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Prendo fiato, mi sistemo lo zaino sulla spalla e asciugando per finta il sudore sulla fronte.
"Speriamo bene" sussurro mentre apro la porta.

"-Signorina, sempre in ritardo. Ma una volta tanto c'è la darà la gioia di arrivare puntuale?- ecco come non detto. Il prof di matematica ne approfitta ogni volta per rimproverarmi, e il peggiore, mi odia dai primi tempi.  Ormai ci ho fatto l'abitudine.

"-Il cellulare, prego- Allunga una mano, dita affusolate e all'anulare un impotente pantera. Obbedisco.  Mi invita a sedermi è così faccio.

"-Dieci minuti a partire da adesso- Su quelle parole la porta di legno si chiude alle mie spalle. Pur negata in matematica, non mi serve la calcolatrice che ho 600 secondi a disposizione per svolgere per bene il compito.

Ma mentre i pensieri si avvolgono a spirale su questa prova, non mi accorgo che venti minuti sono già bruciati.

Esco in corridoio proprio mentre suona l'intervallo. Guardo indietro verso il bagno della scuola, il mio cuore martella.Theo uscirà da un momento all'altro. Non esiste alcuna ragione al mondo per cui voglia far sapere a Lyndon che sono qui con un uomo. Cercherà di provocare una scenata, e non ne ho voglia.
Non voglio dei problemi con Theo, già ne abbiamo avuti molti. Mi è stato vicino quando il mondo aveva da fare.

E diverso, non è come gli altri. Dentro di lui si nasconde un guerriero già prima che un deo entrasse nel suo corpo. E speciale e mi basta un sorriso per farmi stare più serena.

Serena, stai serena.

-Non potevo salutarti senza darti nemmeno un bacio- Cerco di sorridere. Theo brilla di una luce propria, e sereno e il suo sorriso placa per poco il dolore di averlo perso.

-Leonardo,come sta?- dice affondando la testa fra i miei morbidi capelli. Mi accarezza il collo con delicatezza. Questa è una delle domande più frequenti che mi pone al giorno; sembra come se gli importi più di Leonardo che di me, poi ogni volta mi dico di essere troppo diffidente e quindi di imparare a lasciarmi andare con lui. Lui non è Lyndon. Non ha secondi fini.

"Bene, grazie."

Cerco il suo sguardo. È un raggio di sole in una giornata in tempesta. Il suo sorriso riesce a calmarmi e, nonostante, lui sapesse che appartenevo a Lyndon non riuscì a sentirmi triste.

Prende il mio viso fra le sue mani e mi bacia.
-Come è difficile, sapere che lui è tornato. E il nostro futuro è nelle sue mani!- il suo viso è di vera tristezza. Non voglio allontanarmi da lui.

"Promettimi che faremo il possibile per restare, insieme." Sussurro, accarezzandogli una guancia.

Da lontano sento ringhiare, lo riconosco subito. Lyndon compare da dietro al muro.

-E giunto il momento, arrivederci amore- intreccia le dita alle mie per qualche secondo. Poi si gira e corre incontro al suo amico.

Oh cazzo, adesso cosa succede?

"Chi è stato distrutto
sa come distruggere."

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