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Miley

Mi sedetti sul bordo della vasca e cercai di recuperare un poco di lucidità.
Mi faceva male la testa.
I pensieri si accavallavano prepotenti.
Mi sentivo una pazza.
Potevo davvero aver visto ciò che credevo?
Perché il mio rapitore mi dava corda a riguardo?
Mi massaggiai le tempie lasciando cadere le lacrime sulle ginocchia.
"Maledizione"
Sussurrai alzandomi in piedi e avvicinandomi al lavandino.
Il mio sguardo era sconvolto.
I capelli erano lisci e attaccati alla testa come se non li lavassi da anni.
Il sangue ormai secco mi aveva macchiato la maglia.
Presi un asciugamano e dopo averlo bagnato iniziai a pulirmi senza riuscire a smettere di piangere.
Le mano tremavano mentre con sempre più foga cercavo di togliere le prove di ciò che era successo dal mio corpo.
Ventiquattro ore prima non mi sarei mai immaginata di ritrovarmi in quel casino.
La paura mi bloccava le gambe e i pensieri razionali.
Dovevo trovare un modo per cominicare con mio padre.
Sicuramente aveva già iniziato a cercarmi, sempre se Zero avesse dato l'allarme.
Scossi la testa tentando di calmarmi.
Zero non mi aveva mai fatto del male, anzi..
Se ci pensavo bene era stato proprio lui a salvarmi dal primo tentativo di rapimento.
Mi misi a ridere sentendomi una pazza.
Doveva essere un incubo se il mio amico sapeva trasformarsi in un lupo.
Afferrai il lavandino con le mani e feci alcuni respiri profondi tentando di calmarmi i nervi.
Sollevai la testa e mi osservai allo specchio.
Fu allora che la vidi.
C'era una finestra.
Una semplice finestra, senza lucchetti o protezioni.
Mi voltai di scatto e mi avvicinai.
Era piuttosto piccola, messa di traverso sopra ad un armadietto e accanto al wc.
Mi avvicinai alla doccia e accesi l'acqua per coprire i miei rumori e tornai a scrutarla.
Non sapevo se sarei davvero riuscita a passare da quella fessura.
Non avevo idea di dove fossi e nemmeno della strada che dovevo percorrere per tornare a casa.
Forse mi sarei persa nel bosco, sarei morta congelata o mangiata da un qualche animale.
Un rumore in cucina mi fece tornare in me.
Non potevo di certo restare in quella casa in balia del mio rapitore senza nenmeno provare a fuggire.
Era la mia unica occasione.
Non potevo fare altro.
Tolsi i flaconi di shampoo che erano riposti sull'armadio e la scatola di cioccolatini posandoli per terra senza fare rumore.
Mi avvicinai alla porta per assicurarmi che fosse chiusa a chiave e poi tornai alla finestra arrampicandomi sull'armadio.
Scrutai al di fuori.
Era buio pesto ma non vedevo neve svolazzare quindi la tormenta doveva essere finita.
Misi entrambe le mani sull'apertura e girai la manovella ad occhi chiusi.
Con mia immensa sorpresa, questa si aprì senza alcuna resistenza e una sferzata di aria gelida mi colpì il volto.
Trattenni un urlo di gioia e l'ennesimo rumore mi fece ricordare quanto dovevo essere veloce.
Forse Paul si era dimenticato di quella via di fuga, ma presto si sarebbe chiesto perché ci mettevo tanto.
Infilai le braccia fuori dall'apertura e mi spinsi con i piedi per issarmi sul bordo della finestra.
Faceva freddissimo e l'aria mi impediva di tenere gli occhi aperti.
Non avevo una giacca con me e sicuramente se non mi avesse mangiata un lupo, sarei morta di polmonite.
Ero al primo piano e lo spazio che mi separava da terra era minimo ma non avevo alcun modo di mettermi seduta e questo significava dovermi lasciar cadere a terra.
Chiusi gli occhi stringendoli.
Avevo paura di farmi male e che il tonfo facesse intuire a Paul i miei piani.
Contai fino a cinque e poi con entrambe le mani trascinai il mio corpo fino a cadere in avanti.
Atterrai sulla neve che per fortuna attituì il colpo.
Presi in ogni caso una botta alla spalla e al collo che mi fece imprecare a bassa voce.
Tesi le orecchie per sentire i suoni all'interno della casa.
Non c'era tempo da perdere, dovevo andare.
Mi alzai in piedi e iniziai a correre.
Correvo nella neve, con il vento che mi frustava la faccia e la testa che girava.
Correvo senza sapere dove stessi andando in quel paesaggio tutto uguale.
Mi voltai alcune volte per vedere la casa allontanarsi sempre di più.
Potevo farcela, non dovevo mollare.
Quando sentii il rumore dell'acquai miei nervi si calmarono.
Mi bloccai davanti al fiume e sorrisi.
Accanto a casa di Zero scorreva un fiume, poteva essere lo stesso.
Osservai a destra e a sinistra rendendomi conto che non avevo nemmeno la vaga idea di dove potessi trovarmi.
Sapevo solo che dovevo continuare ad andare.
Scelsi di andare verso destra, la parte del cuore, sperando che mi portasse fortuna anche se l'importante per me era fuggire da quella casa.
Ma spesso il destino ha altri piani per noi e la fortuna, seppur cieca, si volta dall'altra parte per non guardarti in faccia.
È questo che pensai quando sentii una voce chiamarmiale mie spalle.
"No"
Sussurrai aumentando il passo.
Sentivo male ad un fianco, sentivo i polmoni ghiacciarsi nel mio corpo, ma non potevo fermarmi.
"Miley, cazzo!"
Continuai a correre. Un passo dopo l'altro. Senza mollare, senza perdere terreno.
Non potevo lasciarmi prendere un'altra volta.
Non potevo.
Ma poi sentii i rumori dietro la mia schiena e il suo fiato sul collo e capii che non potevo più farci nulla.
Mi aveva presa, di nuovo.
"Noo"
Urlai lasciandomi atterrare nella neve perdendo completamente le forze.
Il suo corpo cadde sul mio schiacciandomi ma si fece subito da parte per non farmi male.
Mi strinse forte i fianchi quasi in un abbraccio e allungò una mano accarezzandomi la testa mentre il pianto non accennava a fermarsi.
"Lasciami andare"
Urlai stremata.
Avevo perso e nonostante lo avessi fatto lottando questo non significava di certo vittoria.
Sarei morta o chissà che altro mi sarebbe successo.
"Andrà tutto bene. Ti porto a casa e parliamo un po'. Non ti farò del male"
Tremai a quelle parole e chiusi gli occhi per non vedere cosa mi sarebbe successo.
Non volevo vedere più nulla.
Volevo solo addormentarmi e svegliarmi a casa mia.

The Wolf - Black MoonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora