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Dalla finestra, in prospettiva, vedo una sagoma che ormai riesco a riconoscere mio malgrado molto bene, poco dopo tiro un sosprio di sollievo quando vedo il viso conosciuto e dolce di Theo.

In casa c'è trambusto. La mamma scende le scale aggiustandosi i vestiti. In questo periodo non fa altro che fumare. Da quando è arrivato  Lyndon e nervosa,e lo conferma il fatto che appena al suono del campanello sobbalza, nel mentre scatta alla porta e mi lancia uno sguardo di fuoco "speriamo bene" piagnucola, il suo viso cambia espressione non appena vede Theo ben vestito, i suoi occhi scrutano me e sembrano brillare di gioia. Ah se solo sapesse.

"Oh.. Vedo che sei molto elegante Theo, ma d'altronde fai bene a curarti siccome mia figlia ha parecchi corteggiatori.." Theo si lascia sfuggire una risata amara, e lì mia madre si blocca forse ha capito che non è il caso.

"Tuo padre ci aspetta dai, andiamo" gettò un occhiataccia a mia madre, prendo la borsa di corsa e lascio scivolare la porta alle mie spalle.

Theo mi racconta che suo padre si era traferito a los Angeles per evitare di rivedere spesso luoghi che rappresentano per lui anni di sofferenze, complessi e brutti ricordi. Invece ora, con lo stupido lavoro era costretto a vedere weed stret ovunque, col suo municipio in mattoni azzurri, e tutti gli altri posti dove era cresciuto.

Dieci minuti dopo, con un lieve ritardo il signor Piter huort, ci ragginge. Lo troviamo fuori dall'auto incamiciato, che fissa il vuoto. Gli faccio cenno con la mano ma lui sembra non vedermi, Theo e già salito al lato del passeggiero mentre io sono indecisa se accomodarmi oppure no.

"Ti muovi o dobbiamo stare qui tutto il giorno?"
Finalmente! Credevo di invecchiare sul pianerettolo.

Il viaggio in macchina e tranquillo, anche se attraversare la seet tunnel è stato come percorrere il MoMa. Una specie di rontalo di sofferenza mi uscì dalla gola, non voglio mostrarmi debole davanti agli occhi di Theo ma certi ricordi fanno ancora male. Lui percepí il mio disagio a percorrere quella strada dove poco prima, Lyndon aveva cercato di spararci entrambi; mi poggia la mano sulla spalla staccandola dallo schienale.

Arriviamo. Posto bellissimo! Mi guardo intorno meravigliata da questo ristorante\albergo , e uno dei migliori nelle zone. Lo sempre ammirato da fuori, all'interno e ancora meglio di quello che credevo. Il signor piter e alla reception che chiede quando arriveranno gli ospiti, e non appena Theo si accorge che manca veramente poco giocherella distrattamente con la cravatta. E nervoso quanto il padre, osserei dire anche di più, non ne capisco il motivo. Forse per lui e davvero importante, magari e la svolta della sua vita.

I suoi occhi mi scrutano con attenzione, come se volesse dirmi qualcosa ma non riesce ad esprimersi e questo mi mette in agitazione costante. Pronuncia dei nomosilabi, tuttavia non riesco a decifrarli.
"Mi.. Mi dispiace forse era meglio che non venivi.." cosa? Mi sento cosi vulnerabile in questo momento, perché mai non sarei dovuta venire? Mi sento offesa, non me lo sarei aspettata da lui. Prima fa di tutto per avermi al suo fianco e poi, si comporta in questo modo scurrile.

"No.. Non volevo dire questo" ho sentito abbastanza, mi alzo di corsa dal divanetto dov'ero poco prima seduta, mi radizzo il vestito, lo guardo storto e lo lascio lì da solo.

"Selly..."

"Selly"  il signor Piter, inarca un soprscciglio, stupito. Si stava dimostrando davvero un signore gentile, ho addirittura esitato a dire che e lo stesso del racconto di Theo. Gli sorrido e afferrò la mano che lui mi sta porgendo.

"Ci saranno i signori Gravent, sarai lieta di conoscerli vedrai, loro potranno inserirti in un buon riformatorio.. Sai loro sono una delle famiglie più ricche in città, non a caso e il mio capo."

Non appena sento quel cognome, il mio cuore perde un battito, la vista si fa più opaca. Non riesco a betabolizare il tutto.

"No...no" sento dire a Theo in lontananza.
"E tutta colpa mia, lei non era ancora pronta a tutto questo"

Non appena sento queste parole il mio cervello si accende, e come se fosse scatata una lampadina nella mia testa. E se questa cena, potrebbe diventare la mia più grande rivincita su Lyndon? E se invece della lampadina, non faccio scoppiare una vera e propria bomba nel cuore del mio più grande persecuitore e non altro più grande nemico di sempre?

Mi consola il fatto che non giorno dovrà morire, e prima di allora io sarò il suo inferno.

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