Parte 5

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Passai l'intera notte a rigirarmi nel mio letto. Pensavo a ciò che era successo in quell'assurda giornata e a come avrei potuto fare per recuperare la mia macchina. Cercai di concentrarmi solo su quell'ultimo problema ma, davanti agli occhi, avevo fissa l'immagine di Alejandro che mi guardava mentre mi allontanavo sul taxi.

Iniziai a passare in rassegna tutti i dettagli che mi avevano ridotta allo stato di un'adolescente alla prima cotta.

Mi sorpresi nel fare osservazioni tanto audaci su qualcuno che conoscevo a malapena, soprattutto considerando il fatto che, per tutto il tempo trascorso con lui, avessi tentato con tutte le mie forze di evitare di guardare e sbavare dietro ogni suo minimo lembo di pelle. Sospirai schiacciandomi il viso contro il cuscino e cercando di cacciare indietro pensieri tanto disdicevoli per una donna come me, ma era indubbio che fosse un uomo molto affascinante anzi, piuttosto sexy.

Mi prese il panico quando mi resi conto di quanto quell'incontro inaspettato avesse turbato la mia piatta esistenza, fatta, fino a quel momento, quasi esclusivamente delle soddisfazioni che il mio lavoro era in grado di offrirmi.

Continuai a rigirarmi come un tonno nella rete, alla ricerca disperata di un po' di pace: fu tutto inutile, almeno finché non afferrai l'altro cuscino e lo strinsi tra le gambe, raggomitolandomi poi in posizione fetale, nel disperato tentativo di scacciare per sempre l'immagine di Alejandro dalla mia testa.

Presi sonno molto tardi ed ebbi una notte senza sogni o, probabilmente, la verità era che non volevo ricordarmi ciò che avevo sognato per non dovermi porre troppe domande.

L'indomani mattina mi svegliai nuovamente con un gran mal di testa e, senza aspettare che suonasse la sveglia, raccolsi tutte le mie forze e mi trascinai fino alla cucina.

Presi un bicchiere dalla credenza e lo riempii d'acqua di rubinetto, poi presi altre due pasticche di analgesico e me le gettai letteralmente in gola mandandole giù con tre grandi sorsate. Poi afferrai dal ripiano sopra il frigorifero la scatola di cereali e ne svuotai svogliatamente una generosa quantità in una tazza che avevo preso dalla piattaia accanto al lavandino. Ero lì, pronta ad affondare il cucchiaio nella ciotola, quando mi accorsi di non averci messo dentro il latte, così dovetti alzarmi a prendere la bottiglia dal frigo. Mentre rigiravo i miei cereali nella tazza di latte, cercando di affondarli uno a uno col cucchiaio, mi arrivò un messaggio sullo smartphone: era di Grace, mia madre.

«Non ci posso credere, un messaggio alle sei di mattina è il colmo. Ovviamente, nulla che potesse aspettare almeno un orario umano, vero mammina?!» bofonchiai alzando gli occhi al cielo mentre visualizzavo il contenuto del messaggio.

Mi portai una mano alla bocca quando appresi che era morto mio zio William, fratello più grande di mia madre, e che i suoi funerali si sarebbero tenuti quel sabato a Londra, dove viveva.

«Noooo, zio Will!!!» esclamai con le lacrime che mi salivano agli occhi.

Like the leaves in the fall (The Seasons Saga)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora