Dieci

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Cecilia sta facendo il diavolo a quattro per parlare con il primario del reparto, mentre io cammino avanti e indietro lungo il corridoio, suscitando la curiosità delle infermiere che entrano ed escono dalla stanza in cui hanno portato Lex. Lo so, sto facendo la figura del futuro papà isterico, ma non posso fare a meno di pensare alla sua espressione impaurita quando l'abbiamo raggiunta in hotel, alle parole cariche di terrore che sono uscite dalle sue labbra, a come mi ha stretto la mano in cerca di appoggio, o consolazione, o chissà cos'altro.

Quando, finalmente, il medico si avvicina a mia sorella, non gli lascio nemmeno il tempo di aprire bocca che subito inizio a tempestarlo di domande: «Come sta? Posso vederla? E il bambino... lui... lei... dannazione, il bambino sta bene, vero?!»

Il Dottor Wilson – così c'è scritto sul cartellino appuntato sul suo camice – sorride debolmente, prima di dire: «Devo dedurre che lei sia il fidanzato della signora Baker...»

Chi... io? Sta parlando con me?

Mi guardo intorno con fare cospiratorio, per poi rispondere: «Ehi! Le sembra che io abbia l'aria di uno che si fidanza?!»

Cecilia si porta la mano alla fronte sospirando, mentre Wilson indietreggia appena, prima di replicare: «Mi scusi, ma se lei non è un parente o il fidanzato, allora non posso proferire parola sullo stato di salute di Miss Baker... Per caso sapreste fornirmi il recapito di un familiare?»

No, dico... ma questo lo sa con chi sta parlando?! Sono talmente fuori di me che sto per rispondere al caro Dottor Wilson che se non mi assicura immediatamente che Lex sta bene, è meglio per lui se si trova un posto di lavoro in Alaska a curare le emorroidi alle alci, quando un tizio delle dimensioni di un armadio a quattro ante ci interrompe ansimando: «Scusate, si trova qui Alexandra Baker?»

Mi volto di scatto, incuriosito dall'espressione di mia sorella, una di quelle à la ti-prego-prendimi-qui-e-ora, mentre sbotto: «E tu chi cazzo sei?!»

Mister Muscolo alza un sopracciglio, con la stessa espressione che potrebbe avere un elefante nel guardare una formica preparata in allestimento da guerra, prima di sghignazzare: «Christopher, giusto?»

Ma che cazzo ha da ridere questo?! Voglio dire: okay... sei più alto di me di qualche centimetro, massimo tre, e okay... hai dei muscoli tanto gonfi che potresti prendere il volo alla stregua di un Airbus 380, ma... che cazzo ridi?

«Hai indovinato» replico di malavoglia, mentre afferro la mano che mi porge per stringergliela. «Devo dedurre che tu invece sia...»

Almeno non è cretino, visto che si affretta a completare la frase dicendo: «Sono Tray, suo cugino».

Resto immobile a fissarlo, per poi spostare lo sguardo sul medico e infine riporlo nuovamente su di lui, totalmente esterrefatto, quasi mi avessero appena rivelato che la terra è cubica. Okay, non che ci sarebbe qualcosa di estremamente sbagliato se fosse davvero così, però cre-

«Mi scusi, Mr. Braxton, devo parlare con Mr. Baker riguardo la salute della sua amica...» mormora Wilson interrompendo i miei vaneggiamenti, per poi allontanarsi al fianco di Mister Universo.



Quando, finalmente, Troy... ehm... scusate, Tray, esce dalla stanza di Lex, mi fiondo su di lui alla disperata ricerca di una dannata spiegazione, ma non ho nemmeno il tempo di aprire bocca che subito esclama: «Ehi, Chris! Sei ancora qui... bene... Lex vuole vederti, mi ha sbattuto fuori dalla stanza e mi ha mandato a cercarti, anche se devo ancora capi-»

Non lo ascolto un secondo di più, mentre mi allontano per raggiungere Alexandra che, sdraiata su quel letto, con gli occhi chiusi, fa tornare a galla la parte più spaventosa dei miei ricordi. Deglutisco a vuoto mentre mi avvicino, prima di sfiorare le sue dita con le mie e sussurrare: «Lex, sono qui».

DOVE INIZIA LA FINE DEL CIELODove le storie prendono vita. Scoprilo ora