Cap.7

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Aveva combinato un casino, un grande casino, e adesso si ritrovava a correre in mezzo agli umani assieme allo scheletro e due guardie che li seguivano, dopo avergli spiegato il tutto, ovviamente scrivendo, sono corsi subito verso la bariera e sono andati in città ma non si aspetteva delle persone ad attenderli, fortuna che il suo 'compagno d'avventura' non aveva detto nulla, si era solo messo a sorridere e alzare le spalle indifferente per poi assumere un'espressione seria appena si ritrovarono in questa situazione, guardò il suo polso venir stretto dalla mano scheletrica dell'altro, aveva proprio una presa ferrea, poi si guardò dietro, li stavano raggiungendo, l'altro, capendo la situazione, li fece teletrasportare a qualche metro più il là, le persone si spostavano per non esser travorte mentre li guardavano e sentivano le urla delle guardie della struttura psichiatrica, comunemente disprezzata come 'Manicomio', arrivarono in una piazza, dove vi erano diversi mostri e diversi umani, il ché rese difficile trovarli, quando uscirono dal gruppo di esseri viventi, dato che persone molti non si potevano chiamare, presero una via secondaria e iniziarono a correre per le diverse vie dei poveri, quelle famose periferie che vi erano anche all'interno delle città.

Si fermarono dopo quelle che sembravano ore, con il respiro affannoso e i muscoli, o le ossa, che facevano male, si guardarono per poi ridere, ovviamente la sua erano una silenziosa, cioè, sorrise solo, divertita, mentre lo scheletro si piegò in due dalle risate, continuarono a camminare, con ancora il polso tra la mano ossuta dell'amico, si poteva considerare tale? Ormai ne avevano passate tante e si conoscevano, non più di tanto, da qualche mese, forse anche anni, aveva perso la cognizione del tempo in quella struttura fatta interamente di bianco, si guardò attorno, quel luogo le faceva venire diversi ricordi che aveva voluto dimenticare, si guardò i piedi, le facevano molto male e camminare scalza non aiutava, entrarono in un palco per riposarsi e si sedettero sotto a un albero, la cui chioma lasciava una forma ampia dove l'ombra si poteva 'appoggiare' sull'erba.

Avevano entrambi il fiato corto mentre guardavano i bambini che stavano giocando, i ricordi, che brutta forma psicologica degli esseri viventi, nessuno può sfugire ad essi, vedevano, attraverso quei bambini, la loro infanzia, quella della ragazza non era proprio rose e fiori, ma qualche piccola luce nel buio dei suoi giorni l'aveva avuta e non rimpiangeva quel periodo, al contrario, lo scheletro, appena rivide i ricordi con suo fratello, deceduto, stava quasi per cedere, stava quasi per far uscire quelle dolorose gemme trasparenti dai suoi occhi pazzoidi.

(...)

Trovarono 'casa' in un luogo isolato dalla città, dietro al bosco vi era un grande spazio verde e al suo interno era situata una piccola villetta fatta in legno, con un pò di collaborazione l'hanno fatta diventare come nuova, iniziarono ad andare molto d'accordo fino a raccontarsi quasi tutto, nessuno dei due voleva raccontare il perché erano finiti in quel luogo, ed andava bene ad entrambi, però in compenso iniziarono a raccontare un pò di loro, cosa piaceva ad entrambi e cosa no, questa tranquillità durò fino a quando, un giorno, non ebbero una visita inaspettata, era da parte di un'amico dello scheletro, egli guardava sempre la ragazza, non sembrava starle simpatica, alquanto pare, non ci pensò tanto, se quello scheletro monocratico aveva qualcosa contro di lei poteva, semplicemente, girare i tacchi e andare via, non le importava.

-'Hihihihi, buongiorno (T/N)!'

Alzò gli occhi al cielo mentre puliva la sua stanza, era diventata un vero polcile, soprattutto quando ritornava con i piedi sporchi di fango, non avevano niente con loro e si dovevano accontentare di sfamare quei pochi animali rimasti nei paraggi e dei prodotti che si ricavava da essi, guardò la sua camicia, anche ella era da lavare, se la tolse e ne cercò un'altra nell'armadio, talmente vecchio che credeva che potesse da un momento all'altro, trovò una camicia a scacchi rossi e bianchi, assieme a vecchi paia di jeans e leggins, si mise i leggins e la camicia, si sarebbe accontentata del poco che aveva.

-'Buongiorno, Chara, alquanto vedo hai dormito veramente tanto.'
Sentì uno sbadiglio prima di avere la risposta: -'Beh, si, ieri ti sei data molto da fare. Ti sei forse dimenticata che questo è anche il mio corpo e che ne pago, anche io, le conseguenze?'

Sbuffò mentalmente, sapeva essere insopportabile anche di prima mattina, che proprio 'prima mattina' non era, guardò il sole già in prossimità di calare, dovrebbero essere circa le 14:00, si doveva muovere, scese le scale con una piccola cesta in mano, dove teneva la camicia bianca e il jeans al suo interno, la fece vedere allo scheletro che scosse il capo divertito, lui non sapeva fare i lavori domestici, di quelli se ne occupava la ragazza, e si divertiva sempre a vedere la sua espressione concentrata, poche volte distratta dalla voce che aveva al suo interno, sapeva, dopotutto gli aveva raccontato anche questo, e non ne era rimasto stupeffato, dopotutto lui vedeva un fantasma, perché mai dovrebbe farlo?
La ragazza riempì una piccola vaschetta e iniziò a lavare i vestiti, non era il massimo senza il detersivo ma almeno toglieva le macchie che vi erano sopra, o almeno ci provava.

Finito di lavare quei, impossibili, vestiti, li mise ad asciugare e iniziò a dirigersi verso la porta sul retro, dove era uscita, ma si fermò appena sentì il suo di una smaterializzazione, si girò e guardò chi era davanti a lei, anzi, cosa era davanti a lei, vi era un bottone giallo che brillava di luce propria, si avvicinò incuriosita e cercò di premerlo solo che venne fermata da una mano scheletrica, si girò verso Asylum che guardava serio il bottone, 'Non lo toccare', le disse piano, ed iniziò a trascinarla verso la casa, trovarono il bottone, di nuovo, davanti a loro, quindi, lo scheletro, infastidito, lo distrusse con un osso, sussurrò qualcosa che non capì e, dopo averla lasciata, se ne andò in cucina, alzò un sopracciglio, quello scheletro era sempre stato impossibile da capire.

-'Uffa! E io che volevo dargli un guardatina... E anche una toccatina.'

Alzò gli occhi al cielo e ritornò in camera, per oggi non aveva più niente da fare.

I'm not crazy (Asylum!Sans x Reader)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora