Capitolo 2

2.9K 233 23
                                    

“E tu?” chiese Richie a Eddie. “E-Eddie, Eddie Kaspbrak” balbettò Eddie diventando sempre più rosso. “Beh, è stato bello conoscerti! Addio!” disse Richie incamminandosi nuovamente verso il cinema. “Aspetta!” ripeté Eddie e Richie ebbe un déjà-vu “Cosa c’è!?” rispose Richie, tanto curioso quanto scocciato, “Beh, il fatto è che sono, sono appena arrivato in città e non so dove sia casa mia. Dovrebbe essere a, a……Neibolt Street! Si ecco!” “Beh, mi spiace contraddirti ma non credo proprio che casa tua si trovi a Neibolt Street!” disse Richie con un tono piuttosto serio. “Sarà a Nighbould Street, di sicuro non può essere a Neibolt Street.” “Sì, hai ragione, era Nighbould, non Neibolt.” disse Eddie, illuminandosi come se avesse fatto la scoperta del secolo. “Quindi!?” disse Richie lasciando intendere che aspettava una sola risposta. “Quindi mi a-accompagneresti?” chiese Eddie tutto tremante. Era molto in imbarazzo in quel momento dato che Richie non gli rispondeva, così iniziò a far roteare il piede sinistro strisciando la punta per terra, fissandolo, mentre teneva le mani strette l’una nell’altra dietro la schiena. Richie lo guardò facendo un piccolo ghigno. Era troppo carino mentre faceva così, sarebbero diventati sicuramente amici. “Beh, ci voleva tanto?” rispose Richie con ancora quel sorrisetto in faccia di quando guardi qualcosa che ti fa ridere ma che allo stesso tempo è tenero. Eddie alzò lo sguardo dai suoi piedi e guardò l’altro ragazzo dritto negli occhi prima di scoppiare di colpo a ridere, cosa che fece anche Richie, nello stesso preciso istante. I due si incamminarono verso casa di Eddie chiacchierando di cosa facevano e prevalentemente parlando di Eddie, da dove veniva e cose del genere. “Perché quel marsupio?” chiese infine Richie, domanda che si portava dentro dal primo momento in cui l’aveva visto. “Beh, soffro d’asma e qui tengo l’inalatore e qualche altra medicina nel caso mi venga qualcosa mentre sono fuori casa, semplice, no?” Richie annuì e riprese a guardare Eddie con quello sguardo amorevole. Eddie guardò Richie e chiese “Perché casa mia sicuramente non può essere a Neibolt Street?”. Richie si incupì. Sapeva che gli avrebbe fatto quella domanda ma non si era preparato a rispondere. “Beh,” iniziò con la voce molto bassa e tremante, “in quella via c’è solo una casa. Non brilla certo per fama, sembra che ci vivano drogati, senzatetto e prostitute.” “Oh! Beh, non sapevo…” “Non potevi saperlo, non sentirti in colpa per avermelo chiesto!” disse Richie notando che Eddie si era effettivamente girato sentendosi come un peso sulle sue spalle. Richie non voleva andare oltre quello ma la casa su Neibolt Street non era “famosa” solo per drogati e senzatetto ma anche perché sembra che molti bambini fossero spariti al suo interno, come anche nelle fogne della città. Questo era il fatto più strano legato a quella casa e a Derry. A Derry i bambini scomparivano ogni anno in un numero molto più alto della media e sembra che molti oggetti di questi bambini vengano sempre ritrovati o nella casa di Neibolt Street o nelle fogne. Ma questo non era importante, Richie non voleva spaventare Eddie, era appena arrivato e sembrava molto amichevole.  Richie guardò il cielo e continuò a scrutarlo, come in cerca di qualcosa lasciando da parte per un po’ Eddie. Eddie notò la giardinetta di sua madre e vide che nella veranda della casa di fronte c’era lei che puliva i vetri delle finestre. “Ehi!” disse Richie svegliandosi dal suo sogno ad occhi aperti “Quella è tua madre?! È proprio come me l’avevi descritta!” disse Richie ridacchiando sotto i baffi, cosa che fece anche Eddie. In effetti era la perfetta rappresentazione vivente della descrizione che aveva fornito Eddie a Richie. Una donna molto, MOLTO in carne, sulla cinquantina, capelli biondi raccolti in uno chignon disordinato con un paio di occhialoni da bibliotecaria e con indosso un vestito a fiori. “Salve signora” urlò Richie da un lato all’altro della strada. La signora Kaspbrak, o miss. K come la conoscevano tutti, si girò di scatto, strinse gli occhi nella direzione dei due ragazzi e, riconosciuto il suo Eddie, salutò con forza, ma un po’ perplessa di vedere Eddie con un ragazzo mai visto prima, anche se era felice per lui. “Ciao Eddie. Chi è questo ragazzo?” chiese gentilmente miss. K, squadrando Richie dalla testa ai piedi, non come si squadra qualcuno di cui non ci si fida ma come si quadra qualcuno a cui si è interessati. “Questo è…” iniziò Eddie ma subito fu interrotto da Richie che, in tutta la sua teatralità, che Eddie avrebbe scoperto più tardi, si inchinò prese la mano di miss k e la baciò per poi alzare lo sguardo e dire “il mio nome è Tozier, Richie Tozier, al suo servizio signora”. Miss k arrossì e Eddie riuscì a stento a trattenere le risate. Miss k ringraziò Richie per aver accompagnato Eddie e lo salutò. Quest’ultimo salutò a sua volta facendo nuovamente un inchino. “Beh, ci si vede Eds!”. Nessuno lo aveva mai chiamato Eds, ma a Eddie non dispiaceva di certo questo nuovo nomignolo, era molto meglio di sgorbietto o ipocondriaco. Questi infatti erano i nomignoli che usavano i ragazzi della sua vecchia scuola per chiamarlo. Eddie si era portato dietro questi soprannomi per anni fino a che lo disse a sua madre, proprio quel giorno, durante il viaggio in macchina. Scacciando questi brutti ricordi Eddie si girò, guardò Richie e lo salutò con un cenno della mano. “Ci si vede” ripeté Eddie. Si girò entrò in casa, chiuse la porta a zanzariera, si girò nuovamente verso Richie e gli sorrise. Il ragazzo in strada ricambiò e i due andarono ognuno per la propria strada.

Eh già, ti amo... // ReddieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora