Matthew
Stiamo viaggiando in auto da pochi minuti senza il familiare sottofondo della musica rock, senza che nessuno di noi si sia deciso a iniziare una conversazione, con lo sguardo fisso sulla strada davanti.
«Matt, allora, Lucas Reed, il nostro obiettivo, abita vicino alla libreria Powell. Il suo indirizzo è rispettivamente: 1005 W Burnside Street», afferma Nathan convinto.
«Ottimo, adesso andiamo da questo Lucas. Vedremo cosa dirà», affermo attivando il navigatore e ingranando la marcia svolto sulla sinistra alla prima traversa e prendo la Clay Street. Faccio un sorpasso a una Land Rover nera per poi svoltare a sinistra, di nuovo a sinistra e in otto minuti circa siamo giunti a destinazione.«Eccoci siamo arrivati!», comunica Nathan, indicando con il dito la libreria Powell. Parcheggio e scendiamo.
Raggiungo mio fratello vicino al portone dell'edificio, Nathan suona il citofono.«Chi è?», risponde una voce roca maschile.
«Polizia di Portland. Lei è Lucas Reed? Vorremmo parlare del caso di Samantha Donovan. Possiamo entrare?», chiediamo cortesemente.
«Agenti di polizia? Sì... Certo potete entrare. Terzo piano a destra.»
Subito dopo udiamo il suono del cicalino che apre il cancello.Entriamo all'interno dell'edificio e prendiamo l'ascensore al terzo piano e una volta che le porte si aprono, uscendo dalla cabina, proseguiamo per il corridoio a destra.
Lucas ci viene incontro, è un uomo bianco sui ventotto massimo trent'anni, corporatura media, i tratti distintivi sono capelli biondi, gli occhi verdi e le labbra sottili.
Sorridendo ci tende la mano. «Buongiorno, piacere su entrate», dice per poi accoglierci.Noto subito che vive in un appartamento lussuoso: il soggiorno ha mobili pregiati e su un ripiano vi è una TV a schermo piatto di ultima generazione, un modello costoso. Alcune statue e quadri di valore adornano il soggiorno dando un tocco di classe.
«Accomodatevi, preparo del caffè?», chiede Lucas in tono gentile.
«Grazie, ma l'abbiamo preso poco fa, dunque andiamo al punto: siamo qui perché dobbiamo parlare della scomparsa di Samantha», pronuncia mio fratello guardando Lucas con uno sguardo indagatore.
«Capisco... Già, la mia dolce Sam, è scomparsa ormai da due anni senza nessuna traccia. Dio, quanto mi manca, chissà dove sarà se sarà ancora in vita. Vi prego, fate qualcosa per ritrovarla!», implora con gli occhi lucidi coprendosi il viso con le mani.
Assume un'espressione seria, distrutta e, in questo istante, nel vedere quella reazione il modo di scoppiare in lacrime davanti a noi, mi lascia perplesso. Si asciuga le lacrime con un gesto lento.«Potrebbe rispondere a qualche domanda? Abbiamo un mandato di perquisizione!», enuncia Nathan estraendo dalla tasca il distintivo di riconoscimento e il documento.
Per un momento che sembra un'eternità Lucas rimane in silenzio, fissando accigliato il distintivo e il documento che Nathan sorregge tra le mani. «Agente Nathan Dennisov.»
In questo preciso istante anch'io gli mostro il mio distintivo.«Ho già risposto a mille domande. Samantha è sparita. Non so cosa le sia successo, se è ancora viva o se nel peggiore dei casi è stata uccisa da chissà chi. L'ultima volta che l'ho vista avevamo litigato, non so altro!», urla in preda a uno scatto di rabbia, al che Nathan fa spallucce e alza le mani in segno di difesa.
«Ehi, si calmi, non sto dicendo che lei c'entri qualcosa con il caso... Voglio solo farle alcune domande, tutto qui!», conclude serafico.Lucas guarda mio fratello con un'espressione dura e indecifrabile. «Va bene, scusate il mio comportamento sono ansioso. Questa situazione è così snervante, spero possiate comprendere il mio stato d'animo. Risponderò alle vostre domande», enuncia con un sorriso nervoso.
Bravissimo Nathan.
«La ringrazio, bene, allora, farò alcune domande: mi può dire dov'era la sera della scomparsa di Samantha?», incalza Nathan con serietà.
Lucas si passa una mano tra i capelli e, subito dopo, avvicina la mano destra al mento assumendo un'espressione pensierosa. «Dov'ero la sera della scomparsa di Samantha? Ricordo che ero con lei, eravamo alla discoteca Splash lounge bar. Ero un po' alticcio e abbiamo litigato perché Samantha mi vide baciare un'altra ragazza, mi schiaffeggiò per poi uscire dal locale. Corsi fuori e cercai di fermarla, ma la vidi salire su un furgoncino bianco e da quella sera non l'ho più vista!», borbotta con sguardo basso.
«Grazie per aver risposto. Ah, mi scusi mi può dire se ricorda che targa aveva il furgoncino?» domanda Nathan con sguardo indagatore.
Lucas scuote il capo in segno di diniego. «Mi dispiace, ma non ricordo altro», risponde con fare sospetto.
«Le è mai successo di litigare con lei e di averle alzato le mani addosso?» incalza Nathan con fare professionale.Lucas assume un'espressione cupa, abbassa lo sguardo e scuote il capo. «No, come potrei sfiorarla con violenza? Non le farei mai del male, la amo!», afferma coprendosi il viso con le mani.
«... Dovremmo ispezionare la casa se non lo ritiene invadente!», dico con un sorriso sornione guardando Lucas negli occhi.
Assume improvvisamente uno sguardo smarrito, per un istante noto che esita e che inizia a sudare freddo.
Guardo mio fratello ci scambiamo un breve sguardo d'intesa per poi seguire il ragazzo.«Lucas, complimenti, lei ha stile, la sua casa è stupenda... Vive nel lusso... Che lavoro fa?», reclama mio fratello incuriosito.
«Ho ereditato dai miei genitori il negozio di gioielleria, Tiffany e Co.», constata il biondo.
«Bene, allora adesso vi lascio al vostro lavoro, io vado», conclude uscendo dalla stanza, lasciandoci soli.Raggiungo mio fratello che intanto sta ispezionando la cucina; si guarda intorno con sguardo indagatore.
«Cosa pensi di Lucas?»
Mio fratello è poco distante da me, lo vedo meditabondo, mi guarda con intesa. «Sinceramente? È palese che abbia mentito, penso che nasconda qualcosa, perciò ho bisogno d'indagare più a fondo. Non mi convince!», risponde con calma e alla sua ipotesi non ho nessuna obiezione.Infiliamo i guanti di lattice. Iniziamo a scattare le foto alla stanza. Nel soggiorno c'è una porta alla destra e incuriositi entriamo all'interno, è una camera da letto: è stupenda, mi chiedo come possa permettersi tutto quel lusso.
Nathan si guarda intorno, il suo sguardo scorre sui minimi particolari. «Matt, qui c'è qualcosa che non mi quadra. Non credo all'eredità del negozio dei genitori, non so, ma dovrò fare qualche ricerca sul suo conto. Non mi convince affatto e se in realtà racimola soldi tramite qualche traffico illecito? Spaccio di droga, prostituzione?», ipotizza convinto.
«In effetti... Non credo che la tua ipotesi sia errata», ammetto scrollando le spalle.
Nathan non mi ascolta più, sta ispezionando i cassetti del comodino e dell'armadio, niente di sospetto. Lo aiuto a ispezionare la stanza ma non troviamo nulla di losco nemmeno tra i cassetti della libreria.
Nathan improvvisamente si ferma di colpo ha in mano un portafoto. Il suo sguardo si perde nel vuoto e gli occhi diventano lucidi. «Samantha», sussurra accarezzando con le dita dal vetro il volto della ragazza.Quel suo gesto mi fa comprendere che è ancora innamorato della ragazza, che non l'ha mai dimenticata e che non ama Jasmine come ama lei.
«Ehi, tutto bene?», chiedo poggiandogli la mano sulla spalla.
Lo sento irrigidirsi al mio tocco. Posa il portafoto sul comodino.
Improvvisamente, sento squillare il suo cellulare, Nathan guarda il display e noto il suo sguardo farsi serio. «È Ramon», enuncia avvicinando il cellulare all'orecchio.
«Ciao, amico, ti ascolto, dimmi tutto!», afferma sorridendo, ma improvvisamente, noto che il suo sguardo si perde nel vuoto.
I suoi occhi azzurri diventano vitrei e iniziano a lacrimare.
«Cosa? No, non posso crederci, è assurdo!», balbetta e noto che il suo volto assume un'espressione distrutta.
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Fatal Frame
Mystery / ThrillerPortland, Oregon - 2010. In una fredda notte di primavera, la ventiduenne Samantha Donovan, scomparve misteriosamente e il suo corpo non fu mai ritrovato. La polizia non riuscì a identificare le tracce del possibile assassino e il caso fu archiviat...