Capitolo 12

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«Non vedo l'ora che Edda vada via»

Il broncio di Kathrein fece ghignare di divertimento Dietrich.

Seduta al suo fianco osservava una Berlino dormiente scorrere fuori dal finestrino, alternando edifici importanti presidiati dai carri armati tedeschi e zone lasciate in ombra, spente e perse nella cupezza della notte.

Assunse un'aria contrariata di fronte al sorriso sornione dell'uomo e colpì giocosamente il suo braccio.

Dietrich la osservò con curiosità, interrogandola con lo sguardo.

«Non è divertente il modo in cui quella donna ci prova così spudoratamente con te» proferì, voltando il viso verso la strada e incrociando le braccia sotto il suo seno.

Cercò di assumere un'espressione severa, la più credibile possibile. Eppure il suo tentativo di sembrare arrabbiata sortì l'effetto contrario sull'uomo, divertendolo.

«Infatti sono il tuo atteggiamento da bambina e la tua gelosia ad esserlo» asserì Dietrich mentre abbassava il finestrino affinché il fumo della sigaretta che si era appena acceso non ristagnasse all'interno dell'abitacolo.

Kathrein non colse l'ironia nelle sue parole e fece per dare nuovamente un colpetto al suo avambraccio. Dietrich fu più veloce e l'anticipò, bloccando con fermezza il suo polso e tirandola più vicino al suo corpo.

Gettò la sigaretta fuori dal finestrino, sebbene fosse quasi totalmente integra. Poi portò quella stessa mano ad accarezzare la coscia di Kathrein, mentre con la destra continuava a stringere il suo polso.

Osservò rapita i suoi gesti e l'intensità con cui fosse capace di ammaliarla, catturando la sua attenzione, la destabilizzò. Il contatto con la sua mano bruciò prepotentemente sulla sua gamba, trapassando la stoffa del vestito.

Lentamente e con delicatezza Dietrich la fece scivolare sotto al suo mento, sollevandone il viso e scontrandosi con le sue iridi azzurre.

Sarebbero bastati pochi centimetri ai loro visi per colmare la distanza che li separava.

Per interminabili secondi i loro sguardi si cercarono, scaturendo brividi lungo la schiena di Kathrein. Dopo attimi infiniti vide Dietrich posare gli occhi sulle sue labbra ed immediatamente la tirò a sé.

Le sue labbra fameliche catturarono quelle di Kathrein in un bacio delicato, affondando la mano nei suoi morbidi capelli e stringendola intorno alla nuca per tenerla stretta a lui in un abbraccio di amore e possessione al contempo.

Per lunghi giorni aveva immaginato di rivedere Dietrich e di baciarlo senza più quei freni e quella timidezza di quando era ancora una bambina, ma con la stessa audacia di una donna pronta a donare tutto l'amore possibile, tutta se stessa e tutto il suo corpo.

Quando si furono staccati per riprendere fiato rimasero comunque a pochi centimetri di distanza.

Kathrein sorrise vittoriosa e soffiò sulle sue labbra:

«Io non sono gelosa, sei già mio» mentre faceva scivolare una mano lungo l'inguine dell'uomo.

L'uomo la guardò sorpreso da così tanta intraprendenza. Nonostante fossero stati insieme già altre volte, raramente Kathrein aveva preso iniziativa in modo così disinibito.

«Sei una strega» mormorò prima che la ragazza cominciasse a mordere il suo labbro inferiore.

Diede poi piccoli baci sulla sua mandibola, crogiolandosi nel fresco profumo di menta e tabacco dell'uomo, scendendo nell'incavo tra il collo e la spalla e iniziando a lambire con morsi e baci la parte di pelle lasciata scoperta dalla camicia bianca.

I segreti del Terzo ReichDove le storie prendono vita. Scoprilo ora