se si divertisse un mondo a vedere le varie reazioni del bambino.

«No, non ho paura!» disse il bambino convinto.

Gin gli fece di nuovo cenno di entrare nell'ufficio e questa volta il bambino accettò l'invito oltrepassando titubante la soglia, come se avesse paura che con quel passo in più avrebbe decretato la sua fine.

«Guarda lascio anche la porta socchiusa, così non ti sembrerà di essere intrappolato qua dentro. Allora, come pensi di potermi eliminare, mio giovane e coraggioso detective.»

«Non sono uno stupido detective, io sono una spia.» lo rimbeccò il bambino.

«Oh scusami allora...» disse Gin divertito.

«Perché ce l'avete tanto con mio padre?» chiese il bimbo deciso.

«Non penso siano affari tuoi.»

«E invece sì!» rispose deciso il bimbo.

«Ok mi sono stufato di questo gioco.» disse infine Gin tirando fuori la pistola e puntandogliela con un ghigno.

«Non... non puoi farlo...» pigolò il bambino tremando, in un attimo il suo coraggio era completamente svanito, la paura aveva preso il sopravvento e si sentiva nuovamente indifeso, proprio come si sarebbe dovuto sentire un bambino della sua età.

«Perché no? Pensi davvero che mi faccia scrupoli a uccidere un bambino? - fece l'uomo, continuando a ghignare con aria perfida - Vorrei proprio vedere la faccia del tuo paparino in questo momento.»

Caricò la pistola e stava per premere il grilletto quando un pallone sfrecciò a grande velocità, colpendolo al braccio e facendogli cadere la pistola.

Conan si girò verso dove era venuto il pallone, una delle quattro persone che li stavano seguendo al Luna Park stava puntando una revolver verso l'uomo in nero, il berretto con la visiera calato fin sopra gli occhi.

Giovani Detective CresconoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora