5-Party

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Ginny's P.OV

Sono passati due giorni da la mia litigata con i miei e le cose vanno sempre peggio. Mio padre questa volta sembra irremovibile e non capisco come mai non mi difenda come le altre volte. Cosa ho fatto di tanto sbagliato questa volta?

I miei mi hanno confiscato tutto, persino il televisore nella mia stanza. E io cosa faccio senza l'elettronica? Non hanno pensato che mi potrebbe venire un infarto da un momento all'altro e che loro sarebbero i responsabili della mia morte?
Come se non bastasse, i miei hanno anche chiamato l'autista di famiglia, Greg, mi pare si chiami, per portarmi a scuola per poi ritornare all'uscita. Ho perso ogni forma di libertà, più ci penso e più in me monta la rabbia e lo sconforto.

Proprio per questo ho deciso di andare alla festa contro la loro volontà e di fare quello che mi pare, senza pensare alle conseguenze per una volta. Sempre entro certi limiti peró.

"Tutto bene, signorina?" Mi dice Greg guardandomi con circospezione.

"No, che non va bene. Non ho bisogno dell'autista per andare e tornare da scuola, non ho più cinque anni." Mi lamento sbattendo i piedi.

"Si, ma da come si sta lamentando lo sembra." Mi deride lui.

"Sa vero che per quello che mi ha detto potrei convinvere mio padre a farlo licenziare?" Gli dico ridacchiando sotto i baffi. Ammetto che il pensiero mi aveva già sfiorato varie volte, ma non sono così cattiva, non posso di certo far licenziare un uomo solo perché sta eseguendo gli ordini di mio padre.

"Non credo proprio, io e suo padre ci conosciamo da anni e non penso che riuscirebbe mai a convinverlo a fare una cosa simile." Mi risponde lui, per niente turbato dalla mia affermazione.

"Come vi siete conosciuti?" Gli chiedo poi cercando di fare conoscenza. Infondo sono senza cellulare e dovo resistere 20 minuti in macchina con sto tipo, tanto vale fare conoscenza.

"Al liceo, anche se ci odiavamo."sorride al ricordo

"Come mai?" Chiedo incuriosita da questa storia.

"Entrambi eravamo innamorati della stessa ragazza e a lei piaceva stare con entrambi." Mi dice mentre percepisco il tono tagliente della sua voce.

"E come è finita?" Chiedo sperando che la ragazza in questione non sia mia madre.

"Alla fine abbiamo deciso di lasciarla entrambi, ma ammetto che vorrei non averlo mai fatto. Nonostante lei mi abbia fatto del male è stata come una ventata di aria fresca nella mia vita." Dice e rivedo nuovamente il suo sguardo malinconico, sicuramente preso da qualche vecchio ricordo che ancora brucia sulla sua pelle. Ed è in questi momenti che spero vivamente che io e Carter non ci lasceremo mai, perché so che lui è l'uomo perfetto per me e non potrei avere di meglio. Sono sicura che qualcun'altro mi farebbe soltanto soffrire, proprio come Greg in questo momento.

Nella macchina cala un silenzio imbarazzante e nessuno dei due ha il coraggio di dire un altra parola, troppo presi dai nostri pensieri.

"Siamo arrivati." Dice lui scendendo dall'auto e aprendo la portiera anche per me. Sbuffo e lo seguo in casa. Ho sempre odiato il modo in cui mi trattano i nostri dipendenti. È come se per loro io fossi fatta di cristallo e avessi bisogno di protezione.

"Puoi andare Greg." Lo congedo mentre salgo le scale, diretta al piano di sopra. 

"Mi saluti i suoi genitori signorina, arrivederci." Mi saluta poi andandosene mentre io sbuffo nuovamente. Odio il fatto che mi dia del lei e nonostante gli ho chiesto varie volte di non farlo, lui continua.

"Mamma, papà." Urlo poi attendendo una risposta. Gioisco mentalmente quando non li vedo da nessuna parte e subito mi precipito in camera dei miei cercando il mio computer. So che il telefono non è qui, dovunque siano andati i miei genitori se lo sono portato con se, ma trovo abbastanza improbabile che abbiano fatto lo stesso anche con il computer e la tv al plasma.

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