Parte 17

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Lui mise le mani davanti in segno di resa « Okay, okay non c'è bisogno che fai appello a tutti i tuoi ormoni di femmina per scagliarti contro di me. Volevo solo rompere il ghiaccio visto che ieri sera non abbiamo avuto modo di parlare molto e magari entrare un po' di più in intimità con te» ammiccò.

Oh. Mio. Dio. Non poteva rivolgersi a me a quel modo ed aspettarsi che stessi al suo gioco come se nulla fosse. Odiavo quel modo di fare da tipico maschio alfa col quale si atteggiavano determinati uomini. Due nel giro di poche ore era davvero troppo.

Sbuffai contrariata.

Nel frattempo era arrivato il ragazzo con le nostre ordinazioni ed io decisi che mi sarei goduta quella tazza di tè con più calma rispetto alla sera prima e magari sarei riuscita così a non prendere a pugni quell'essere di fronte me. Inspirai profondamente facendo appello a tutto il mio autocontrollo.

«Sei di Galway?» mi chiese.

«Uhmmm» feci mentre sorseggiavo il mio tè ai frutti di bosco.

«Non sei un tipo molto socievole, a quanto vedo» disse mentre portava alla bocca la sua tazza. In quel momento credo di aver desiderato essere parte di quella porcellana bianca che entrava in contatto con le sue labbra carnose.

Un brivido mi attraversò la schiena a corredo di quei pensieri tanto audaci.

Mio Dio salvami. Volevo solo bere il mio dannato tè e filarmela ma anche no.

Mi maledissi almeno cento volte per essermi fermata di nuovo in quella caffetteria. Sapevo che lo avrei incontrato o almeno, lo sperava ardentemente la "me fuori di testa" che aveva appena alzato il vessillo della vittoria e preso in mano la situazione, così da ficcarmi in quella situazione tanto imbarazzante.

«Io sono di Manchester» continuò lui incurante e continuando a sorseggiare il suo caffelatte.

"Gesù" sputai tutto ciò che avevo in bocca sul tavolino facendo rovesciare pure la tazza che mi scivolò dalle mani.

"Non può essere mai che un'irlandese si metta con un un inglese. MAI!!!" mi parve di sentire la voce di mio nonno tuonarmi nelle orecchie con lo stesso piglio arcigno con il quale gliel'avevo sentita ripetere centinaia di volte a mia madre. Ecco spiegato il perché di quella sensazione di disagio che provavo in sua presenza, doveva per forza trattarsi di un'avversione genetica trasmessami dalla mia famiglia. Ora avevo la certezza che tutta quella storia non avrebbe portato a nulla di buono. Così mi imposi di liquidare quella spiacevole situazione quanto prima.

Ridestandomi da quelle considerazioni lo vidi mentre attonito spostava velocemente lo sguardo da me al macello che avevo combinato sul tavolo e su di lui.

«Scusami tanto, mi devo essere affogata con qualche semino di limone» dissi soffocando una risata con un morso all'interno della guancia che mi fece sussultare dal dolore. Quella situazione era già abbastanza ridicola così ma, non poté sfuggirmi la mia successiva reazione a ciò che era appena successo e fu questo a destarmi maggiore turbamento. Mentre cercavo di pulirmi la bocca con una salvietta mi accorsi che alcuni schizzi di tè avevano raggiunto anche Alejandro, il quale aveva cercato inutilmente di schivarli tirandosi indietro sulla sedia. Nonostante la cosa mi procurasse un certo senso di soddisfazione dall'altra la mia coscienza mi bacchettò aspramente per quel mio comportamento tanto sconsiderato.

«Accidenti!» imprecò lui alzandosi di scatto dalla sedia, che si ribaltò alle sue spalle, e cercando di asciugare il tè che aveva addosso. «Devo cambiarmi prima di iniziare la lezione» disse mentre si guardava i pantaloni.

Quando si eresse davanti ai miei occhi quasi mi si mozzò il fiato facendomi andare di traverso l'ultimo goccio di tè appena trangugiato. Avevo la gola in fiamme così come le guance mentre avvertivo un fitta dolorosa tra le gambe.

Like the leaves in the fall (The Seasons Saga)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora