Sette

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*NOTA AUTORE*

Perdonate questa breve intrusione, ma l'approccio a questo capitolo necessita di una piccola premessa. Nel corso della lettura troverete un file video che vi consiglio di ascoltare mentre leggete... si tratta solo di audio, non temete! Per chi legge da pc: avviate la riproduzione e continuate nella lettura per immergervi nell'atmosfera che la musica contribuisce a rendere più coinvolgente. Per chi legge da telefono: sono desolata, dovrete - se vorrete - far partire l'audio all'inizio del capitolo e poi tornare al punto esatto cui si riferisce per riprendere la lettura.

Baci, Emma

*****

Le parole fluiscono veloci e intrise di una certa dose di ilarità dalla bocca del Giudice Sawyer, e io ci provo ad assimilare il senso di ciò che il vecchio bastardo sta blaterando, ma proprio non ci riesco.

Avete presente quelle scene... sì, quelle nei film in cui il protagonista resta scioccato da un evento e inizia a sentire un fischio sordo nelle orecchie? Ecco, è esattamente quello che sta succedendo a me. Peccato che questa volta, invece di lasciarmi travolgere da una catastrofe inaspettata, sia andato a cercarmela.

«Pertanto, Mr Perry sarà tenuto al pagamento della cifra di cui sopra, a titolo di risarcimento per i danni morali e fisici subiti dalle parti lese, oltre a quello delle spese mediche post-ospedaliere e legali non rientranti nel limite del massimale stipulato con l'assicuratore» conclude il Giudice dei miei stivali, puntando gli occhi nei miei.

Faccio per aprire bocca nel vano tentativo di protestare, ma lui mi anticipa, aggiungendo: «Così è deciso. Avvocato Braxton! Prima di andarmene, mi permetta di darle un consiglio...» Si sfila gli occhiali poggiati precariamente sul naso e torna a osservarmi. «Si faccia un bagno di umiltà, ragazzo mio, e si ritenga fortunato! Non ho infierito su di lei per l'uscita infelice di poco fa solamente perché nutro un profondo rispetto nei confronti di suo padre. È bene che ne prenda atto. L'udienza è tolta!»

Osservo Sawyer uscire dall'aula e reprimo l'istinto di fargli una linguaccia, solo perché potrebbe risultare estremamente infantile, oltre che un gesto da malati di mente... Considerando quello che è uscito dalla mia boccaccia qualche decina di minuti fa, poi...

Sì, sì, va bene, prima che me lo chiediate, vi confesserò come mi sono dato la zappa sui piedi.

Ebbene, lo Squalo ha toppato, e alla grande, oserei dire. In realtà tutto stava andando secondo i miei piani che, ve lo assicuro, erano a dir poco geniali, quando sono stato vittima di un black-out. No, non siamo rimasti al buio... Beh, non gli altri per lo meno... Insomma, ho dato di matto.

Sono sicuro sia tutta colpa di quello che ho scoperto, su Lex, intendo. Non c'è altra spiegazione... Tutti quei caffè, le sigarette e le ultime dieci notti a fissare il soffitto della mia camera da letto hanno mandato in pappa il cervello brillante che ho sempre esibito con tanta fierezza. Non l'ho più vista dopo quella mattina, se escludiamo gli ologrammi che si materializzano nei miei pensieri ogni dieci minuti circa.

Il problema è che continuo a ripensare al momento in cui si è svegliata nel mio letto, alla freddezza con cui mi ha parlato, come se avesse voluto cancellare il fatto di essersi fidata di me tanto da confidarmi il suo segreto, come se si sentisse in colpa per avermi riversato addosso l'intero caricatore di un Kalashnikov senza nemmeno darmi il tempo di indossare un inutile giubbotto antiproiettile.

La verità è che io, quella raffica di colpi, non ho esitato a prendermela in pieno petto. La verità è che mi ci sono buttato contro, e lo rifarei altre mille volte se servisse ad alleviare anche solo un po' del fardello che lei sta tentando di sorreggere da sola. E non pensate che non abbia provato a cercarla, a parlarle... ci ho provato eccome, dannazione! Ma ogni volta mi sfugge per un soffio, o non si fa trovare, facendomi sentire esattamente come quegli uomini che derido: uno sfigato che sfiora il limite della decenza prostrandosi ai piedi della donna cui ambisce.

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