Sabato.
Come faceva la gente ad avere il coraggio di alzarsi presto di sabato? E perché costringeva altra gente a svegliarsi presto?
Non ero mai stata una persona mattiniera. Non mi ero mai alzata mai prima delle 10 o almeno non per mia volontà.
Quelle rare volte in cui mi ero svegliata prima delle 10 era perché qualcuno faceva troppa confusione, mia madre aveva aperto la finestra della stanza facendo passare quella fastidiosa luce, qualcuno mi aveva lanciato un cuscini addosso, aveva urlato ripetutamente il mio nome o si era buttato di peso addosso a me ma mai per andare a vedere il ragazzo che provava a fare la mia lista giocare a basket.
Mi stavo pentendo di aver accettato l'invito di Darcy però era stato dolce a chiedermelo e non volevo dirgli di no.
Ma anche loro! Perché non organizzavano le partite di martedì o mercoledì? Anche di giovedì andava benissimo, o in casi estremi potevano scegliere un lunedì o un venerdì.
Avrei comodamente continuato a dormire tra le coperte calde del mio letto, arrotolata tra le lenzuola e accomodata sul mio morbidissimo cuscino ma dovevo svegliarmi. Avevo promesso a Blaison che ci sarei andata.
Mi girai pigramente sul fianco sinistro in direzione del comodino, cercai con la mano il telefono picchiando più volte per trovarlo, lo accessi per vedere che ora fosse.
La luminosità dello schermo in contrasto al buio della mia camera mi infastidì la vista ma soprattutto...
ERO IN CLAMOROSO RITARDO!
Erano le 10.30 e la partita era iniziata già da mezz'ora. Il tempo di vestirmi, uscire e arrivare al campetto che mi sarei persa la partita... No! No! No!
In fretta e furia mi buttai dal letto, aprì i cassetti dell'armadio indecisa su cosa mettermi, optai per uno dei miei soliti outfit che appoggiai sul letto, corsi in bagno, mi lavai i denti, entrai nella doccia in fretta e per giunta fredda perché non avevo tempo per aspettare che l'acqua si facesse calda, mi vestì di corsa, mi pettinai al volo, infilai le scarpe, corsi al piano di sotto, inciampai sui gradini e mi precipitai fuori dalla porta.
Accidenti!
Mi ero persa la partita! Colpa mia e della mia pigrizia patologica.
Blaison si sarebbe arrabbiato o peggio, sarebbe rimasto deluso e aveva tutte le buoni ragioni per esserlo.
I giocatori non erano più in campo e non c'era molta gente sugli spalti.
Mi avvicinai di più alla rete metallica che circondava il campo intrecciando le mie mani ai fili, forse Blaison non se ne era ancora andato. Ma a chi volevo prendere in giro, se n'era andato.
Fu proprio mentre mi demoralizzavo e mi rimproveravo che lo vidi.
Indossava dei pantaloncini neri abbinati alla maglia della squadra, i capelli leggermente umidi da bagnargli il volto cosa che doveva aver notato anche lui dato che, con estrema disinvoltura, si alzò la maglietta e si asciugò.
Intanto io mi domandavo perché tra tanti ragazzi, l'unico che io considerassi bello era proprio Darcy. Avrei potuto considerare bello Jack come facevano tutte o Nate e invece no, io avevo una strana ossessione per Darcy Blaison.
E io mi chiedevo come questo fosse potuto succedere...
Eppure non era altissimo, né troppo muscoloso, non aveva alcun tratto del ragazzo che io mi ero sempre sognata ma in compenso aveva due fantastici occhi pericolosamente troppo verdi.
Forse era come diceva Red, i miei gusti erano parecchio discutibili.
Ero così immersa nei miei pensieri tanto che non mi accorsi che qualcuno mi stava chiamando.
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Mr. Player and I
Teen FictionLei, Leonora Ferres, secchiona e perfezionista, sogna il ragazzo ideale ma le piace uno che di ideale non ha proprio nulla. Lui, Darcy Blaison, idiota e imprevedibile, due occhi pericolosamente troppo verdi, un sorriso smagliante, carino... o almen...