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Dopo essere rimasta per cinque minuti come uno stocafisso davanti al cancello, decisi di farmi avanti. Suonai, e le porte si aprirono in un nano secondo, come il cancello della reggia della Regina.
Incredibile.

Mi feci avanti e attraversai la stradina che separava il cancello dallʼingresso della scuola. Attorno a me cʼera un enorme prato dove alcuni ragazzi si stavano allenando. Rimasta a fissarli senza guardare dove andavo, andai a sbattere contro un ragazzo imbranato quanto me, con le mani piene zeppe di libri.

«Oh, cavolo! Scusami!» dissi, imbarazzata, aiutandolo a recuperare i libri. Era un ragazzo un poʼ goffo, con i capelli lisci neri e dei tratti asiatici.

Il ragazzo si alzò sbuffando «Figurati, se non fosse per il mio amico che scompare ogni tre per due, ora questi libri sarebbero già nella libreria. Ma quello lì è uno sfaticato, e il povero Ned deve portare tutto da solo»

Poco dopo stese la mano dicendo «A proposito, io sono Ned. Tu chi sei? Sei nuova, giusto?»

Gli presi la mano, felice di aver fatto una nuova conoscenza.
«Si, sono nuova. Mi chiamo Charlotte, ma per favore chiamami Charlie. Vuoi una mano con i libri?».

«Mi faresti un piacere ENORME! Grazie» quasi urlò. Presi metà dei suoi libri e li appoggiai sulla valigia, mentre lui mi faceva strada verso l'entrata.

«Oh beh, Charlie, benvenuta alla Midtown School of Science ad Technology. Che detta così sembra unʼuniversità di Einstein, ma in realtà è una semplice scuola superiore. Sì, alcuni dei ragazzi che vengono qui sono dei geni del male, tutti con un conto aperto per loro». Mi guardò sorridendo, soffermandosi sui vestiti. «Scommetto che hai pagato per venire qui, vero? Non mi sembri una tipa molto studiosa».

Eravamo appena entrati.

«Sai Ned, quando incontri Charlie la prima cosa che devi sapere è "Non giudicare un libro dalla copertina". Ti stupirò» dissi, appoggiando i libri su una mensola ed andandomene.

***

Appena entrata notai che la frenesia che cʼera fuori era solo una piccola parte di quella che cʼera dentro: ragazzi su ragazzi, chi più piccolo, chi più grande, che si spontonavano a vicenda, facevano cadere pile di libri sugli alluci degli altri oppure distruggevano progetti di scienze complicatissimi.

Insomma, la rivoluzione in un atrio di una scuola.

Mi feci avanti lentamente, tentando di non farmi notare da nessuno.

Inutile.

Messo il piede oltre lo stipite della porta, una folla rumorosa di bufali adolescenti, si zittì in meno di un centesimo di secondo. Mi guardai attorno, sconsolata, cercando le parole da dire.

Certamente il mio aspetto li aveva scossi, nelle loro divise stirate. Avrei dovuto realmente indossarle?!

Lʼunica cosa intelligente che mi venì in mente fu «Dovʼè l'ufficio del preside?»

«Ala sinistra, porta centrale alla fine del corridoio» rispose qualcuno dalla folla.

Ringraziai con un filo di voce e mi allontanai, sentendo alle mie spalle un bisbiglio alzarsi via via sempre più forte.

Seguendo il percorso che mi avevano detto, mi ritrovai velocemente davanti alla porta del preside.
Bussai un paio di volte, quando un uomo baffuto e trachiato aprì la porta e mi accolse con un grugnito. Mi squadrò dall'alto al basso e capii una cosa: io e quellʼuomo non saremo mai andati dʼaccordo.

«Charlotte Smith? Sì, sembra essere proprio lei. Bene, entri e finiamo in fretta la questione» disse, prendendomi un braccio e facendomi entrare velocemente nella stanza. Inciampai in un grande tappeto persiano molto bello e quasi caddi, quasi, ma mi salvai perchè cʼera un ragazzo alla mia destra che mi tenne in piedi.

The Invisible Girl - A Marvel StoryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora