Vi ho parlato della mia paura degli aghi e delle vene, quindi potete facilmente immaginare la cosa peggiore che può accadermi.
Esatto.
Sí, proprio quello, il male puro.
LE ANALISI DEL SANGUE.
Ok, tutto é nato per colpa della mia stanchezza. Non era semplice pigrizia o mancanza di sonno (dormo minimo otto ore a notte) ma stanchezza vera e ingiustificata.
Così, mia madre va dalla dottoressa a mia insaputa e le spiega i sintomi.Ipotesi: forse sono anemica.
Risultato: devo fare le analisi.Fu così che mi presi una settimana di tempo. Il sabato seguente sarei dovuta andare a fare le analisi.
La mattina del grande giorno, convinta di aver superato la mia paura, vado al centro analisi accompagnata da mio padre.
Tiro su la manica, mi mettono il laccetto...
"No."
"Dai, forza, che arrivi in ritardo a scuola e c'é pure la fila. Vedi di muoverti." Dice mio padre.
"Hai molta paura?" Chiede gentilmente l'infermiera.
Annuisco. Lei continua: "E che cosa ti spaventa?"
"Non lo so...mi fanno impressione le vene, credo..."
Lei: "Cioè...ti fa paura una parte del corpo...che abbiamo tutti..."
Io: *penso* SÍ, HAI QUALCHE PROBLEMA?
*dico* Lo so che è strano...non ce la faccio...
Mio padre: "Se non le vuoi fare, andiamocene e basta. Mi stai solo facendo perdere tempo."
Mi alzo, tolgo il laccio. Con gli occhi a terra, metto il giubbotto e sento già le lacrime che pizzicano gli occhi.
Mio padre si scusa e io vado in sala d'attesa senza dire nulla.
Accanto a me c'è un'anziana signora tutta impellicciata. Mi guarda, ridendo senza cattiveria della mia paura."Ti hanno fatto male?" Chiede.
Io vorrei gridare, distruggere qualcosa, ma mi limito a scuotere la testa. Arriva mio padre.
"Forza, dai, torna dentro. Devi farle."
"Lo so, ma io..."
"No, ascolta, se devi piangere andiamo. Non le fai, pazienza. Poi, quando ti attaccano una flebo all'ospedale, rimpiangerai questo momento."
Mi alzo, mi metto la sciarpa e inizio a scendere le scale, piangendo in silenzio.
Salgo in macchina e torniamo a casa.Entro senza salutare, mi limito a chiudermi in camera.
Sento i miei genitori che parlano, mia madre che si arrabbia. Poi mi chiamano in cucina, mi porgono dei biscotti.
"Mangia" dice aspramente mia madre "Non fa niente."
Passa una settimana orribile, di sensi di colpa e di paura. Paura degli aghi ma soprattutto paura di avere l'anemia. Arrivata a giovedì, ormai ho deciso.
"Mamma, sabato andiamo a fare questo benedetto prelievo" esordisco "Ma stavolta vieni tu."
"Sei sicura?"
"No, ma devo."
Sabato mattina, mi sveglio venti minuti prima del solito. Voglio sbrigarmi, voglio che tutto questo finisca il prima possibile. Arriviamo al centro analisi alle 8:15, non c'è ancora nessuno in sala d'attesa.
Non c'è la stessa infermiera dell'altro sabato.Tiro su la manica, mi mette il laccio. Esito, ma mia madre mi tiene per mano e fa in modo che non mi muova. Stringo gli occhi e poi sento il pizzicore.
"Fa malissimo" Dico, più che altro per sfogo.
Dopo un tempo che sembra infinito, finalmente estrae l'ago e mette il cotone.
Mamma mi guarda sorridente e mi aiuta a mettere il giubbotto.
Torniamo in sala d'attesa, mi siedo e faccio un respiro profondo.
Ce l'ho fatta.
Ce l'ho fatta!"Brava, tesoro." Mi dice la mamma. "Va tutto bene? Ti gira la testa?"
"No, no, andiamo, non voglio fare tardi a scuola."
Usciamo dalla sala d'attesa e ci avviamo verso le scale, ma a metà strada inizia a girarmi la testa.
"Mamma..." sussurro "Devo sedermi..."
Mi aiuta a sedermi su alcune sedie che ci sono in corridoio, e io mi tolgo la sciarpa. Mi sento svenire, non stavo così male da anni e vorrei solo sentirmi meglio. Mia madre mi dà delle caramelle all'arancia e poi mi fa vento con un foglietto, cercando di farmi alzare la pressione. Ho spesso la pressione bassa, ma odio quando scende così tanto.
Finalmente mi sento meglio e riesco a scendere le scale.
"Ti porto al bar, tesoro" dice mamma "Ti meriti una bella colazione."Andiamo al bar vicino la scuola e prendo un cappuccino zuccheratissimo con un cornetto al cioccolato. Poi mamma me ne compra un altro da portare via, che mangerò a scuola all'intervallo.
Mamma mi firma sul diario la giustificazione per l'entrata alla seconda ora, poi mi lascia a scuola con un sorriso.
Ce l'ho fatta! Sono riuscita a superare la mia più grande paura!
Salgo le scale e mi dirigo verso la mia classe. Incontro crush (che, per la cronaca, non è più lo stesso dell'estate scorsa, poi vi spiego) e, come ogni giorno, mi chiedo se sia o meno un semidio figlio di Afrodite.
Non so se oggi sia il mio giorno fortunato, ma lui mi sorride e dice: "Mi sembrava strano che oggi non c'eri."Gli sorrido e, col cuore a mille, vado verso le mie amiche, che sono tutte in corridoio per il cambio dell'ora. Mi salutano sorridenti e mi abbracciano.
Passano due giorni, finalmente arrivano i risultati e, con loro, altre gioie. Non sono anemica, la mia stanchezza è dovuta alla carenza di alcune vitamine e basteranno degli integratori.
Non ho parole per descrivere quanto mi sento bene.
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Ok, non ho mai scritto un capitolo del genere, ma era il modo migliore per raccontarvi ciò che è successo negli ultimi giorni.
Vi assicuro che è tutto vero, anche se sembra incredibile che crush era felice di vedermi.Grazie per aver letto fin qui e chiedo a chiunque abbia cinque minuti di tempo di darmi il suo sincero parere riguardo al mio modo di scrivere (accetto critiche e insulti, scatenatevi😂❤).
Goodbye❤
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DISAGIO
RandomAttenzione: storia ad alto contenuto di Disagio. Io vi ho avvertiti. PS. SIETE DEGLI IPPOGRIFI BELLISSIMIH