Capitolo 2

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Ok.
Ne avevo abbastanza di quel dannato aereo.

Già ero agitata e tutti quegli scossoni ogni tre per due non concigliavano proprio il sonno.

Certo, non sarei mai riuscita a dormire dopo l'incontro con Thomas alla dogana.
Visto che avevo 9 ore di volo, avrei comunque potuto farci un pensierino sopra (nei limiti del possibile visto che c'era un bambino che non la smetteva di urlare).

"Insomma" iniziai a pensare "elenca i motivi per cui lo odi. Tanto sono tanti.. vero?", conclusi, non proprio sicura.

"Beh, reali no" disse il mio cuore.

"Ma abbastanza motivabili si!" disse quella parte del mio cervello orgogliosa come non mai.

"State zitti!" risposi.

Si, insomma, non avevo reali motivi per odiarlo. Ovvio, è più che naturale che una persona ti stia antipatica, ma dovevi conoscerla bene. Mi sforzai di ricordare bene che cosa potesse essere successo sul set di Love Actually.
Beh.
Niente.
Niente di particolare.
Cercai qualunque particolare che potesse anche solo essere la prova di un'antipatia, come uno scherzo di cattivo gusto o una piccola presa in giro. Niente. Niente di niente. Ricordavo solo le emozioni del girare un film con attori famosissimi come Alan Rickman.

Per quanto cercassi e ricercassi nella mente una sua azione cattiva, ricordavo solo la sua gentilezza e la sua piccola, si, ma interessante simpatia. Mi ricordo che mi sentivo molto in imbarazzo a fare sua sorella minore nonostante sembrassi io la più grande. E forse l'avevo anche un pochetto preso in giro per questo.

Mi vergognai tantissimo: avevo odiato una persona bravissima senza motivo, che addirittura avevo preso un poco in giro.
Dopo essermi insultata in tutte le maniere ed essermi in generale demoralizzata, Morfeo decise di accogliermi tra le sue braccia...

... ma ovviamente la sfiga si fa sentire dappertuto, questa volta sotto forma di un bambino che aveva voglia di studiare karate, iniziando il corso tirando un calcio al sedile.

-Ehi, piccolo, smettila!- gli urlai, guardandolo attraverso il mio sedile e quello del tizio seduto di fianco a me.

Mi rispose con una linguaccia.

Quel mostriciattolo mi aveva seriamente fatto una linguaccia?

Prima che potessi alzarmi per dirne quattro alla madre, la hostess ci informò che eravamo quasi arrivati.

Ma quanto cavolo avevo dormito??

Mi allacciai la cintura di sicurezza e presi al volo una Brooklyn dallo zainetto, per evitare fastidiosi tappamenti di orecchie inderiderati. E di nuovo il mio pensiero volò su Thomas.

Che cavolo mi stava succedendo? Ero passata dall'odiarlo al pensargli sempre, in nemmeno una giornata.

Certe volte la vita ti sorprende su cose che nemmeno nei tuoi sogni te le aspetteresti.

Iniziammo a planare e mi affacciai al finestrino. L'aereoporto non era molto grande (dopo l'esperienza di quello di Miami ero pronta a tutto), ma quello che mi affascinò di più fu la piccola panoramica che fecero sulla città.
Vidi com'era divisa perfettamente, come ogni quartiere aveva la sua logica. Notai tutti gli edifici, dalla Statua della Libertà all'Empire State Building.
Capii che mi sarei divertita ad uscire con i miei colleghi.
Cacchio.
Avevo pensato di nuovo ai miei nuovi colleghi.

E il mio pensiero volò di nuovo su di lui.
Su quanto mi fossi sentita imbarazzata a cadergli davanti.
Su quando mi sono fermata qualche secondo a fissarlo.
Su quanto era forte quella sensazione alla pancia quando mi ero girata a guardarlo.
Ma specialmente, perchè mi ero girata a guardarlo? Insomma, mica mi piaceva...

THOMAS BRODIE SANGSTER/ NEWT IMAGINEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora