Stasera niente casino nelle vie centrali di Torino, è mercoledì sera e non c'è molto movimento in giro. Ho scelto la serata giusta, Elvira non avrà molti tavoli da servire e potremo avere un po' di tempo per parlare.
Mi sento in colpa per quel maledetto biglietto e quelle parole mancate, lunedì sera sono stato rintanato in casa come il mio solito ma avevo un'inquietudine strana e diversa dal solito.
Non nascondo la mia serenità nel rivederla, non posso non ammetterlo, Elvira ha un posto ormai nei miei pensieri e ne sono piacevolmente colpito.
Ho trovato subito parcheggio e già dall'entrata mi rendo conto che i tavoli sono semivuoti, la cerco e con un colpo di fortuna me la ritrovo a pochi metri di distanza.
Alza lo sguardo e incrocia il mio ma mi accorgo subito che c'è qualcosa che non va, i suoi occhi non sono lucenti come l'altra volta e non mi viene incontro. Chiama la sua collega Serena e le bisbiglia qualcosa all'orecchio poi si ritrae e si avvia verso il retro del locale.
- Ciao, hai l'imbarazzo della scelta stasera, dove vuoi accomodarti? - Serena mi accoglie ma sono così deluso dalla reazione di Elvira che sono tentato dall' andarmene.
Non posso farlo però devo andare a fondo, non posso fare il codardo, non un'altra volta - Mi siedo qui, grazie -
E non me l'aspettavo questa sua reazione, mi accomodo e cerco di tranquillizzarmi, un moto di nervosismo misto a rabbia mi sta invadendo - Posso avere una birra? -
- Certo! Te la porto subito - mi fa un sorriso malizioso Serena che io non ricambio.
Bevo e la sto quasi finendo la mia birra ma di lei niente, neanche l'ombra. Non me ne vado senza aver chiarito però e prendo coraggio, dopo aver pagato raggiungo la porta che penso dia verso la cucina e provo a bussare.
Con un po' di fortuna è proprio Elvira ad affacciarsi, mi guarda con un misto di imbarazzo e di incertezza. Siamo così vicini che riesco a notare il suo trucco più marcato e la stanchezza che traspare dai suoi occhi, cerchiati da occhiaie evidenti.
Incrocia le braccia e aspetta che io dica qualcosa.
- Posso parlarti un attimo? -
- Non sono pronta - tuona fissandomi negli occhi. È incazzata, non ho più alcun dubbio. Ha usato la mia stessa frase che mi si sta ritorcendo contro.
- Mi dispiace -
Alza gli occhi al cielo - È tutto quello che hai da dire? Sei di poche parole e dopo il bigliettino stringato che mi hai lasciato mi aspettavo qualcosina di più - mi continua a fissare in attesa.
La prendo per un braccio e cerco di portarla in un angolo un po' più appartato, ho notato alcune sue colleghe ferme ad ascoltarci.
Chiudo gli occhi e cerco di schiarirmi le idee
- Elvira mi devi scusare, il tuo invito è stato un gesto veramente carino nei miei confronti. Abbiamo tante cose in comune e sicuramente sarebbe stato bello chiacchierare insieme, in tranquillità... -
- Ma? - mi interrompe e mi sta sempre fissando negli occhi, mi sento così a disagio.
- Ma... non lo so, mi è sembrato troppo. Ci conosciamo appena e... non mi sono sentito pronto, sono dispiaciuto per Daniele e so di aver deluso anche lui -
- È per Daniele che non sei venuto? -
- No, anzi. È un bimbo che ispira simpatia e mi avrebbe fatto piacere rincontrarlo -
- Allora? Non ci sto capendo niente Lucio, perché non sei venuto lunedì a cena? Sai da quanto tempo non invito nessuno a casa mia? Da sempre, da quando Daniele è tornato a casa con me. Per la prima volta ho visto mio figlio contento di stare con un'altra persona che non fossi io. Siamo soli Lucio, soli - chiude gli occhi e poi li riapre e mi stringe il cuore perché vedo un malessere nei suoi occhi, la delusione che le ho provocato e fa male, mi fa veramente male.
- Lucio tu sai la mia storia, mi hai detto che hai insistito con la tua psicologa e te la sei fatta raccontare. Avrei potuto farlo anch'io sai? Ma non mi piacciono i sotterfugi e vorrei che me la raccontassi tu, vorrei sentirla dalla tua bocca. Ci sarebbe stata l'occasione lunedì dopo che Daniele sarebbe andato a letto e saremmo rimasti soli -
Sgrano gli occhi perché il fatto di essere potuti rimanere da soli e di aver dovuto raccontargli la mia tragedia mi mette in ansia anche adesso.
Anche lei lo percepisce e il suo sguardo si incupisce - Non ci posso credere, è questo che ti preoccupa? Il fatto di rimanere da solo con me, ma... cosa pensavi, che ci provassi con te? Ecco la tua preoccupazione - inizia a scuotere la testa incredula, cerco di calmarla tenendola ferma per le braccia - No Elvira non è così! Non è come credi -
Si divincola e si allontana di qualche metro - È meglio che tu non sia venuto a quella maledetta cena, meglio così. Non venire più a cercarmi, pensavo che potesse iniziare una piacevole amicizia ma... mi sono sbagliata -
Cerco di coprire la distanza ma lei si allontana ancora di più - Adesso devo andare, ci lavoro qui e ci mancherebbe solo che mi licenzino. Lucio non voglio ripetermi, non mi cercare più-
Si volta e torna in cucina, che incredibile malinteso, non ci posso credere di averle fatto credere questo.
Devo assolutamente rimediare, io non voglio troncare un'amicizia che deve ancora nascere e soprattutto sento il bisogno di Elvira, smuove qualcosa in me e non posso permettermi di perderla, non così.Elvira ha capito male ed è molto arrabbiata 😳😕
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Cercami nei papaveri (#2 Book)
General Fiction(COMPLETA) *The Poppies Series #2* ~Nella lista di prima selezione dei WATTYS 2018~ Lucio è uno scrittore emergente, un ragazzo che ha sofferto molto per un grave lutto che ancora non ha superato. Noemi, la sua ragazza, un amore appena sbocciato che...