1- Ordini

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Ricordo ancora la fredda giornata di settembre, il sferzava dolorosamente sulla mia pelle umana mentre correvo con mio fratello verso la nostra abitazione.
Ovvero la capanna di legno che definivamo casa.
Ci era arrivata voce che nostra madre fosse nei guai ed era un dovere morale per noi andare a sistemare la faccenda.
Per poi inesorabilmente e miseramente fallire.
Giungemmo sul luogo quando era già morta.
Fredda e rigida come il ghiaccio.
Ricordo nitidamente che Alec dormì ben poco le notti successive, a causa delle mie urla.
Il suo corpo straziato appariva nei miei sogni, targato come mio errore.
Ero infatti troppo occupata a lamentarmi del mio fidanzato dell'epoca con mio fratello che vegliare su di lei.
Era una strega, la sua vulnerabilità era alle stelle.
Ed entrambi ne eravamo consapevoli, semplicemente troppi giovani per portare un tale fardello sulle spalle esili.

Ricordo che diedero ad Alec un ultimatum, se ce ne fossimo andati in meno di 24 ore, saremmo stati liberi.

Inutile dire che fu una trappola, un escamotage per tenerci calmi e innocui.

Quando i miei polsi sanguinanti vennero legati a un sudicio tronco fu piuttosto chiaro ad entrambi.

Nessuno provava pietà ed era palese che saremmo arsi vivi come tacchino arrosto, una sorte peggiore di quella che capitò alla nostra creatrice.

Ma, il destino scuse apparentemente di graziarci.

Apparentemente, poiché diventare mostri non è l'ambizione di nessuno.

Ricordo che, mentre i miseri stracci che indossavo prendevano fuoco, quando gli spettatori mi osservavano bramosi come se fossi una bestia da circo, desiderai solo ripagarli con la stessa moneta, sentirli urlare a loro volta e godere dei loro immensi e indissolubili dolori.

Sorprendentemente ottenni ciò che desideravo.

Aro, ovvero l' essere per me più vicino a un padre, non appena lo conobbi, mi spiegò alla perfezione in cosa consisteva il mio dono, che divenne successivamente una condanna.

Chiamatasi illusione mentale di combustione, mi permette di provocare dolori atroci, comparabili a quelli che testai sulla mi stessa pelle su chiunque sia oggetto del mio odio, o del mio fastidio.

Inizialmente sembrai a tutti la ''gallina dalle uova d'oro'', infatti i Volturi riuscirono ad evitare numerose perdite grazie a me e al mio gemello, ma, questo potere non giovò affatto alla mia esistenza.

Mi basta essere leggermente indisposta verso un atteggiamento altrui, anche con persone care, come il mio amato gemello, per liberare l' oscura magia inconsapevolmente, innegabilmente, senza alcun tipo di controllo.

Ciò, ovviamente, mi ha portato ad isolarmi ogni giorno di più, fino a trovare pace solo nell' idilliaco silenzio della mia stanza, annoiandomi per il bene altrui.

Ed è per questo motivo che sono seduta sulla poltroncina di velluto di fronte allo specchio, mentre osservandomi penso se Alec riuscirà mai a perdonarmi, a superare la scelta che ho preso a scopo di porre fine a questi tormenti.
Non mi nutro da giorni, mi baserà solo desiderare di farmi del male, riflettendo tutto l'odio che provo per me stessa, sperando che funzioni.
-Dolore.- sibilo, pensando a tutto il male provocato, a quanto mostruosa io sia diventata, a come la mia vita abbia realmente smesso di finire quando avevo solo sedici anni, troppi pochi per capire quanto in realtà valesse.
Attendo qualche secondo, pregando che qualcosa accada, qualsiasi cosa.
Ed è in quel momento che mi sento ancora più in colpa.
Quando agonizzando sul duro e gelido marmo bianco mi sento come se il mio corpo non mi appartenesse più, percossa da dolori che mi fanno urlare.
Ma non mi sembra di compiere il gesto con la bocca, sono frastornata, partecipe al momento come in terza persona, come se l'essere contratto sul pavimento sia una persona qualunque, una delle mie vittime.
È terribile, mi trovo incapace di perdere conoscenza, incapace di vivere, incapace di morire.
Ed è in questo momento che sento dei passi a 20 metri.
10 metri ora, ho attirato l'attenzione di qualcuno.
Spero vivamente non sia Alec, e forse ho ragione, non ho infatti la capacità di rivelare la scia di questo vampiro, chissà che non sia Aro.
-Jane!-
Esclama il nuovo arrivato, osservo i suoi piedi, avvolti in scarponcini neri pece.
-Caius.-
Mi ritrovo a sibilare , indecisa se pentirmi del tentato sucidio o di aver fallito anche in esso e soffrire anche fisicamente, ora.
Improvvisamente, mi sento premuta verso il pavimento e lentamente il dolore si attenua.
Caius mi si è lanciato addosso e ora mi sta stringendo tra le sue braccia, il suo corpo fa da tramite per il mio potere, infatti successivamente si contorce a terra a sua volta.
-No!-
Urlo, incrociando i miei occhi rossi nello specchio.
-Basta! Basta!-
Continuo esasperata, rompendolo con un pugno.
Caius sembra calmarsi.
Rimango in attesa, sperando che sia finita, aspettando che si alzi.
Probabilmente mi punirà per avergli fatto del male e otterrò la fine dei miei tormenti ugualmente.
Staremo a vedere.

Staremo a vedere

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