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*SAM POV*

Ian mi tiene ancora in spalla, siamo usciti del bosco, ormai e siamo nel giardino di casa sua, ci dirigiamo verso la porta. Il silenzio che ci avvolge è terribile e pesa enormemente. So bene chi era quel lupo, so bene anche il perchè fosse qui. Mi scappa un singhiozzo e subito mi porto una mano alla bocca per cercare di zittirlo. I capelli rossi mi si appiccicano al volto grazie alla colla salata che sono le lacrime che scendono senza freno bagnando il colletto della maglietta e l' erba su cui uno silenzioso Ian Torres cammina senza emettere rumori. I suoi passi sono felpati come non sono in grado di nasconderli io, il suo respiro, benchè abbia fatto molta strada con una persona in spalla, non si sente minimamente. Apre di scatto la porta facendomi sbattere la testa contro la parete dell' ingresso. Un altro singhiozzo. Stavolta reagisce con un grugnito. A grandi passi raggiunge il salotto, mi scaraventa su una poltrona foderata di rosso davanti al caminetto e mi si mette davanti. Mi raggomitolo contro lo schienale, scossa da violenti singhiozzi. -Cosa ti avevo detto di non fare Sam?- chiede con la sua voce roca.

Come risposta mi lascio scappare un altro singhiozzo, e mi stringo di pìu nella poltrona, bagnandola di lacrime sincere.

-Cosa ti avevo detto di non fare, Sam?- richiede cercando di tenere una voce calma anche se si nota che sta per scoppiare dalla rabbia. Non rispondo. Non ci riesco. 

-Nessuna risposta? Bene. Ti avevo ordinato di NON ENTRARE NELLA FORESTA!-

-NON VOLEVI CHE LA INCONTRASSI VERO?- urlo sollevando la testa per guardarlo dritto negli occhi, attraverso le lacrime.

Lui sembra bloccarsi. Il silenzio avvolge il salotto, interrotto irregolarmente dai miei singhiozzi. Ian è immobile, sembra indeciso sul da farsi.

-Asciugati le lacrime, sei disgustosa!-

-NON CAMBIARE DISCORSO!-

-Chiariamo una cosa: TU NON DAI ORDINI!-

-DEFICENTE!- mi scaglio su di lui che con molta tranquillità mi prende per le spalle e me le stringe fino a farmi male. Urlo. Non solo perchè mi fa male, ma anche perchè la sua calma, il suo menefreghismo sono la prova valida del fatto che non ha un briciolo di umanità, o almeno non gli è più rimasta.

Altre lacrime mi rigano le guance già bagnate, cadono poi sulle mani di Ian che però non smette di stringere la presa sempre più forte. Mi sbatte con la schiena a terra, poi senza sforzo mi scaraventa contro il muro. Tutto si fa sfuocato, ma lotto per restare sveglia, era successa una cosa simile quando avevo dieci anni, dei bulli di un Clan vicino mi avevano aggredita, erano venuti in mio soccorso Rey e un suo amico. Io non ero riuscita a difendermi. Semplicemente non sono capace di alzare le mani contro gli altri. O almeno, non con la speranza di fare del male. E poi cedo. Il buio si impossessa della stanza e nessun rumore si sente più.


-Sì, bè, è vero, non volevo che ti incontrassi con lei. La prossima volta metterò delle guardie a spiarti, e non andrai più nella foresta.-

Riapro lentamente gli occhi. Sono su un letto. Mi rizzo a sedere. Ian è appoggiato al muro, impassibile, mi fissa con i suoi occhi senza profondità.

-Allora lo ammetti.- sussurro ansante, respirando a fatica. Mi passo una mano tra i capelli, spostando delle ciocche da davanti gli occhi.

-Non la dovrai incontrare più.-

-Come sta lei? Dov' è?-

-Fuggita! Ma sono sicuro che tornerà. Una cosa è certa, non avrà vita facile. Sono entrati nel nostro territorio, lei e il suo amichetto. E nessuno, deve entrare nel nostro territorio!-

Le Gemelle Dei Branchi RivaliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora