Ridatemi i ricordi

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Shinichi era in bagno davanti allo specchio, la testa gli ronzava e il cuore gli batteva a mille. Si accasciò a terra, poggiando la schiena al muro. Ricordava eccome quella sensazione: la prima e unica volta che l'aveva vissuta era stato a diciotto anni, nella sua camera a Sendai e sapeva esattamente cosa voleva dire, l'organizzazione aveva riattivato il laser e lo stavano usando di nuovo su di lui.

Non passò molto che vide Ran fare capolino dalla porta del bagno, per poi chiudersela alle spalle.

«Shinichi che ti succede?» domandò con tono calmo, anche se l'uomo vedeva che era preoccupata.

«È come quattordici anni fa, lo stanno usando contro di me.» rispose tenendosi la testa che iniziava ad essere indolenzita.

«Shinichi, tu puoi contrastare quel laser, la tua forza di volontà è più forte di quella di una macchina.» lo incitò Ran, chinandosi su di lui e mettendogli una mano sulla spalla.

Ora la sua testa stava per scoppiare, gli faceva così male che gli sembrava si spaccasse in due, mentre centinaia di scene della sua vita gli passavano davanti agli occhi e la voce di Ran era lontana. Si lasciò andare e, all'improvviso, perse i sensi cadendo nel buio più assoluto.


Quando si risvegliò, si ritrovò nella sua camera da letto: quel materasso a due piazze sembrava troppo grande per una persona sola, quasi ci si poteva navigare. Sentiva la testa pesante e per un attimo la sua vista rimase confusa e annebbiata. Si voltò verso la porta e vide una sagoma bianca, quasi aurea, cercò con tutte le forze di mettere a fuoco e, dopo qualche secondo, finalmente ci riuscì.

«Kaito, che ci fai qui? E vestito così oltretutto.»

«Sono stato io a portarti qua. Ran ha spiegato la situazione e sono tutti preoccupati per te.»

«Ho capito, ma...» l'altro non lo fece finire.

«Dato che avevo paura che avessi perso la memoria, volevo vedere se ti ricordavi della nostra promessa.» disse in tono di sfida.

«Non mi sembra il caso... Kid.» lo rimproverò Shinichi, mettendosi seduto sul letto.

Kaito schioccò le dita e in una nuvola di fumo azzurro, Kaito Kid tornò ad essere Kaito Kuroba con il solito ghigno divertito stampato sul volto.

«Forse è meglio che vieni a rassicurare tutti quanti, soprattutto i tuoi figli.» gli consigliò, per poi uscire dalla camera e lasciarlo da solo.

Per l'ennesima volta l'aveva vista brutta, chissà cosa sarebbe potuto accadere se si fosse davvero dimenticato di nuovo del suo passato, al solo pensarci gli venivano i brividi.

Si alzò dal letto con cautela e, dopo essersi messo le pantofole, si diresse verso la sala da pranzo.

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