Capitolo 6

34 0 0
                                    

Le immagini scorrevano veloci al finestrino e, mentre tutto al di fuori di quel pullman scorreva in modo normale, quasi monotono, mi ero estraniata ancora una volta dal resto del mondo. Le cuffie alle orecchie, gli occhi chiusi, le mie dita battevano ritmicamente sul finestrino mentre muovevo la testa al suono delle note riprodotte dalla mia playlist. Riaprii gli occhi solo quando l'autobus si fermò e constatai che la fermata successiva sarebbe stata la mia.

Quella mattina mi ero svegliata più stanca del solito e neanche due tazze di caffè mi avevano aiutato.
La sera prima avevo incontrato Martha e, dopo averle raccontato del viaggio e di come mi trovavo a New York, mi aveva informata che quel pomeriggio avrei iniziato gli allenamenti.

"Dovrai pur allenarti se vuoi vincere." Mi aveva detto monocorde e io non avevo fatto altro che annuire. Mi aveva inoltre detto che avrei fatto anche qualche allenamento di boxe.

"Hai bisogno di più muscoli alle braccia e tirando i pugni al sacco li otterrai facilmente." Ancora una volta avevo annuito senza protestare.
In fondo mi avrebbe fatto solo bene e avrei potuto anche usarla come scusa per sfogarmi.
Ero ancora scombussolata. Insomma non a tutti capita di ritrovarti davanti, nel giro di due giorni, tuo fratello maggiore che non vedi da quattro lunghi anni.

Scossi la testa e sospirai. Quando il pullman si fermò, mi alzai dal mio posto e scesi, incamminandomi per raggiungere l'ingresso della scuola. Intravidi Cindy parlare con il solito gruppo e Giulia e Andrea, in disparte, discutere animatamente.

"Ti dico che va bene così!"

"Ciao ragazzi!" Li salutai ma quelli , puntualmente, mi ignorarono.

"A me non piace. Anche l'autore dev'essere d'accordo su quello che scrive." Ribattè Andrea guardando la mia migliore amica esasperato.

"Ma ti dico che è bella così." Insistette lei.

"Ma a me non piace quindi la cambierò!" Detto questo il mio amico girò i tacchi e se ne andò a passo spedito.

Giulia si girò verso di me e finalmente mi notò. " Ciao. Andrea ha scritto una bellissima canzone ma dice che fa schifo. Era incantevole! Ah, gli uomini. Ma chi li capisce?" E scomparve anche lei.

Mi avviati anche io all'ingresso dell'edificio. Posai lo zaino all'interno dell'armadietto e controllai la tabella con gli orari. Matematica.

"Oddio,  NO! "
Già. 

Mi avviai verso l'aula 72, consapevole del fatto che della lezione a venire non ci avrei capito niente. 

Mi accomodai come sempre all'ultimo banco e mi guardai intorno. C'erano diversi ragazzi.  Ed erano tutti completamente diversi. Da una parte c'era un gruppetto di nerd con gli occhiali rotondi, maglioni larghissimi e una buona manciata di brufoli stampati sulla fronte. 
Dalla parte opposta si trovavano quelli che pensavano di essere belli e irresistibili e si pavoneggiavano davanti alle ragazze.

"Un classico! "

Tra quest'ultimi intravidi mio fratello che parlottava con il barman, Harry.
Quando vide che lo stavo fissando,  si alzò e si incamminò verso di me.

"Posso? " mi indicò la sedia vuota al mio fianco.
Annuì con un cenno della testa.

"Alessia, credo che dovremmo parlare. "

"Non abbiamo niente da dirci." Ribattei.
Non potevo crederci. Lo aveva fatto davvero. Era venuto qui e si era messo a parlare tranquillamente.

Fortunatamente la lezione iniziò subito dopo e la conversazione terminò.

La professoressa di matematica era una donna minuta. Aveva un caschetto nero liscio.  Indossava degli occhiali che coprivano i suoi occhi castano scuro, che parevano minacciare qualsiasi persona incontrassero.

A way to live (SOSPESA) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora