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Dopo una lunga dormita, cerco di scendere dal letto ma grido per il dolore. Giuly lascia perdere il suo pasto e viene subito in mio soccorso "-Selly sei impazzita? Non puoi alzarti-". Lei guarda quel mucchio d'ossa che continua a piangere e poi guarda i miei occhi
"-Ok..voglio accontentarti, però stai attenta per favore-" spalancò gli occhi per l'orrore, odio il suo finto buonismo. Odiosa.
"Non osare dire cosa devo o non devo fare" non posso farci niente, non posso far finta di adorarla. Io non ho chiesto di avere una sorella, l'unico fratello che ho è Frank, ho sempre saputo di avere solo lui. E continuerà ad esserci solo lui per me.
"-Smettila-" la pena di cui lei prova ora, non mi affligge.

Vi sono pensieri che pensiamo; ma anche pensieri che ci pensano.

Lei è suscettibile, io ossessionata dalla libertà, costantemente concentrata a cercare una via di scampo.

Trascorrono intere giornate assorta in calcoli, e penso nel minimo dettaglio per allontanare Lyndon definitivamente da me e dalla mia famiglia.

Leonardo e io continuiamo a camminare per arrivare a scuola, finché uno dei suoi amici non gli batte sulla spalla.
"-Hey siete rimasti abbastanza. Vieni-" Leonardo fa un passo indietro, con espressione di sconfitta suo viso.
Il suo amico si avvia avanti "-Leo, andiamo!-"

Sono pronta. Senza essermi pettinata, nè guardata allo specchio.
Percorro il molo e mi affretto nelle strade invase dell'instancabile e martellante folla del lunedì mattina, migliaia di ragazzi che vanno a scuola senza guardarmi, senza parlare.

Arrivata a scuola mi fermo. La gente distoglie lo sguardo imbarazzata, due ragazzi impegnati a parlare al centro del cortile guardano ostinatamente altrove. Mi giro anche io per guardare cosa c'è di così tanto interessante stamattina da fossilizzare l'intera scuola.

Ogni passo fatto verso di lui è un battito in più che offro al mio cuore, non posso svenire ma è questa la sensazione che ho, mi sento rapita.

In quel momento tutta la gente che c'era intorno si e dissolta, come scomparsa.

Cercai come mi era stato insegnato, di distogliere lo sguardo da quello di Lyndon.

Un'immagine riflessa mi fa mancare il respiro: accanto a lui c'è una ragazza stupenda, di circa ventidue anni, in un vestito attillato gli sta aggrappata come una sanguisuga. Sbocconcellava qualcosa e lui ride.

-"Allora anche tu sei una fan?"-

Cosa? Cosa?

"Come prego?" Curvo le labbra all' in giù. Una ragazza leggermente più alta di me, mi guarda come se fossi un alieno, non capendo che l'alieno è proprio lei.

-"Vedo che lo osservi molto, lei è una blogger molto famosa e lui il suo nuovo ragazzo"- premo i palmi contro la mia gamba con maggiore forza.

Mi chiedo se è a conoscenza che solo due giorni prima, era con me. Curava me. Guardava me. Toccava me. E i suoi occhi volevano me. Nessun'altra. Me. Unicamente me.

Lui reca tutta la sua attenzione su di lei, io magicamente non esisto più. Lei? Lei non mi ha neanche vista.

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