Capitolo 1

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Downtown Portland - Oregon, 2012.

Nathan

Parcheggio l'auto davanti al giardino della nostra nuova abitazione, un edificio di due piani con entrata indipendente e un piccolo cancello che conduce alla porta d'ingresso rossa.

«Finalmente siamo a casa!» Esclama Jasmine, la meravigliosa ragazza al mio fianco dagli occhi che riflettono il cielo d'estate, nei quali amo specchiarmi, contornati da dei sottili fili ramati che ne compongono la chioma fluente; ha un neo sulla guancia destra, e le labbra a cuore con un filo di rossetto, alle quali non so resistere.

«Nathan?» Mi chiama per ottenere la mia attenzione, un dolce sorriso le illumina il volto.

Le sfioro una ciocca di capelli e, con un gesto delicato, le schiocco un bacio sulle labbra. «Sì, piccola, adesso finiamo di sistemare le nostre ultime cose», dico scendendo dall'auto, seguito subito dopo da lei. Prendo dal bagagliaio gli ultimi scatoloni e, oltrepassando il piccolo e stretto piazzale contornato da aiuole, raggiungo la soglia d'ingresso. Spingo la porta di casa ed entrando, il rumore dei miei passi echeggia leggermente sul pavimento di ceramica bianco. Un odore denso di chiuso e stantio mi investe, quindi cerco una finestra che apro subito per areare un po' l'ambiente.

Jasmine, oramai sfinita a causa della grande quantità di scatoloni che ha dovuto portare e dopo aver sistemato alcune cose, si siede su uno dei divani dal taglio geometrico, di un bianco purissimo.
Passo davanti ai divani in pelle disposti vicino a un tavolino, di fianco al quale c'è una libreria su cui sono esposti i libri e i miei trofei vinti al poligono di tiro, già sistemati da Jasmine solo pochi secondi prima.
Su un ripiano alla mia destra, invece, si trova la TV a schermo piatto della Hisense, perfetta per seguire i film e le partite durante le serate invernali sul divano con il plaid sulle gambe.
Invece da bere, solitamente, una cioccolata calda accompagnata dalle coccole della mia Jasmine, cosa potrei desiderare di più?

«Amore, intanto preparo qualcosa da mangiare, ti va se faccio i panini con hamburger e insalata?» Mi interpella Jasmine all'improvviso, interrompendo i miei pensieri.
«Tesoro, aspetta un attimo. Il tempo di finire di sistemare alcune delle mie cose e ti raggiungo», dico mentre prendo gli scatoloni in mano che ho appena portato dentro e iniziando a salire le scale. Tanto che sono felice fischietto.
Apro la porta della camera da letto, con una mano libera ed entro nella stanza, nel frattempo che tengo saldi i contenitori con l'altra mano.

Avanzo verso il letto a cassettone color champagne, Jasmine se n'è proprio innamorata quando l'abbiamo comprato: mi disse che non avrebbe dormito in un altro letto se non quello. Sorrido al ricordo di quel pomeriggio. Apro gli scatoloni e inizio a sistemare le mie cose nell'armadio a due ante color panna. Fatalità trovo la foto che ritrae me insieme alla mia ragazza e sorrido, appoggiandola infine sul comodino vicino al letto.
Sento il mio cellulare squillare, e noto sul display una video chiamata da parte di mia madre. Alla fine decido di rispondere.

«Ciao, tesoro, com'è andato il viaggio? Sicuramente sarete stanchi. E la casa vi piace?» Domanda con trepidazione la donna dall'altra parte dello schermo, la quale sorride, i capelli biondo cenere che le ricadono sulle spalle, nel frattempo che mi osserva con i suoi occhi azzurri identici ai miei.
«Sì, mamma, siamo arrivati da poco. Il viaggio è andato bene, in fondo non siamo molto distanti da Healy Heights, Southwest Hills. La casa comunque è stupenda! Sono felice, mamma, ti voglio bene, salutami papà», rispondo cercando di smorzare la conversazione, poiché mia madre ha un piccolo difetto: è eccessivamente loquace e troppo apprensiva.

«Va bene, allora ci sentiamo, ciao tesoro. Anch'io te ne voglio, ti saluterò papà, non preoccuparti, tu salutami Jasmine, ciao», saluta alla fine, riattacando prima che possa farlo io.
Terminata la video chiamata sorrido e mi volto verso la porta socchiusa, pronto per uscire dalla stanza e scendere in soggiorno. Vedo Jasmine, intenta a poggiare i piatti sul tavolo: i panini con hamburger di black angus e l'insalata iceberg sono già pronti e la Coca Cola fresca è nei bicchieri con il ghiaccio.

«Ehi, piccola, eccomi qui!» Esclamo sorridendo. Pranziamo circondati in un'atmosfera serena fino a quando il NBC News trasmette una notizia che interrompe e sconvolge la nostra armonia.
«Ancora nessuna traccia di Samantha Donovan, la ragazza ventiduenne di Portland, di cui non si ha più avuto sue notizie. Purtroppo la polizia non è riuscita ancora a trovare delle tracce della giovane e nemmeno del suo rapitore. Il caso è ancora irrisolto. Secondo alcune informazioni, il giudice Simon Lawrence ha accolto la richiesta dei genitori della ragazza di riaprire le indagini. Speriamo che questa volta gli agenti possano fare luce su questo caso.»

Sullo schermo della TV viene inquadrata una foto della giovane.
Ha dei lunghi capelli castani con mèches ramate e due profondi occhi azzurri, un naso alla greca che rende il viso armonioso, un sorriso smagliante sulle labbra e le guance rosee.
A primo impatto ho la sensazione di conoscerla, nel senso che ha qualcosa di familiare, ma non ne sono sicuro.
Ammetto che sembra una ragazza semplice, bella, che ama la vita, ma nel vedere quella foto sorridente, stranamente, provo una sensazione di vuoto interiore.
Ipotizzo subito che la ragazza, apparentemente vivace e giovane ritratta nella foto, sia andata incontro a un triste destino. Probabilmente qualcuno l'avrà uccisa e occultato le sue tracce, così che la polizia non potesse scoprire né il colpevole, né il cadavere.

«Samantha Donovan, mi ricordo di lei: sparì una sera di marzo. Era una ragazza piena di vita, spero che riuscirete a fare emergere la verità», commenta Jasmine con serietà, strappandomi dai miei pensieri con un'espressione triste sul viso.
«Hai ragione, lo spero anch'io», rispondo di rimando, annuendo pensieroso.

Questo caso irrisolto, rimembro, mi aveva rapito a tal punto da spronarmi a chiedere a mio padre, nonché il capo del dipartimento di polizia, di poter partecipare all'indagine che si occupava di quell'intricato mistero.
Non so perché sono attratto da questa ragazza, è come se la conoscessi, l'amnesia che ho avuto a causa di quell'incidente mi ha cancellato parte dei miei ricordi, sento che in un qualche modo era presente nel mio passato. Voglio scoprire cosa le è successo!

Il servizio è ormai terminato, sospirando mi alzo in piedi.
«Ehi, ti aiuto?»
«Tutto bene?» Ribatte lei, capendo del mio stato di turbamento e rivolgendomi un sorriso dolce, che mi fa subito sentire meglio. «Lascia fare a me, tranquillo. Piuttosto riposati, sembri stanco.» Mi consiglia alla fine sincera.

Sospirando getto il cibo nel cesto dell'umido e il piatto nella raccolta della plastica. «Va bene, hai ragione sono esausto, adesso vado», le concedo infine, in effetti ho affrontato un turno di lavoro stancante la notte scorsa.
Dopo essermi iscritto all'accademia di polizia e aver lavorato per anni, mi sono classificato come detective della Omicidi.
Il mio è un lavoro che bramavo da tempo, desideroso di seguire le orme di mio padre e, quando finalmente ci sono riuscito, ho provato un'emozione forte e indescrivibile. Sono orgoglioso di lui, un bravo marito e un padre affettuoso, un uomo leale e sempre pronto a dare se stesso per la famiglia e il prossimo.

«Dopo usciamo, ti va?» Le chiedo, ricevendo come risposta un sorriso e un movimento di assenso della testa.

Sorridendo mi distendo sul divano con il cuscino sotto il capo, quest'ultimo rivolto su un lato.
Guardo un po' la TV fino a quando le palpebre diventano pesanti. Chiudo gli occhi e, senza quasi accorgermene, mi addormento.

Fatal FrameDove le storie prendono vita. Scoprilo ora