Capitolo 14

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Caleb doveva semplicemente capire che era lui il responsabile della sua vita e non Adam. Come poteva un padre abbandonare la figlia e addirittura volerla uccidere se mai dovesse tornare a casa?  Secondo Bonnie, non c'era nessun legame più forte di quello tra un padre e un figlio.

Adam rendeva evidente il fatto che per lui Caleb era solo qualcosa da sfruttare per i suoi bisogni. Gli stava rovinando la vita: gli aveva impedito di vedere la sorella, gli aveva portato via la madre, non gli permetteva di vivere la sua normale vita da adolescente.

La ferita della ragazza stava lentamente guarendo, soprattutto grazie alle quotidiane visite di Caleb che si occupava di medicargliela.

Quel ragazzo era sempre disponibile, non solo con lei, ma anche con tutte le altre; era evidentemente distaccato e freddo, ma non perdeva occasione per rendersi utile. Bonnie non riusciva a capire come una persona come lui, potesse vivere con un uomo che era esattamente il suo opposto. Non capiva perché insistesse nel volerlo aiutare nella sua pazzia. Tempo prima gli aveva già fatto la domanda, ma Caleb disse che la sua intenzione era renderlo fiero.

Adam non meritava di essere fiero del figlio. Chissà come poteva sentirsi...

«È migliorata molto, sta guarendo.» le comunicò Caleb, mentre bendava nuovamente la ferita.

«Bene, grazie.» fu la risposta della ragazza.

Quello che più la faceva riflettere era il fatto che lui sapesse che a procurarle quella ferita fosse stato Adam, ma sembrava non importargli. Forse non riusciva a rendersi conto della gravità della cosa: viveva con un uomo pazzo che avrebbe potuto ucciderlo da un momento all'altro preso da un attacco d'ira.

«È tutto a posto?» si sentì domandare dal ragazzo.

«Me lo hai appena detto tu, sta migliorando.» rispose con ovvietà.

«No, come stai tu: ho visto che stai rinunciando.»

«Me lo stai chiedendo davvero? Mi stai dicendo che non hai neanche mai immaginato come tutte queste ragazze possano sentirsi?»

«Certo che lo immagino: è come se vivessi con loro. Vedo tutto quello che succede loro.»

«Allora puoi rispondere alla tua domanda da solo.»

Un sospiro lasciò la bocca di Caleb, che si sedette sul letto accanto a Bonnie.

«Devi smetterla di fare così: finirai col farti male.»

«Io non credo che qualcosa possa farmi più male di tutto questo.»

«Visto? Ci stai rinunciando. Non devi farlo.»

«Non sto rinunciando proprio a niente. Non c'è un solo giorno in cui io non pensi ad un modo per uscire da qui e rivedere la mia famiglia.»

«Questo è quello che ti dici per convincerti che vada tutto bene, ma cosa stai facendo realmente?»

E per la prima volta, Bonnie rimase senza alcuna parola in bocca. Cosa stai facendo realmente? Era una domanda senza risposta; cosa avrebbe potuto rispondere una persona ad una domanda del genere?

«Questa domanda non ha senso.»

«Già, oppure hai paura di quale possa essere la risposta.»

«Io so che non c'è alcuna risposta! Sto cercando un modo per andarmene e lo troverò.»

«Bene.»

«Bene?» rimase sorpresa dalla sua risposta.

«Sì, bene. Vuoi che ti dia ragione, vero? Oppure vuoi che dica esattamente il contrario di quello che dici tu, perché vuoi avere la conferma che qualcuno pensa al tuo bene? Sai che ho ragione e sai che c'è una risposta a quella domanda. Ammettilo a te stessa.»

Dimentica (IN PAUSA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora