2-Benvenuti nella mia vita

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Harry's P.O.V

Mi siedo per l'ennesima volta su quella sedia troppo scomoda e rilascio un sospiro, abbattuto di fronte alla scena che mi trovo dinanzi.
Mia madre è lì, stesa su quel letto ospedaliero da un tempo che a me pare interminabile anchese sono passati solo pochi mesi dal suo incidente.

Una macchina l'ha investita mentre lei si recava al lavoro come ogni giorno.
I paramedici ci hanno avvertiti del suo incidente e immediatamente io e mio padre ci siamo precipitati in ospedale e l'abbiamo trovata esattamente come adesso. Stesa su questo oribile e asettico letto con miliardi di tubi e flebo attaccati in ogni parte del corpo.
E come ogni giorno la vista di tutti quei macchinari per tenerla in vita mi spiazza, come un tsunami che distrugge tutto ciò che è sulla sua strada e ti lascia, li senza poter fare nulla se non aspettare il momento dell'impatto con l'acqua. Puoi correre, scappare, nasconderti, ma alla fine ti troverà sempre.
Continuo a chiedermi "E se una di queste macchine dovesse smettere di funzionare per un guasto?" "E se dovesse smettere di respirare all'improvviso e i medici non potessero fare più nulla?" Non so se sopravviverei a tutto questo.

La guardo e le prendo la mano dolcemente sperando che dovunque sia possa sentire ciò che ho da dire.

"Sai mamma, se qualche mese fa mi avresti detto che saresti finita su un letto di ospedlae e che io ti avrei accarezzato la mano dolcemente parlandoti di come va la mia vita, mi sarei messo a ridere e non avrei smesso per almeno 5 minuti.
Ti avrei detto che non era possibile una cosa del genere e che mai nella mia vita avrei parlato ad una persona in coma, che le storie sul fatto che la diretta interessata potesse sentirti erano solo questo: storie basate su cazzate e non su prove scientifiche ed invece eccomi qui a fare esattamente il contrario." Dico con una risata che peró non aveva nulla di allegro.

"Poi ti ti avrei detto di non pensare mai più ad una cosa del genere e me ne sarei andato senza salutarti, senza abbracciarti, senza fare nulla. Così come ho fatto anche il giorno del tuo incidente. E credimi non so quanto darei adesso per avertelo dato quel giorno un abbracio e avrei voluto che mi stringessi più forte e che non mi lasciassi andare mai, ma non l'ho fatto e non c'è giorno in cui questo rimorso non mi distrugga. Perdonami mamma, perdonami." dico sull'orlo delle lacrime fuggendo dalla stanza prima che possa piangere.
Non poso farlo, devo essere forte per tutti.
Per mio pade che è distrutto ogni giorno di più, per mio fratello più piccolo che pensa che la mamma sia andata ad un viaggio di lavoro ed infine anche per lei. Perché non avrebbe voluto vedermi piangere e perché sono sicuro che se mi vedesse in qiesto stato mi direbbe che era un miraggio quello che stava vedendo ed infine sarebbe corsa ad abbracciarmi dicendomi che tutto sarebbe andato bene mentre io mi ribellavo dalla sua presa.
Nella mia mente sembra cosi reale questa scena.

Esco dall'ospedale e cerco un modo per svagarmi da tutto. Subito mi passa per la mente l'ide di farmi qualche canna per rilassarmi, ma non posso, non voglio che mio padre mi vesa in quelle condizioni, non voglio essere uno dei suoi tanti problemi da risolvere.
Prendo una sigaretta dal mio pacchetto di Marlboro e ne fumo una nel tentativo di calmarmi. Purtroppo però la sigaretta serve a ben poco, se non a far aumentare il mio malessere.

Maledizione, perché non si sveglia?
Contunuo a chiedermi questo mentre camino sempre più nervoso tra le familiari vie di casa mia.
Stanco di tutta questa situazione, tiro un pugno al muro che viene poi seguito da un altro e da un altro ancora. Ho le nocche sporche di sangue, ma non mi importa perché adesso la rabbia vince su tutto.
Persino sulla mia mente e sulla mia ragione.

E la cosa divertente è che se avessi visto qualcuno per strada fare quello che ho fatto io l'avrei preso per pazzo e adesso sono io il primo a farlo.
O sono io che sono incoerente o forse sono veramente pazzo.

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