Capitolo 2

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Joseph

Dopo tutto quel tempo finalmente era lì, davanti a me. Non mi interessava se era una schiava.

L'avrei amata per quella che era. Tutte le volte che ero venuto qui non l'avevo mai vista.

La guardai meglio. I suoi capelli neri come la pece le arrivavano leggermente sotto le spalle, i suoi occhi nocciola, davvero meravigliosi, erano ancora sgranati a causa delle tre lettere che avevo pronunciato prima.

Il suo corpo era coperto da una vestaglia lurida, molto lunga. Aveva dei lividi più o meno vistosi sulle parti del corpo visibili.

Mi girai verso Bjorn. "Bjorn!" Grugnii, facendo spaventare la mia compagna che indietreggiò di qualche passo.

Mi girai nuovamente verso di lei e, rivolgendole un sorriso dolce, dissi: "Non avere paura di me, non ti farei mai
del male, tra poco ce ne andremo di qui".

Lei mi guardò sconvolta, ma dopo poco, sentii la sua ansia placarsi. Mi girai e vidi quell'essere alzarsi e guardarmi in cagnesco.

"Ti metti a proteggere le schiave adesso?" Mi chiese, mentre si toccava la ferita sul volto. Ringhiai e mi avvicinai a lui.

"Pagherai per quello che le hai fatto" dissi a denti stretti. Lui mi rivolse un sorriso strano che mi fece aggrottare la fronte.

"Non mi dire" disse, guardando la mia compagna. "Non guardarla" ringhiai in modo da farlo spaventare.

"D'accordo" disse alzando le braccia in segno di resa.

"Jared, andiamocene" dissi rivolto al mio beta che era ancora seduto. Detto questo il diretto interessato si alzò e mi raggiunse.

"Pensi di poter andartene così?" Chiese Bjorn, avvicinandosi a me. "Certo, ora vattene se non vuoi morire" affermai, mentre i miei occhi diventavano rossi. Indietreggiò.

"Bene, a mai più" continuai, raggiungendo la mia compagna. Quest'ultima, appena mi vide, cominciò ad indietreggiare. Aggrottai la fronte.

"Non ti faccio del male" dissi, addolcendo il tono della mia voce. I suoi occhi nocciola incontrarono i miei, facendomi provare dei brividi di piacere.

Chiusi gli occhi e mi godetti quella splendida sensazione.

Dopodiché li riaprii e mi rivolsi completamente a lei. "Sei pronta a lasciare questo posto?" Domandai, assottigliando gli occhi.

Lei deglutì rumorosamente. "Devo servire il suo branco?" Mi chiese con voce flebile, mentre abbassava gli occhi.

"No" risposi semplicemente, avvicinandomi ulteriormente a lei. "Verrai a vivere con me" continuai, mentre un sorriso prendeva spazio sulle mie labbra.

Lei sgranò gli occhi e cominciò a tremare. "Bjorn mi ha venduta, non è così?" Chiese, cominciando a piangere.

"No, non ti ha venduta" sussurrai tristemente.
"Sei la mia compagna" continuai, aspettando una sua reazione.

Lei sgranò nuovamente gli occhi e boccheggiò.

"È impossibile" disse, cominciando a indietreggiare. "È la verità, credimi" replicai, facendo qualche passo ulteriore in avanti.

"Vieni" continuai, offrendole la mia mano.
Lei mi guardò per interminabili minuti, dopodiché, anche se titubante, la afferrò.

Sorrisi. "D'accordo, andiamo" dissi rivolgendomi a Jared. Cominciammo ad incamminarci, però la mia compagna si fermò.

"Che fai?" Le chiesi, raggiungendola.
"Non pensavo che avrei lasciato questo castello" disse sospirando e mugugnando di dolore.

"C'è qualcosa che non va?" Domandai preoccupato. "No, non è nulla" rispose, ricominciando ad incamminarsi.

Scossi la testa e la seguii fino all'uscita.
"Ce la fai a camminare?" Chiesi guardandola negli occhi. "Si" disse semplicemente.

«Bjorn è morto» pensai, cominciando a camminare, mentre con gli occhi controllavo la mia compagna.

Avevi dei lividi davvero scuri sulle braccia che cercava di coprire come poteva. "Come te li ha fatti?" Domandai, sperando mi rispondesse.

"Non ne voglio parlare" affermò senza guardarmi negli occhi. "Non preoccuparti" dissi con voce preoccupata, mentre ci inoltravamo nel bosco.

Stava diventando sera e il freddo cominciava a farsi sentire. Mi girai e la vidi tremare, così mi tolsi la giacca abbastanza pesante e gliela misi sulle spalle.

Girò il viso verso di me e sorrise. "Quando arriveremo a casa ti preparerò un bagno caldo" sussurrai, continuando a camminare mentre guardavo la luna.

"Dici davvero?" Mi chiese, con occhi brillanti di felicità. "Certo" risposi sorridendole e prendendole la mano.

Lei, con mio grande dispiacere, la ritirò subito.
"Scusa, è che non amo essere toccata" disse scrollando le spalle. Sospirai.

«Sarà dura» pensai, mentre in lontananza vedevo il castello. "Siamo quasi arrivati".

Lucinda

Dopo quelle parole alzai lo sguardo e intravidi un castello davvero bellissimo. Le sue mura erano di colore nero, un nero strano, opaco.

Le vetrate invece erano ampie e scure, mettevano inquietudine e paura. Speravo soltanto di non provare altro dolore.

Mi strinsi nella giacca e continuai a camminare. "Spero ti piaccia" mi disse il mio compagno, di cui non sapevo nemmeno il nome, ero solamente a conoscenza del fatto che fosse il Re.

"Si, è davvero bellissimo, anche se inquietante" soffiai guardandolo negli occhi. Erano davvero splendidi, di un'azzurro chiarissimo, del colore del ghiaccio.

"Non dovrai temere nulla, ci sarò sempre io al tuo fianco d'ora in poi" disse sorridendomi, mentre arrivavamo davanti all'enorme porta d'entrata.

Quest'ultima era di legno scuro, quasi nero.
Il mio compagno la aprì con una spinta della mano.

L'arredamento che mi si presentò davanti era di un'eleganza inaudita. Una scala maestosa portava al piano superiore, gli scalini erano ricoperti da un tappeto color dell'oro.

Era tutto molto raffinato, mi sentivo fuori posto. "D'accordo, andiamo in camera a riposarci" sussurrò il mio compagno, facendomi segno di seguirlo.

Percorremmo un lungo corridoio fatto di pietra
molto antica. Continuammo a camminare per pochi metri, fino ad arrivare davanti ad una porta nera.

"So che i colori non sono granché" affermò sghignazzando. Gli sorrisi.

"Oh, non preoccuparti" dissi togliendomi la giacca da intorno alle spalle. "D'accordo, entriamo" replicò aprendo la porta. La stanza che mi si presentò davanti era molto ampia e bella.

I muri, erano ovviamente di colore nero, il letto matrimoniale, posto al centro della stanza, era di colore bianco. C'era una vetrata ampia che faceva da sfondo a quest'ultima.

"Allora?" Mi chiese, aspettando con ansia e curiosità una mia risposta. "È stupenda" risposi felice.

Era la prima volta che ero felice. Lui mi sorrise.
"Beh, prima che vada a prepararti un bagno caldo, mi potresti dire come ti chiami?" Domandò, incamminandosi verso un'altra porta.

"Lucinda".


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Eccomiiiiiii

Piaciuto il capitolo?

Come vi sembra Lucinda?

Alla prossima!

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