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«Charlotte Smith?» strillò la professoressa di Matematica, una donna di mezza età con i capelli tirati in una severa crocchia.

Peter mi spinse dentro la classe, sussurrando di presentarmi. L'aula era di forma rettangolare: sulla parete dietro la cattedra c'erano due grandi lavagne, mentre gli studenti erano tutti sistemati in banchi da due posti.

Sospirai e mi avvicinai alla cattedra, salutando la professoressa nel modo più allegro possibile.
Il suo sguardo vagò dai capelli annodati, al piercing, alla camicia fuori dalla gonna, fino a guardarmi, incredibilmente, negli occhi.

«Prova di Matematica!» strillò con lo stesso tono acido di prima.

Alzai un sopracciglio e guardai Peter, aspettandomi almeno una risposta. Tutta la classe iniziò a borbottare. Vidi che dietro ad un banco vuoto erano seduti Ned e la ragazza mora che avevo visto la mattina stessa.

«Scusi, cosa dovrei fare?» chiesi sottovoce.

«Parker! Sbaglio o sei tu il suo tutor? Ora, alla lavagna.»

Respirai profondamente, cercando di frenare l'impulso di andarmene. "Se non abbassa la voce il prima possibile, le sputo la gomma da masticare in fronte".

La professoressa si alzò e scrisse sulle due lavagne la stessa equazione, molto complicata. Dopodichè diede un gessetto a me ed uno a Peter. Il ragazzo, che a quanto pare aveva capito tutto, si avvicinò alla lavagna e mi fece segno di copiarlo.

«Avete tre minuti! Smith, voglio vedere il tuo livello, per questo sfiderai Parker, il migliore della classe.»

«Professoressa, dovrebbe aver già ricevuto i miei risultat-»

«NON MI FIDO FINCHÈ NON VEDO! VIA!»

Non feci neanche in tempo ad appoggiare lo zaino per terra che Peter cominciò a risolvere l'equazione.

I tre minuti passarono più in fretta di quanto pensassi, tanto che, al grido della professoressa, mi resi conto di non aver finito un passaggio. Peter, a differenza mia, aveva appena cerchiato il suo risultato.

Era davvero strano: avevo risolto equazioni simili in meno tempo.
Decisi quindi di finire l'ultimo passaggio, finendo dieci secondi dopo il tempo prestabilito.

Spostai lo sguardo verso la lavagna di Peter e vidi che i nostri risultati erano differenti solo per il segno.

La tensione era palpabile: ero in quella classe da cinque minuti e già avevo disobbedito ad una regola. Appoggiai il gessetto sulla cattedra, aspettando che la professoressa correggesse le nostre soluzioni.

Iniziò ad applaudire. Peter ed io ci scambiammo uno sguardo confuso.

«Parker, pensavo che nessuno, e ripeto nessuno!, potesse batterti. Chi l'avrebbe mai detto che saresti stato sorpassato da Smith? Che sia semplice fortuna?»

La guardai malissimo. «Sa, professoressa, a volte la fortuna è relativa. Posso dire di saperne qualcosa visto che non sono mai stata fortunata per tutta la mia vita!»

Poi feci qualcosa che non avevo programmato: presi la gomma da masticare e la attaccai sulla gamba della cattedra, andando poi a sedermi nel banco davanti a Ned e alla ragazza mora.

Gongolai di gioia alla vista dell'espressione schifata della professoressa. Un po' meno dopo aver sopportato le occhiate della classe per tutto il tempo.

Peter si sedette accanto a me, con un mezzo sorriso. Mi passò un bigliettino tutto stropicciato da sotto il banco mentre prendeva il libro di Matematica.

"Non sapevo che saresti stata così brava... Parlavo della gomma, non dell'equazione!"

Sorrisi verso di lui, prendendo a mia volta il libro e staccando un pezzo di carta dal quaderno.

"ti ho battuto, intanto, parker"


angolo autrice :33
ok non so cosa abbia scritto alla fine
però la scena iniziale con l'equazione la pensavo da seeeeecoli, proprio da quando ho pensato per la prima volta a questa storia LMAO
anyway, come stateee?? spero bene nonostante la situazione demme
love y'all
-sof

The Invisible Girl - A Marvel StoryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora