Capitolo 5

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I due rimasero così per qualche secondo poi Richie propose a Eddie di giocare all’impiccato e alla risposta affermativa dell’amico uscì per cercare un foglio ed una penna. Eddie rimase da solo nella stanza che si fece più scura col passare dei minuti. Dopo un po’ questo calo di luce si interruppe e Eddie, che non si era ancora accorto di niente, sentì qualcosa che gli saliva lungo la gamba. Restò immobile spaventato dall’idea di poter avere un ragno sulla gamba ma quando quella cosa affiorò da sotto i pantaloni Eddie tirò un sospiro di sollievo: era una formichina. Gentilmente Eddie la fece salire sulla sua mano, sporse la mano fuori dalla branda e fece cadere il minuscolo insetto sul pavimento notando che cadde perfettamente in piedi. Dopodiché prese il cuscino, lo sprimacciò e si mise più comodo aspettando che Richie tornasse. Tentò di sentire i suoi passi al di fuori della porta ma non riusciva a concentrarsi perché all’interno della stanza c’era un rumore, lieve, di infinite, minuscole zampette che si muovevano. Eddie cercò di non farci caso e tese ancora una volta l’orecchio verso la porta. Inutile, non sentiva niente. Il piccoletto si rimise sdraiato sul letto con il viso rivolto al muro e iniziò a fissare una foto appesa proprio difronte a lui. Raffigurava un vecchio locale distrutto, con pezzi di intonaco mancante, l’insegna ‘Black Spot’ caduta, angoli della casa crollati, e macerie fumanti per colpa, probabilmente, di un incendio. Dopo averla osservata attentamente Eddie si rese conto che era abbastanza disturbante come immagine ma non poteva fare a meno di osservarla, c’era qualcosa che gli impediva di distogliere lo sguardo. Di colpo capì come mai non riusciva a non fissarla: il centro della foto sembrava in movimento, quasi come se respirasse. In quel momento Eddie vide il movimento spostarsi verso i bordi della foto e dalla cornice uscì un’altra formichina. Quest’ultima cadde sul comodino e iniziò ad avvicinarsi ad Eddie molto velocemente mentre il rumore di milioni di zampette diventava forte e più forte ogni secondo che passava. La formica infine salì sul braccio di Eddie che, ormai infastidito, non poté fare altro che schiacciarla. In quel preciso istante il rumore cessò e la foto del Black Spot cadde a terra lasciando spazio ad un’enorme crepa sul muro e facendo balzare il ragazzino sul letto. Eddie, stranamente incuriosito, si alzò e si avvicinò a quella fenditura per capire cosa fosse e cosa ci fosse al suo interno che produceva quel rumore così strano che era nuovamente cominciato. Tutto d’un tratto un branco di formiche, scarabei, scarafaggi, millepiedi e ragni uscì dalla fessura facendo sobbalzare Eddie e ricoprendo completamente il muro difronte a lui. Il ragazzino indietreggiò spaventato e si mise sul letto cercando di evitare quegli insetti disgustosi che salivano dal pavimento quando……. SPLAT! Eddie urlò come mai prima d’ora e si dimenò furiosamente: una tarantola gli era caduta sulla faccia. Quando questa finalmente si staccò il piccoletto alzò lo sguardo e vide il soffitto ricoperto di piccoli mostri a sei zampe che cadevano sopra di lui. Si scrollò nuovamente gli insetti di dosso e prese la cartella clinica per proteggersi dalla pioggia di insetti urlando come mai aveva fatto prima. Nel coprirsi la testa la aveva abbassata e aveva iniziato a fissare la brandina sotto di lui che aveva iniziato a ‘respirare’. Si creò una fessura identica a quella sul muro anche sul materasso proprio sotto i suoi piedi e iniziarono a sbucare insetti anche da lì. Eddie fece uno strillo ancora più forte e si lanciò giù dal letto battendo la testa. Si riprese immediatamente e vide che dal muro era affiorata una mano, poi un’altra, più in basso, e che in fondo a essa due piccole lucine gialle si avvicinavano sempre di più. Improvvisamente altri fiotti di insetti invasero la stanza ricoprendo quasi del tutto le gambe di Eddie e un’inquietante pagliaccio sbucò dalla fessura. Eddie era impietrito, non riusciva a muoversi e così, mentre il pagliaccio si avvicinava a lui iniziò ad urlare ancora di più. “RICHIEEE!! RICHIE!!!!! DOVE CAZZO SEI!?!?!?!?!?!? AIUTAMI! CAZZO RICHIE VIENI SUBITO QUI! MUOVITI!” si voltò verso la porta e cercò di trascinarsi verso di essa con le forze che pian piano lo abbandonavano. “RICHIEEEEEEEE TI PREGO AIUTAMI, CAZZO!” di colpo gli insetti iniziarono a ritrarsi e Eddie vide affiorare il suo amico dalla porta. Era arrivato Richie, aveva sentito le sue urla di terrore da fuori la stanza ed era corso subito per aiutarlo. “CHE C’È?! COSA SUCCEDE?! EDDIE COS’HAI??!!” “IL MURO!” urlò il piccoletto che si protese verso Richie in un pianto disperato. Il ragazzo più grande lo prese tra le sue braccia e lo strinse a sé per proteggerlo, anche se in quella stanza non c’era nessuna minaccia. “Cosa c’è, cos’ha il muro che non va Eddie!? Perché sei così spaventato?!” chiese Richie fissando il muro in cerca di risposte. Eddie alzò lo sguardo verso di lui e, con gli occhioni pieni di lacrime e la voce tremante per la paura, gli disse “la foto, i-i-il muro, la cre-crepa, gli gli in…” e voltandosi verso il muro notò che non c’era più nessuna spaccatura, la foto era al suo posto e il pagliaccio, come gli insetti, era scomparso. Eddie iniziò a respirare affannosamente. “PRESTO!! HA UN’ATTACCO D’ASMA!” urlò Richie e arrivarono subito due medici che lo presero in tempo e riuscirono a farlo calmare mettendogli in faccia una maschera legata ad una bombola di ossigeno. I tre poi lo presero in braccio e lo misero sul lettino. “Grazie” disse Richie ai due dottori che gli strinsero la mano. “Rimani tu con lui?” chiese uno dei due al ragazzo, “si!” rispose lui convinto e chiese “perché, devo fare qualcosa?”, “beh, sì” disse l’altro medico “primo quando vedi che questo ago va sul rosso ci chiami e vediamo come sta il raga-” “Eddie, si chiama Eddie” affermò Richie, “- come sta Eddie, e secondo se rimani tu qua e ci chiami in caso di bisogno come hai fatto ora non abbiamo bisogno di chiamare sua madre ed allarmarla, basta che un conoscente, anche minorenne, rimanga con lui e che ci avverta quando dorme così che un infermiere sta fuori dalla porta a fare la guardia” concluse il medico. “Perfetto” disse Richie con gli occhi dietro le lenti pieni di lacrime “resto qua io! Grazie ancora!”. “Beh, è il nostro lavoro” dissero i due e lasciarono la stanza. “Richie, io ho visto un pagliaccio e e e degli insetti che uscivano dal muro ma quando se-sei arrivato sono s-s-scomparsi!” disse Eddie alquanto preoccupato e stupito. “Dev’essere stato un incubo Eds, sono stato fuori un po’, non trovavo né penne né fogli quindi devi esserti addormentato e devi aver avuto un incubo!” replicò Richie meno preoccupato di prima. “Sì, sì hai ragione, dev’essere andata così!” disse Eddie calmandosi ancora di più “mi fai solo un favore? Apriresti la finestra per far girare un po’ d’aria?” chiese Eddie gentilmente; “Ma…Eddie, è già aperta!” esclamò Richie ridacchiando un po’, “Oh, deve averla aperta mia madre prima di uscire. Meglio così non ti alzi e stai qui con me” disse Eddie fissando l’altro ragazzo negli occhi con i suoi pieni di lacrime. “Richie, io ho paura!” continuò il piccoletto sempre fissando il suo amico, “Non devi, ci sono qua io con te, non ti succederà niente”. Richie concluse così la conversazione e abbracciò il piccoletto, il quale ricambiò l’abbraccio rimanendo sdraiato. Richie fece tutto ciò che i medici gli avevano chiesto di fare e, quando uscirono disse loro che si sarebbero messi a dormire e che molto probabilmente non avrebbero più avuto bisogno. I dottori gli strinsero ancora una volta la mano, salutarono Eddie e andarono. Un infermiere si mise fuori dalla porta come avevano già anticipato ai medici e si presentò al ricciolo, il quale gli strinse la mano. Eddie chiamò Richie dicendogli che era molto stanco e il ragazzo rientrò nella stanza. Si sedette ancora una volta vicino al cuscino di Eddie, lo abbracciò, gli promise ancora una volta che lo avrebbe protetto e i due si addormentarono l’uno nelle braccia dell’altro. Si addormentarono subito e per fortuna che andò così perché la finestra non la aveva aperta la madre di Eddie ma era l’unica traccia che Pennywise, il clown danzante, era effettivamente stato in quella stanza e che poteva ancora essere lì. 

Eh già, ti amo... // ReddieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora