Parte 11

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Lasciai la Vespa nel garage aziendale e salii sul Maggiolino di Connor. Era davvero una macchina d'epoca quella, c'erano momenti in cui pensavo che non avremmo mai superato i quaranta chilometri orari, nonostante non stessimo incontrando molto traffico.

Connor mi lanciava sguardi lascivi che riuscivo a scorgere con la coda dell'occhio, e dentro di me pregai di arrivare all'officina il prima possibile così da non essere più sola in macchina con lui.

Ringraziai Dio di aver indossato un paio dei pantaloni blu aderenti di Dolce e Gabbana, quella mattina, poiché erano più comodi per andare in moto, ma il maglioncino color cipria con lo scollo a v era forse troppo aderente sui seni ed il cappotto che avevo lasciato aperto non mi garantiva un'adeguata protezione dai suoi sguardi truci così strinsi la borsa al petto per cercare di rimediare.

Il mio sesto senso era in massima allerta tanto che avrebbe potuto farmi scattare anche il soffio del vento. I nervi erano tirati al massimo ed avvertii lo scricchiolio dei miei denti mentre serravo la mascella involontariamente.

«Sei piuttosto silenziosa» sbottò lui improvvisamente.

«Sono un po' in ansia perché ho mille cose da fare e questa, in particolare, mi sta portando via più tempo del necessario» risposi stringendo la borsa sempre di più.

«Rilassati, vedrai che aggiusteremo la situazione in men che non si dica e potrai tornare ad occuparti delle altre tue faccende» sogghignò.

Lo sguardo che mi lanciò mi fece gelare, improvvisamente, il sangue. E mi sentii ancora più a disagio quando, incurante, posò una mano sulla mia coscia facendola poi scivolare in direzione del mio inguine. Immediatamente mi irrigidii ancora di più ma riuscii comunque ad afferrare quella mano inchiodandola sotto la mia, poi mi voltai verso di lui e lo fulminai con gli occhi.

Tutta quella situazione stava diventando insostenibile al punto che avvertii un moto di ribrezzo salirmi dallo stomaco.

"Come aveva potuto fare una cosa simile a me? Forse gli avevo dato, involontariamente, modo di pensare che fossi compiacente. Ma quando? Avevo sempre cercato di togliermi da dosso la veste di leader del team, nonostante tutti mi considerassero ormai come tale, cercando un approccio più amichevole teso a stimolare la sinergia di forze. In fin dei conti eravamo tutti sulla medesima barca ed il fine era comune ma, questo non doveva significare che lui poteva provarci con me".

Connor sfilò immediatamente la sua mano dalla mia presa, come se quella mia reazione avesse suscitato in lui una qualche forma di pentimento, e la rimise sul volante tenendo lo sguardo fisso sulla strada.

Di colpo era freddo e distaccato, come se fosse solo nella macchina.

Non proferì più parola finché, dopo aver prelevato il gommista dalla sua officina, non raggiungemmo la mia Clio che giaceva parcheggiata al bordo strada.

Like the leaves in the fall (The Seasons Saga)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora