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«Allora, Charlie, sicuramente ti starai chiedendo che diavolo ci faccia il fantastico Tony Stark in casa tua, giusto?»

Tony Stark mi sorrise nuovamente, quel sorriso magnetico ed attraente che aveva sicuramente fatto sciogliere il cuore a milioni di donne. Fu impossibile non sorridergli a mia volta: mi ricordai che da piccola sognavo tutti i giorni di poterlo incontrare, di potergli parlare. Avevo bisogno di una figura paterna e lui lo era diventata in tutti i modi.

Una bimba di soli cinque anni non può apprendere tutto ciò che è successo alla sua famiglia: prima Mamma e Papà stavano insieme e si volevano bene, poi tutto dʼun colpo Mamma sparisce per sempre e Papà se ne va di casa. Sentire piangere mia sorella dalla sua camera da letto e non poter fare nulla, non sapere nulla, mi faceva impazzire.

Iniziai a studiare giorno e notte, diventando quasi una di quelle secchione che passano la vita sui libri di scuola. Leggevo, leggevo tantissimo, per perdermi in un mondo diverso dal mio, per viver mille vite diverse. Mi buttai nella musica e nel cucito, cercando di appassionarmi a tutto ciò che mi potesse rendere migliore.

Mi rintanai nel mio mondo, con la testa sempre fra le pagine di un libro e gli auricolari nelle orecchie. Volevo cancellare tutto ciò che c'era fuori, far ripartire il disco da zero.
Poi scoprii i corsi di Stark: la mia voglia di diventare qualcuno, di uscire da quel limbo oscuro che era la mia vita, non era mai stata così alta. Mi allenai, imparai più lingue possibili e iniziai a sperare che un giorno il mio sogno si sarebbe avverato.
E forse, era proprio quello il giorno.

«Se mi sto chiedendo perchè il mio idolo si trova qua? Certo che me lo sto chiedendo, signor Stark!» esclamai, scoppiando in una risata folle.
La tensione era alle stelle, le mani mi tremavano dalla gioia.

«Allora andremo bene» disse mia sorella ritornando dalla mia stanza «Anthony, Charlie, volete della limonata?»

Annuii, incapace di parlare.

«Certamente, grazie. Allora Charlie» iniziò Tony Stark, sedendosi nuovamente sul divano ed intrecciando le mani dietro la testa «Parlami di te».

Rimasi lì con le mani strette lʼuna allʼaltra a tormentarmi le pellicine. Cosa potevo dire? Che lʼunica mia parente stretta viva era mia sorella e che la mia vita andava a rotoli?

Non era questo quello che intendeva.

«Beʼ» provai «Mi chiamo Charlotte Smith, ma preferisco farmi chiamare Charlie. Ho fatto sedici anni il 28 Marzo. Vivo qui con mia sorella da un mese e domani inizierò l'anno scolastico alla Midtown School of Science and Technology. Mi definiscono tutti un poʼ stramba e fuori di testa, ma io mi definisco semplicemente me stessa. Non mi piace seguire le masse, non mi piace essere la nuova copia di qualcun altro. Cʼè chi mi pensa pazza per questo, ma io mi piaccio così. Ho una vita diversa dagli altri, sono cresciuta diversamente, non mi interessa del loro giudizio».

Pensai che come discorso potesse andare bene. Non mi ero persa nessuna delle sue interviste e ricordavo bene una frase che disse e che mi rimase in testa: "bisogna essere se stessi per essere unici".

«Quante e quali lingue parli?»

Lo guardai stranita: che razza di domanda era!?

Mi guardò spronandomi di parlare.

«Inglese, Spagnolo, Italiano, Francese, Russo e Tedesco. Ma perchè dovrebbe-»

«Ore di allenamento al giorno?» mi interuppe.

«Tre, sabato e domenica anche cinque o sei. Ma non capisco come-»

«Saresti disposta a partecipare ai miei corsi?» chiese, interrompendomi nuovamente.

Rimasi a bocca aperta.

Fu mia sorella a salvarmi: proprio in quel momento si sedette di fianco allʼuomo e si scostò una ciocca di capelli dal viso stanco dopo aver appoggiato le nostre limonate sul tavolino ai piedi del divano.

«Charlie» mi disse, prendendomi le mani e facendomi sedere alla sua destra.
«Devi capire che Anthony ci vuole aiutare. Non so cosa farai, so solo che tu puoi. Io ormai sono qui, sono qui serrata e non posso fare lo stesso con te. È colpa mia se Anthony è qui: la puntura che sicuramente hai notato sul polso destro te lʼho fatta io. Due settimane fa, mentre dormivi, sono entrata in stanza e ti ho inniettato il siero che mi aveva dato Anthony. Lui voleva che tu venissi subito da loro ma io...»

Si interuppe, dopo aver detto tutto senza fermarsi. I suoi soliti occhi azzurri splendenti, lʼunica cosa che aveva in comune con me, erano spenti e lucidi dalle lacrime che si stavano formando agli angoli.

Capii subito: Tony Stark voleva che io me ne andassi subito da lui per iniziare i corsi, ma lei non voleva lasciarmi andare.

Scosse la testa e sbattè gli occhi.
«Charlie, non potevo lasciarti andare. Non sapevo cosa saresti diventata, non ero sicura che avrei riavuto indietro la mia sorellina. Ma ora, dopo aver parlato con Anthony, ho capito che partecipare ai suoi corsi sia la cosa migliore che tu possa fare. Sei un piccolo genietto, e lo sai, ma devi capire che questi non saranno semplici corsi come pensi tu. Certo, non tocca a me spiegartelo».

Mi lasciò le mani e si girò verso Tony.

Lʼuomo mi guardò come se fossi una specie di robot smontato con tutti i pezzi a terra, e il suo compito era renderlo perfetto.
Il suo compito era rendermi perfetta.

«Charlie, il siero che ti ha inniettato tua sorella Catherine conteneva quella piccola percentuale di veleno del ragno mutante che ha punto Spider-Man. Tre settimane fa è venuto alla Stark Tower, gli abbiamo fatto dei test per vedere la vostra compatibilità sanguigna e sei risultata perfetta per diventare lei» chiuse gli occhi.

Tentai di capire al meglio le sue parole: mia sorella mi aveva inniettato un siero con il veleno che aveva reso Spider-Man ciò che era.
Però, oltre allʼassurdità della cosa, che cosa cʼentravano i suoi corsi? Non si studiava, che so, come costruire le sue armature famose in tutto il mondo? Come gestire unʼazienda? Pensavo queste cose, non certo diventare la versione femminile di Spider-Man!

Gli riferii tutto quello che avevo appena pensato.

«Charlie, misericordia! Non capisci?» chiese esasperata mia sorella. Ora sì che la riconoscevo.
«Il corso è questo! Diventare l'aiutante di Spider-Man».

Rimasi di nuovo a bocca aperta.

Guardai mia sorella sconsolata, come a chiederle "Perchè, Cat? Perchè vuoi che io diventi la nuova eroina di quartiere?".

Ma subito capii: la più forte tra noi due ero io. Probabilmente lei aveva provato a convincere Tony Stark a farlo al mio posto, ma dopo aver scoperto cosa sarebbe diventata, ciò che io sarei diventata tra poco, aveva rinunciato. Aveva capito che lei non ci sarebbe mai riuscita.
Ma io sì.

Mentre pensavo tutto ciò, Catherine mi prese le mani nuovamente ed iniziò a piangere. Lʼabbracciai, un poʼ impacciata, come se una persona sconosciuta si stesse sfogando con me. Come se stessi aiutando il primo che passava per strada, e non mia sorella.

Ma, dopo poco, Tony Stark ci interruppe.

«Mi spiace interrompere questo meraviglioso e commovente momento famigliare, ma è il caso di sbrigarsi. Charlie, Charlotte, o come diavolo ti devo chiamare, sei disposta a partecipare ai miei corsi, perciò diventando la prima Spider-Girl che si sia mai sentita?»

Mia sorella si sciolse dallʼabbraccio e si alzò, prendendo una penna dalla tazza che tenevamo sul muretto di marmo sotto la finestra. Me la mise in mano proprio quando Stark mi tese un foglio di carta.

Infondo al foglio cʼera una linea scura e sottile, dove avrei dovuto firmare.

E con la mano che tremava, scrissi nome e cognome, firmando al cambiamento della mia vita.














ZZAALVE GENTEEH
come state?
spero bene
vi è piaciuto questo altro capitolo corto ed insignificante!? YEHH
sono. una. persona. orribile. i know.
cooomunque, scrivete cosa pensate che succederà e se avete qualche consiglio nei commentss
ANYWAY
scrivete anche quale storia tra "Subject B2|| To be killed by WCKD" e "La Figlia degli Dei" volete che aggiorni per prima
ANYWAY pt 2
CI ZI VEDE ALLA PROZZIMA ZENTEH
CHAOH

The Invisible Girl - A Marvel StoryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora