Parte 14

8 1 0
                                    

L'essere arrogante che usava il suo fascino per irretire la gente debole e magari soggiogarla per sottometterla al suo volere, aveva lasciato la scena all'uomo sentimentale che sembrava quasi fragile. Tutte quelle congetture mi annodavano le budella angosciandomi perché non ero stata in grado di alzare le mie barriere ma esponendomi in tutta la mia fragilità umana. Sentivo tutte le mie viscere come schiacciate contro un muro invisibile, come quando si è sulle montagne russe e la giostra inizia la sua discesa a picco, svuotandoti completamente.

Odiavo il sentirmi esposta, solo ad una persona, nella mia vita, avevo permesso di guardare nel profondo del mio essere e quella stessa persona mi aveva fatta a pezzi.

Reed Jackson.

«Lo sai che non si pianta un uomo su due piedi come hai fatto tu ieri sera?» improvvisamente il suo tono era tornato ironico, quasi sarcastico, mentre si aggiustava una ciocca di capelli dietro l'orecchio e si poggiava coi gomiti sul tavolino protendendosi verso di me.

Scossi il capo per liberarmi dai pensieri dolorosi di una vita passata e mi concentrai sull'uomo dinanzi a me. Dovevo conoscerlo meglio per combatterlo, ove fosse stato necessario, oppure dovevo scappare a gambe levate e lasciarmelo alle spalle come un'isolata pagina della mia tormentata esistenza.

Sentivo il suo respiro sul mio viso e questo non faceva altro che innescare quel calore primordiale anzi, oserei dire, animalesco, che dall'inguine si diramava in ogni fibra del mio essere. Allungò una mano verso il mio viso e mi afferrò il mento tra pollice ed indice come per assicurarsi che lo stessi guardando bene negli occhi.

Mi sistemai meglio sulla sedia e tirai un respiro profondo.

«Sai. Quando sei concentrata su qualcosa, ti si forma una piccola ruga d'espressione tra le sopracciglia ed i tuoi iridi diventano di un verde talmente intenso da sembrare l'abisso dell'oceano. Giuro che mi lascerei inghiottire da quell'oceano così da poter toccare la tua anima» disse mentre mi fissava intensamente studiandomi con estrema attenzione e curiosità. Si morse il labbro inferiore e questo suo gesto venne elaborato dal mio cervello come la cosa più sexy del mondo, dopo di lui, ovviamente, mandando centinaia di fremiti ad ondate in tutto il mio corpo. Avevo la pelle talmente recettiva che sentivo i peli delle braccia drizzarsi dolorosamente.

Sembrava più un lupo famelico che studia la sua preda prima di sferrare l'attacco decisivo oppure un bambino che anela un giocattolo proibito? Non sapevo rispondere perché non volevo e non potevo mostrarmi debole nei suoi riguardi. Costituiva ancora un'incognita per me e non riuscivo a classificare il suo comportamento poiché sembrava avere due personalità completamente differenti.

Sentivo, però, di non dover abbassare nemmeno per un attimo la guardia.

Like the leaves in the fall (The Seasons Saga)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora