Chi è Conan?

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«Ragazzi, riunione di famiglia, subito in salotto.» urlò Ran, facendo riecheggiare la sua voce cristallina per tutta la casa

Dopo qualche minuto entrambi i bambini raggiunsero la madre e l'altro bambino. La piccola Akemi, che aveva il braccio fasciato e appeso al collo, si sedette sul divano vicino al fratellino.

«Facciamo la riunione senza papà?» chiese, guardando la madre, per poi spostare lo sguardo su quel bambino occhialuto.

«Menomale, almeno non sentiremo i suoi soliti e inutili rimproveri!» rispose il fratello.

«Finiscila Conan! - lo sgridò Ran, per poi prendere un grosso sospiro e ricominciare a parlare - Allora, vi devo raccontare una cosa che riguarda ciò che è successo ultimamente, è importante che mi ascoltiate, così capirete perché ci siamo arrabbiati così tanto per la vostra bravata dell'altro giorno. Quando io e vostro padre avevamo diciassette anni, siamo andati insieme al Tropical Land per un appuntamento, quella sera incrociammo due uomini dell'organizzazione Gin e Vodka. Alla fine della giornata, vostro padre vide uno di loro e lo seguì lasciandomi da sola.»

«Tipico di papà, per lui il lavoro viene prima di tutto.» commentò Conan con aria scocciata e quasi di rimprovero e Ran fece finta di non sentire il commento del figlio, continuando col suo racconto.

«I due gli fecero ingerire un veleno, questo però non fu efficace e invece di ucciderlo lo fece tornare bambino: aveva la stessa mente, ma il suo corpo si era rimpicciolito. Quando lo incontrai, con un paio di occhiali, si presentò a me come Conan Edogawa...»

«Un momento... ma lui... - la bloccò Akemi voltando il suo sguardo stupito verso il bambino seduto di fianco alla madre - Papà?» a quella semplice parola lui si levò gli occhiali e sorrise rassegnato alla figlia.

La bambina aveva spalancato la bocca stupita, mentre il fratello guardò il padre con aria seria senza il minimo stupore in volto, forse perché per orgoglio non voleva mostrare il suo sbalordimento per quella notizia al padre. Rimase a fissarlo senza parlare per poi girarsi di nuovo verso la madre.

«E poi cos'è successo?» chiese, mantenendo la voce fredda e distaccata.

«Dopo un anno sconfisse quell'organizzazione e tornò normale con l'aiuto di Ai, solo in quel momento scoprii anch'io cos'era successo. Purtroppo, quasi un mese dopo lui dovette partire per Sendai e andò con i nonni nella casa dove siamo stati fino ad ora. - si fermò un attimo e si voltò verso il marito rimpicciolito, lui ricambiò lo sguardo con un'altro più severo e la donna capì cosa voleva dire, poi si rivolse di nuovo ai figli e continuò - Solo quando dopo due anni tornò a Tokyo scoprimmo perché gli uomini in nero lo cercavano: dentro il suo corpo c'è un microchip che serve all'organizzazione perché contiene alcune cose segrete che interessano a loro, per questo è importante che vostro padre resti al sicuro e lo stesso vale per voi.»

Akemi, da quando aveva scoperto che quel bambino davanti a lei era suo padre, era rimasta con la bocca aperta e il suo sguardo stupito non scemò col proseguire di quell'assurdo racconto, Conan invece sembrava quasi impassibile, non voleva assolutamente dare a vedere il suo stupore.

«Ok, ora posso tornare nella mia stanza.» si alzò e uscì dal salotto.

«Conan...» lo sgridò la madre cercando di farlo tornare indietro.

«Lascia perdere Ran, non importa...» disse Shinichi, con la voce cupa.

«Non ti preoccupare papà, ci penso io!» fece allora Akemi al bambino, dopodiché si alzò anche lei ed uscì.

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