Capitolo 5 (Parte 2)

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Dopo un'altra ora, circa, Caleb li raggiunse con gli evidenti segni di una corsa.

«Finalmente.» si lamentò Adam. Evidentemente, non era arrivato abbastanza in fretta.

«Forza Bonnie cara, ti lascio nelle mani di Caleb. Spero che queste due ore passate ad osservare loro ti siano bastate, perché questa sera ci sei anche tu.» un'altra cosa evidente, era che Adam voleva stare a guardarla mentre si rovinava la vita. Adorava vedere che non avrebbe potuto fare altro che obbedire ai suoi ordini.

Il ragazzo le fece segno di alzarsi e di raggiungerlo sul lato destro della stanza. Così fece, camminando molto lentamente. Se c'era una cosa che odiava, era quella di fare cose che non la facevano sentire a suo agio, davanti a perfetti sconosciuti. La faceva sembrare assai imbranata e odiava sentirsi tale.

«Ti ha spiegato cosa devi fare?»

Scosse la testa. Aveva pensato che osservare sarebbe bastato. In effetti era stato così: non ci andava un genio per capire che quello che avrebbe dovuto fare sarebbe stato convincere un uomo che lei sarebbe stata in grado di soddisfarlo.

«Hai visto come fanno loro?» chiese allora.

Bonnie annuì insicura. Certo che aveva visto come facevano, ma farlo con altrettanta facilità, non era affatto semplice.

«Perché devono farlo anche di pomeriggio? Non possono improvvisare alla sera?» chiese la ragazza per cercare di evitare quell'imbarazzante scena in cui avrebbe cercato di fare i medesimi movimenti di quelle ragazze una miriade di volte più brave di lei.

«Potrebbero, ma Adam vuole godersi lo spettacolo privato.»

«Sai che spettacolo, le insulta ogni momento.» borbottò.

«Vediamo cosa hai imparato.» Caleb sorvolò sull'argomento.

«Sì, cos'ho imparato. Facile a dirsi.» mormorò.

Il ragazzo fece una risata di rassegnazione.

«Glielo avevo detto che era presto.» scosse la testa «Ti faccio vedere io.»

Si avvicinò alla ragazza.

«Scendi giù in questo modo.» mormorò poggiandole le mani sui fianchi e guidandola nei movimenti molto lenti.

Bonnie sobbalzò al suo tocco e il corpo le si riempì di brividi causati dalla troppa vicinanza, ma non lo diede a vedere, per questo Caleb non se ne accorse.

«Dovete chiamare un medico.» suggerì ripensando alla mora. Non aveva intenzione di dirlo ad alta voce, ma ormai lo aveva fatto.

«E perché dovremmo?»

«Per quella ragazza.» la indicò con lo sguardo «Le fa male la caviglia ed è gonfia.»

Il ragazzo la osservò, come per esaminarla «Vedremo.» chiuse il discorso.

«Okay, ora spingi il bacino leggermente in avanti.» continuò a guidarla «Non troppo velocemente, altrimenti sembrerai una ragazza fatta che cerca disperatamente di catturare l'attenzione di un uomo, invano.»

Quasi rise a quell'immagine ridicola che non la rispecchiava per niente.

«Risali mantenendo questa posizione.»

Obbedì e le spiegò diverse cose che avrebbe dovuto fare.

«Queste sono le cose principali: inizia con così.» disse allontanandosi da lei.

Non avrebbe mai dovuto farle, non avrebbe mai dovuto essere lì. Non era a suo agio nel costume della persona che volevano diventasse.

«Un'ultima cosa, quando un uomo ti si avvicinerà questa sera, dovrete andare nella tua stanza.» l'avvisò.

Dimentica (IN PAUSA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora