Capitolo 6

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Ero appena entrata nella stanza, quando riemersi da quello stato di trance in cui mi ero ritrovata.

Non mi ricordavo niente del viaggio in taxi fino all'hotel, nemmeno dell'uscita dal locale.

L'unica cosa che ricordavo era l'unica che avevo cercato di dimenticare.

Erano le 2 di notte. Eravamo appena arrivati. Lui aveva bevuto molto. Uno schiaffo, poi un altro. E subito dopo mi baciava. Mi baciava, ma diversamente. Aveva l'alito di un drogato. Probabilemente lo era. E chissà da quanto tempo. Un morso sul collo, una ciocca di capelli strappata.

I ricordi continuavano ad assalirmi. Mi gettai sul letto completamente vestita, comprendomi gli occhi con le mani fredde. Chiudevo gli occhi come a cercare di dimenticare tutto, ma i ricordi erano troppo vividi nella mia mente.

Mi aveva sbattuto la testa contro il muro. Una, due, tre volte. Sentii il calore del sangue scendermi sul cranio, per poi scorrere sul collo. Mi stava mordendo le labbra, molto più forte rispetto a un morsetto romantico. Il dolore iniziava a diventare insopportabile. Gridai il suo nome. Urlai più forte, chiedendo aiuto.

Le lacrime ormai mi stavano scorrendo sulle guance. Sentii il calore di una solleticarmi il labbro superiore.

Misi una mano sotto la maglia, sull'addome, e la sentii.

Quella maledetta cicatrice.

Quella maledetta cicatrice che mi faceva ricordare quello che volevo dimenticare.

Quella cicatrice che mi bloccava quando potevo amare.

Aveva una bottiglia in mano. La ruppe contro il muro e ne spinse una punta seghettata contro la mia pancia. Urlai ancora più forte. Gabriele che me lo strappava di dosso. Dov'eravamo? Non me lo ricordavo nemmeno. Jane mi prendeva al volo e chiamava un'ambulanza. Le luci. Le urla.
Poi, il nulla.

Stavo ormai singhiozzando. Mi svestii, mi gettai sotto le coperte, con le mani che stringevano le tempie.

L'ospedale. Ecco che posto era. Mi guardai intorno. Ero sdraiata su un letto. Tentai di alzarmi. Mi venne la nausea. Guardai la mia pancia. Era fasciata. Aveva una macchia rosso scuro. E allora capii.

Piansi.
E feci una promessa.
Non avrei mai più amato.
Mai.

Sentii che bussavano alla porta. Mi alzai, mi vestii solo con una felpa e dei pantaloncini da trekking e aprii. Davanti alla porta c'era Kaya.

-Sophie, cos'è successo!?- mi chiese abbracciandomi.

Piansi, appoggiando la testa sulla sua spalla. Mi accompagnò sul letto e, una volta sedute, riniziai a singhiozzare.

-È.. È un mio problema. Thomas non c'entra niente. Tro..troppi ricordi. Cose che non riesco a dimenticare.- dissi, tra un singhiozzo e l'altro.

-Vuoi parlarmene?- mi chiese Kaya, spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

Avevo il trucco tutto sbavato, i capelli sciolti e sicuramente sparati da tutte le parti, ma mi stava aiutando. Dovevo farle veramente pena.

-Richard. Si chiama Richard. Il classico ragazzo per cui ogni ragazza ingenua come me perderebbe la testa. Bello. Bellissimo. Alto, moro, con un mare marrone al posto degli occhi. Un mare dove ti ci perderesti. Intelligente.
Ma tra tutti questi aggettivi positivi, c'è un problema. Era tossico-dipendente. Eroinomane. Eravamo appena tornati da una festa. Lui era andato via per quasi un'ora. Aveva detto di avere un impegno. Ma quando tornò era aggressivo Mi picchiò. Mi fece sbattere la testa contro il muro. Aveva una bottiglia in mano. La ruppe e me la ficcò nell'addome. Ricordo a malapena le urla, le luci, l'ospedale. È tutto confuso. Ma il suo sguardo no. E tutto questo mi ha impedito di amare chiunque altro dopo lui. E questa non mi fa dimenticare i miei errori.- dissi.

Alzai la felpa che indossavo per farle vedere la cicatrice.

Era come la ricordavo: una lunga linea curva, in alcuni punti più profonda, in altri più leggera. Dopo più di un anno ormai era guarita del tutto, ma ovviamente i ricordi non guariscono mai.

-Ma.. nessuno lo sa. Perchè non l'hai denunciato? E perchè non è mai stato detto da nessuna parte?- mi chiese. Aveva il solito sguardo che tutti mi rivolgevano quando parlavo della mia cicatrice.

Uno sguardo che odiavo.

Pena.

Facevo pena. Una ragazza giovane, picchiata e quasi violentata da quello che pensava fosse il suo ragazzo.

-Non ho detto mai niente perchè se lo avessi fatto, ora l'associazione per la salvaguardia dei bambini impoveriti in Africa, non esisterebbe. Si, l'ho mandato a disintossicarsi in un centro. Ma suo padre è la persona più buona del mondo, che però se si fosse scoperto che suo figlio aveva quasi ucciso una ragazza, quell'associazione che ha creato con tantissima fatica, non esisterebbe. Capisci perchè l'ho fatto? Non voglio una vendetta che si ribatterebbe su dei poveri ragazzi.- spiegai.

Eh già. Questo è il mio scheletro nell'armadio. Ho preferito salvare dei bambini che avere vendetta. Secondo alcuni è stata la cosa più idiota che potessi fare, ma io ho la coscienza a posto.

-Oddio, Sophie. La stima che ho per te è salita incredibilmente!- disse, abbracciandomi di nuovo.

-Come sta lui ora?- le chiesi.

-Chi? Thomas? Male. Malissimo. Dovevi vedere la sua faccia. Era distrutto. Penso si sia sentito colpevole. Ma non è così, giusto?-

-No. Ora dov'è?-

-Penso con i ragazzi. Sono corsa qui per venire a prenderti, acchiappando al volo un taxi. Loro ormai dovranno essere arrivati.- mi disse.

Guardai l'orologio: erano le 23.47. Non era troppo tardi, potevo ancora parlargli.

-Hey, penso che sia meglio che vada a parlargli io.- mi disse Kaya.

-Perchè?-

-Perchè se glielo dicessi tu dell'aggressione, ti ritroveresti una furia incacchiata che vuole solo spaccare tutto. A partire dalla faccia di quel Richard. Chiamerò anche Dylan per una mano.-

-Ok..Basta che sappia che non lo odio- dissi, alzandomi in piedi per prendere un bicchiere d'acqua.

-Sarà fatto.-

Si alzò anche lei ma quando fu sulla porta si fermò.

-Ah, e, Sophie. Anche se non ti conosco bene, sappi che ho capito che sei una delle persone migliori che esistano. Thomas non dovrebbe lasciarti andare.- mi disse, spiazzandomi.

E se ne andò, lasciandomi lì, con il bicchiere in mano.










Angolo autrice :33

Ecco come le mie promesse vanno a farsi benedire.

Lo so, sono una cattiva persona, sto pubblicando capitoli su capitoli dicendo sempre "Ma tanto poi il prossimo sarà luuungo"

Si, Sophie, ti crediamo tutti.

Cmqqq, questo capitolo mi è venuto in mente oggi, mentre stavo facendo le gare di matematica (si, lo so, la mia immaginazione compare nei momenti migliori)

E ho pensato "Ma che ti pare che Sophie non fa una parte disastrosa nei suoi racconti? Insomma, in tutti i miei c'è sempre una parte di DISASTRI. Perchè non qui?"

quindi è nata l'idea della sua aggressione.

riuscirà la nostra eroina della super-sfiga a liberarsi delle sua catene? Lo scopriremo

ora GIURO SULLO STIGE (se poi nn lo faccio, vedi Zio Zeus..) che il prossimo capitolo sarà sulla giornata della Premiere! LO GIURO

eee quindi niente. inizio a scrivere il prossimo Capitolo, almeno nn mi vengono altre idee per aggiungere altri capitoli nn pensati

ricordo a tutti di scrivere se volete qualcosa in particolare per il continuo della storia. se avete idee, DITELE!

quuiiindi niente (pt 2)

alla prossima geentee

ciaoo❤️🤙💁

THOMAS BRODIE SANGSTER/ NEWT IMAGINEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora