Capitolo 16

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"Eddie io" "No, non è un buon momento". Sonia non disse più una parola e rientrò in casa lasciando Eddie da solo in veranda a riflettere. Doveva capire come fare. Quella sera di una settimana fa aveva pensato molto bene a cosa fare ma mai a come farlo. Doveva trovare un modo per mantenersi, entrambi erano ancora troppo piccoli per lavorare. Non aveva idee o meglio una ce l'aveva ma non era delle migliori. Dopo una ventina di minuti rientrò in casa e si avvicinò al tavolo della cucina dove era seduta sua madre. La guardò in faccia, si avvicinò ancora un po' e poi la abbracciò. Non avrebbe mai pensato di farlo ma eccolo lì, con le braccia intorno alle enormi spalle di sua madre con le lacrime agli occhi pronte a sgorgare da un momento all'altro e poi... "Eddie, cos'hai fatto all'occhio tesoro?". Fu una domanda dolce, da madre che ci tiene ai suoi figli, non da madre iperprotettiva ma Eddie non percepì questa sfumatura della sua voce. Si tirò su di scatto e fece di tutto per nascondere quella ferita agli occhi di sua madre dissuadendola dal guardarlo in faccia. "Eddie! Fammi vedere quell'occhio". Ora era più cupa la voce, più preoccupata ma con anche un velo di rabbia al suo interno. Sonia scattò in piedi, scostò le mani dal volto di suo figlio e strappò via il cerotto portando alla luce una ferita enorme, ormai quasi uno sfregio. "Co-co-come hai fatto! Come hai fatto a......o mio dio! E questo dito cos'hai fatto!? Eddie dimmelo subito se no ti giuro che" "Se no che cosa mamma!" rispose lui in tono stizzito. Lei respirò a pieni polmoni, si mise dritta in piedi chiuse la bocca e a denti stretti disse "Se no ti giuro che non rivedrai mai più quei sei ragazzini che frequenti, soprattutto quella Beverly Marsh, sai cosa si dice in giro su di lei". Fissò suo figlio dall'alto in basso guardandolo dritto negli occhi, scrutando le sue pupille nere piene di emozioni. Eddie si sentì morire dentro per un attimo. Non poteva credere che sua madre adesso odiasse profondamente la sua migliore amica. No, non la odiava, la disprezzava, era disgustata da lei. Com'era possibile. "Ma ti è mai piaciuta Beverly almeno?" "Chi, quella troietta? Nemmeno-per un-secondo" puntò il dito contro Eddie e poi si allontanò, lasciò la cucina e si sedette sul divano. "No, Beverly Marsh non è di certo una persona da rispettare ma a te piaceva tanto quindi perché non stare al gioco? Pensavo che non ti avrebbe portato all'autolesionismo!" "NON È COLPA SUA!". Eddie urlò a sua madre e non si pentì di averlo fatto neanche per un secondo. Lei si alzò e lui corse nell'altra stanza, chiudendosi la porta alle spalle. Accese la luce e si ritrovò nel ripostiglio. "Eddie non ci provare! NON TI PUOI NASCONDERE DA ME!". La porticina si aprì nuovamente ma Eddie ne uscì con in mano uno scopettone. Lo puntò verso sua madre e la allontanò da sé. "Non posso nascondermi? Va bene ma tu ora starai zitta e mi ascolterai ok?" lei annuì e Eddie riprese a parlare, "il giorno dopo Halloween Richie è venuto a prendermi, dovevamo andare al cinema con Beverly e Mike ma sul tragitto ci siamo imbattuti in due bulli che stavano avendo una 'conversazione intima', mettiamola così. Ci hanno visti e ci hanno picchiati, io sono svenuto dopo un pugno ma Richie lo hanno pestato a sangue. È rimasto incosciente per quattro giorni e io per quattro giorni sono rimasto a dormire con lui all'ospedale. Mi sono finto un certo 'Frank Brown' così non mi avresti trovato e sono rimasto per una settimana e mezza lontano da casa, solo io e lui" "Ma perché non volevi vedermi? Perché volevi restare solo con lui?". Eddie la guardò come se gli avesse chiesto quale fosse il suo nome. Appoggiò lo scopettone e le chiese "Davvero non l'hai ancora capito?". Lei scosse la testa ma poi realizzò quello che stava succedendo. "Ma allora sei ancora............gay?" sussurrò l'ultima parola come se fosse una bestemmia e Eddie diventò più serio che mai. "Scusa ma che domanda è! Sono ancora GAY!?! Certo che sono ancora gay, mica mi sveglio un giorno e lo sono mentre il giorno dopo no! Tu" capì il ragionamento di sua madre e riprese in mano lo scopettone, "tu pensavi che fosse una specie di malattia? Tu non mi hai mai sostenuto veramente. Tu credi che io sia 'infetto'? Oddio che schifo mi fai cagare. Sei una persona spregevole. E io che avevo paura di conoscere i genitori di Rich perché sono omofobi. Non c'è bisogno di fare tanta strada, ne ho uno in casa". Diede un colpetto a sua madre e lei prese lo scopettone per il manico strattonandolo e facendo cadere Eddie. "Io lo amo mamma, e vuoi tutta la verità? Stiamo insieme dall'inizio della scuola, ci siamo fatti molte docce io e lui e sì, me lo sono scopato!". Sonia si spaventò indietreggiò un attimo con lo scopettone in mano e non disse più una parola. Eddie se ne andò in camera sua e sbattè la porta, non poteva crederci, sua madre lo ripugnava davvero. Ora più che mai doveva fare quello che aveva deciso una settimana prima.

La signora Kaspbrak era una di quelle donne che accendono la televisione, mettono il programma delle otto e poi si addormentano sul divano con la cena fra le braccia. Questo fu un grande vantaggio per Eddie perché così poté preparare tutto il necessario per andarsene la mattina seguente. Verso mezzanotte scese le scale davanti camera sua, andò in cucina e aprì il frigorifero. Non aveva mangiato niente quella sera e stava morendo di fame, inoltre prese qualche bibita in più da tenere con se mentre stava via. Si sedette sul tavolo e scrisse freneticamente un biglietto che lasciò, come sempre, attaccato al frigorifero in modo che sua madre lo vedesse. Cercò ovunque una cartina di Derry ma non la trovò da nessuna parte però in un cassetto pieno di scartoffie vide la lista della spesa fatta da sua madre, cosa che faceva proprio al caso suo. La prese, cercò un altro biglietto e iniziò ad esercitarsi nel copiare la scrittura di sua madre. Per fortuna quella spesa era lunghissima così Eddie trovò tutte le lettere necessarie per poter scrivere 'ricordarsi di prelevare'. Fece almeno una trentina di biglietti prima di farne uno che sembrasse veramente scritto da sua madre e dopodiché tirò fuori dal frigo due bottiglie di birra. Le svuotò nel lavandino una per volta e poi le appoggiò sul divano, accanto a sua madre. Prese le sue pastiglie per il sonno e le mise sul tavolino davanti al divano. Una volta posizionate le medicine rubò il portafoglio di Sonia e ne estrasse tutte le banconote più la sua seconda carta di credito. Non la usava mai quindi sua madre non se ne sarebbe mai accorta. La mattina dopo al suo risveglio lei avrebbe visto la birra e le pastiglie e avrebbe pensato di aver bevuto la sera precedente, avrebbe trovato il portafogli vuoto, si sarebbe insospettita ma il biglietto sul frigorifero le avrebbe poi suggerito li avesse finiti lei e che si fosse appuntata di prelevare da sola. Infine avrebbe letto il biglietto di Eddie e avrebbe avuto due scelte: mettersi a cercarlo ma arrendersi dopo due giorni o seguire il consiglio di quel bigliettino. Lei proprio non ce la faceva ma la polizia non la sopportava, non riusciva proprio a fidarsi, pensava fossero tutti corrotti. Aveva visto tanti di quei film che il suo cervello ormai era andato in pappa e lei credeva a tutto ciò che vedeva e guardare pellicole noir che la incitavano a investigare da sé non la avrebbero di certo aiutata. Eddie si guardò attorno, controllò che tutto fosse al suo posto e tornò al piano di sopra. Prese la sua valigia e la riempì con i suoi vestiti preferiti e quelli preferiti di Richie. Si lavò con calma, fece una doccia calda, si lavò i denti la faccia e poi prese le ultime medicine prima di partire. Prese il costume da Freddie Mercury che amava moltissimo e lo indossò senza esitare un secondo. Si guardò allo specchio cercando qualche possibile dubbio, qualche incertezza, qualche piega in quel piano ma non ne trovò neanche una quindi continuò. Passò di nuovo per la cucina e rilesse un'ultima volta il biglietto:

Ciao mamma,

la conversazione di ieri sera è stata l'ultima goccia. Pensavo di essere riuscito a capirti, pensavo di essermi avvicinato a te, pensavo che tu mi avessi capito ma a quanto pare non è così. Me ne vado, non ho rimpianti e non ho paura, è la cosa giusta da fare. Non ti scomodare a cercarmi, non ne vale la pena, avrò al mio fianco qualcuno che vuole davvero stare con me, non qualcuno che fa finta di volermi bene. Tutto quello che devi sapere è qui, non hai bisogno di sapere nient'altro. Spero sarai felice, io sicuramente troverò la mia pace.

Saluti,

                                                                                                                                                                         Eddie

Era perfetto, semplicemente perfetto, era quello che voleva, niente di più niente di meno. Raccolse le chiavi, uscì di casa e chiuse dolcemente la porta. Corse via verso la libertà e la felicità e stranamente raggiunse la casa di Richie. Andò sotto la sua finestra e iniziò a tirare dei sassolini. Non ci volle tanto a svegliarlo, non stava nemmeno dormendo. Il ricciolo gli fece cenno di venire alla porta per parlare e così Eddie fece. Richie aprì la porta e vide Eddie con la valigia. Si mise a piangere e lo abbracciò, lo tenne stretto a sé più che poteva. Il chiaro di luna lo illuminava e tutto pareva perfetto. "Scappa con me" sussurrò il piccoletto e senza esitare un secondo il più grande fece le valigie e partì con lui. Il chiaro di luna non li illuminava più ma era comunque tutto perfetto. Quello che più desideravano era stare insieme, soli loro due e finalmente questo sogno si stava avverando.

Eddie si voltò e Richie si strinse a lui per baciarlo. "Eh già, ti amo..." disse e i due ripresero a baciarsi passionalmente, come nessuno dei due aveva mai fatto prima, assaporando ogni secondo, ogni centimetro delle labbra l'uno dell'altro e senza mai aprire gli occhi, per non rovinare quel momento, per non rovinare quel sogno.

Eh già, ti amo... // ReddieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora